martedì 25 febbraio 2014

Il povero è un profeta - Jean Vanier -


Mi ha scosso il fatto che il Padre, se davvero è nascosto nelle bel­lezze della creazione, nello splendore delle liturgie e nella saggezza dei teologi e dei sapienti, è anche nascosto nel corpo spezzato dei lebbrosi, dei malati, di quelli che soffrono. 
E nascosto dentro il bam­bino. «Chiunque accoglie uno di questi piccoli nel mio nome, è me che accoglie. 
E colui che mi accoglie, dice Gesù, accoglie colui che mi ha mandato» (cf. Lc 9,48). 
Chi è in grado di credere nel messaggio: l’Eterno, il Dio che tutto può, si trova nei piccoli, negli impotenti, negli oppressi e nei sofferenti di questo mondo, e vivere con loro è vivere con la Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito? 
Come Gesù è l’immagine del Padre, il bambino abbandonato, rifiutato è l’imma­gine di Gesù e, quando si stabilisce una relazione di fiducia con lui, si entra in confidenza con Dio. 
Ora, erano le nostre sofferenze che sopportava e i nostri dolori da cui era oppresso… ed è grazie alle sue piaghe che siamo guariti (cf. Is 53,4-5). 
Il povero è un profeta. Chiama al cambiamento, a un nuovo sti­le di vita. Chiama all’incontro e alla festa, alla condivisione, al per­dono. 
Il ricco ha paura e si rinchiude nella sua ricchezza e nella sua solitudine, nella sua iperattività e nel suoi divertimenti. 
Il ricco rifiuta il povero, perché quest’ultimo lo chiama a un in­contro di tenerezza, un «cuore a cuore». 
Il ricco non sa quanto sia in grado di rispondere a tale chiamata. 
Lui è capace, istruito, intelli­gente. Ha sviluppato le sue potenzialità e il suo ragionamento, ma non il suo cuore, che si è atrofizzato. 
Forse ha paura? 
Il «cuore a cuore» non è né sentimentalismo né emozione passeggera, né ro­manticismo, né esperienza di sessualità. È un incontro profondo, un impegno, una condivisione, un’idea vera dell’altro. 
È fatto di de­licatezza, di forza, di fiducia nel prossimo e di aver riconosciuto i doni che porta. 
Per uscire dalla sua solitudine, dalla prigione in cui si è rinchiu­so, il ricco ha bisogno del povero. Il pericolo che lo minaccia è quel­lo di bastare a se stesso e di rinchiudersi nella sua sicurezza, nelle sue conoscenze e nel suo potere. 
Il povero viene per disturbarle. Se lui si lasciasse disturbare, allora il miracolo può avvenire. 
Il povero s’intrufola attraverso le barriere della sua prigione. 
Lo sguar­do del povero penetra nel suo cuore per risvegliarlo alla vita. È l’in­contro. 
Il ricco scopre il proprio cuore che comincia a vibrare e ad amare, scopre le sue paure, le sue barriere, la ricerca di conforto e di sicurezza. 
Se il ricco, toccato al cuore, si lascia trascinare dall’appello del povero, scopre a poco a poco un potere, un’energia nascosta più profonda delle sue conoscenze e delle sue capacità d’azione. Scopre il potere del suo cuore, fatto per l’incontro, per il servizio e per es­sere segno dell’amore di Dio. 
Scopre il potere della tenerezza, della bontà, della pazienza, del perdono della gioia e della celebrazione! 
Una sorgente fino allora murata, comincia a zampillare.


(Jean Vanier)
Una porta di speranza, Milano 1998, pp. 59-61



Nel cuore del povero c’è un mistero. Gesù dice che tutto quello che si fa all’affamato, a chi ha sete, è nu­do, malato, in prigione, straniero, è a Lui che lo si fa: «Tutto quello che fai al più insignificante dei miei fra­telli, è a me che lo fai». 
Il povero, nella sua insicurez­za totale, nella sua angoscia e nel suo abbandono, s’identifica con Gesù. Nella sua povertà radicale, nel­la sua ferita evidente, si trova celato il mistero della presenza di Dio. 
Chi è senza sicurezza e angosciato ha certo bisogno di pane ma, attraverso questo pane, ha soprattutto bi­sogno di una presenza, di un altro cuore umano che gli dica: «Abbi coraggio; tu sei importante ai miei oc­chi e io ti amo; tu hai un valore; c’è una speranza». 
Egli ha bisogno di una presenza che gli riveli la mi­sericordia di Dio, Dio che è un Padre che ama e dà la vita. Tra Gesù e il povero c’è un’alleanza. Questo miste­ro è grande.

Jean Vanier



Quelli che si avvicinano al povero lo fanno dapprima in un de­siderio di generosità, per aiutarlo e soccorrerlo; si considerano dei salvatori e spesso si mettono su un piedistallo. 
Ma toccando il povero, raggiungendolo, stabilendo una relazione di amore e di fiducia con lui, il mistero si svela. 
Nel cuore dell’insicurezza del povero c’è una presenza di Gesù. È allora che essi scopro­no il sacramento del povero e che arrivano al mistero della com­passione. Il povero sembra spezzare le barriere della potenza, della ricchezza, della capacità e dell’orgoglio; fa fondere quei gusci che il cuore umano si mette intorno per proteggersi. Il po­vero rivela Gesù Cristo. Fa scoprire a chi è venuto per "aiutarlo" la sua stessa povertà e vulnerabilità; gli fa scoprire anche la sua capacità di amare, la potenza d’amore del suo cuore. Il povero ha un potere misterioso: nella sua debolezza, egli diviene capa­ce di toccare i cuori induriti e di rivelare loro le fonti d’acqua viva nascoste in loro. 
È la manina del bimbo di cui non si ha paura, che scivola attraverso le sbarre della nostra prigione d’egoismo. Egli arriva ad aprire la serratura. Egli libera. E Dio si cela nel bambino. 
I poveri ci evangelizzano. È per questo che sono i tesori della Chiesa


(Jean VANIER, La comunità, luogo del perdono e della festa, Milano 1991, 115s.)



Preghiera per la sera

Signore Gesù,
accendi la mia vita.
Aiutami a cambiare il male in bene.
Se nel mio cuore c'è odio
Tu indicami la strada del perdono.
Se il mio cuore è una tempesta
insegnami la pace e l'amore.
Riempi la mia vita di gioia, bontà,
disponibilità, pazienza e benevolenza.
La mia vita Gesù è luce degli occhi
e gioia del cuore.
Tu ascolti chi soffre, Tu aiuti chi spera,
Tu esaudisci chi chiede.
Ti chiedo, Gesù, accendi la mia vita
del tuo Amore. Amen.



Buona giornata a tutti :-)





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