venerdì 6 giugno 2014

Vuota. Ce l’hai presente una stazione vuota? - Susanna Casciani -

























Con tutti quei treni merci che passano ed è buio, in quelle ore in cui i treni per i passeggeri non ci sono, sono fermi, e allora nessuno si mette sulle panchine ad aspettare, nessuno riempie le sale d’attesa.
Vuota.
Ce l’hai presente una casa vuota?
Quando anche l’ultimo mobile e l’ultimo scatolone sono stati portati via, quando tutte le camere sono rimaste senza un legittimo proprietario, quando poi sono passati dei mesi e la polvere si insinua ovunque e fa freddo anche se fuori è caldo, e c’è un odore strano, l’odore del niente mischiato a quello che era. 
Vuota.
Ce l’hai presente una scatola vuota?
Una scatola che un tempo nascondeva lettere e segreti e poi a un certo punto quelle lettere e quei segreti sono diventati troppo “da giovani”, troppo scomodi, e allora sono stati buttati via senza nemmeno tanti rimpianti per lasciare il posto a qualcosa di più utile.
Solo che niente sembra essere utile abbastanza per prendere il posto di certi ricordi, e si capisce dopo, e allora la scatola resta vuota.
Ce l’hai presente due occhi vuoti?
Quando li guardi e non sfuggono, non si nascondono ma non parlano, non sanno parlare o forse non vogliono farlo. E allora stanno fissi su un punto che sembra avere un senso e invece non ne ha e guardano sempre lì, lì continuamente, per non riempirsi più, mai più, perché da quando sono vuoti stanno meglio, da quando sono vuoti niente più lacrime, niente più domande indiscrete e qualche “uh, come ti trovo bene! Sei in splendida forma” e ti credo, con gli occhi vuoti puoi far credere di essere chiunque, anche una persona felice ma resti sempre vuota.
Ce l’hai presente una giornata vuota?
Uno di quei giorni in cui potrebbe succedere di tutto e invece non succede niente e comunque non quel niente che rende una giornata “tranquilla”, ma quel niente che fa arrivare al momento di andare a letto e fa pensare di aver perso un giorno e ti chiedi se ti verrà mai restituito, perché insomma…non volevi, non credevi, non pensavi che passasse così velocemente e ti senti in colpa e ti sembra quasi di non esserti mai svegliato quei giorni lì.
Vuoti.
Ce l’hai presente una persona vuota?
Ci sono giorni in cui mi sento talmente vuota che dico “ti voglio bene” a tutti i miei amici, dico “ti amo” all’uomo che amo, faccio l’amore, accarezzo un po’ di più, abbraccio più forte, rido di più.
E gli altri mi guardano e pensano “com’è dolce” e io invece penso che non serve a niente, che volevo riempirmi di un corpo solido, che volevo riempirmi di qualcosa di bello e invece resto sempre
Vuota.
Vuota come una stanza in cui prima c’era una festa e poi la festa è finita, la musica è stata spenta, e resta qualche bicchiere abbandonato qua e là, il disordine, il silenzio, bottiglie vuote.
Vuote come chi un tempo era pieno di qualcosa, e poi ha perso questo qualcosa e al suo posto non sa più metterci niente di niente di niente.

- Susanna Casciani -
12 dicembre 2012 alle ore 13.43





“Noi riceviamo il nostro orientamento, la bussola per orientarci nella caotica sovrabbondanza di impressioni, da quattro funzioni.
La sensazione ci dice che qualcosa esiste; il pensiero, grosso modo, ci dice di che cosa si tratta.
Il sentimento ci dice se è piacevole o meno, se va accettato o rifiutato.
E l’intuizione … ecco, qui incominciano le difficoltà. Non sappiamo, di norma, come funziona l’intuizione. L’intuizione è una percezione che avviene per passaggi intermedi, ma a noi arriva solo il finale della lunga catena di associazioni. Dunque la mia definizione è che l’intuizione è una percezione che passa per l’inconscio.
… Il tipo intuitivo si basa su presentimenti. Ci può dare percezioni e orientamenti in situazioni in cui i nostri sensi, il nostro intelletto e il nostro sentimento non servono a nulla.
Quando si è in grave stallo, un’intuizione può indicarci la via d’uscita.
E’ una funzione importante ogni volta che dobbiamo affrontare questioni vitali che non possono essere padroneggiate con le regole o con la logica.”


In " Jung parla, interviste e incontri" (1977), a cura di William Mc Guire e R.E.C. Hull, traduzione di Adriana Bottini, Adelphi, 1977, pagg. 385/386, 425/426




Ricordi le vie per le quali siamo passati?
Sono diventate le mie arterie.

- Hamda Khamis - 


Dipinto di Alex Ruiz

Quando non sarai più parte di me
ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline,
allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si innamorerà della notte.

(William Shakespeare)



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it




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