giovedì 17 settembre 2015

Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini? - Giovannino Guareschi

"Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini?"
"Gesù - esclamò don Camillo rivolto al Cristo dell'altar maggiore  - come può essere accaduto quello che è accaduto? Come può quel bambino aver agito così, con la tremenda educazione che ha ricevuto? Chi può avergli insegnato la differenza che esiste tra il bene e il male, se egli ha vissuto sempre nel male? "
Il Cristo sorrise.
"Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini? E' istinto. La coscienza non si insegna, la coscienza è istinto, don Camillo; la coscienza non è qualcosa che si dà a chi non la possiede. Tu non porti dall'esterno una lampada accesa in una stanza buia. Ma la lampada ardeva già nella stanza e la stanza era buia perchè la lampada era coperta da uno spesso velo e quando tu togli il velo la stanza si illumina. "
Don Camillo allargò le braccia. 
"Gesù, ma chi ha tolto il velo di sopra la lampada che ardeva nell'animo di quel fanciullo? "
Don Camillo, quando sopravviene il buio della morte, ognuno cerca istintivamente in sè un po' di luce. Non investigare sul come, ma appagati del quanto. Ringrazia Dio che quel fanciullino abbia trovato la luce che ardeva sotto il velo."

Da: " Don Camillo della Bassa" di  Giovanni Guareschi



"La mia strada io non l'ho persa! La mia strada è questa! Adesso il camion si è fermato ma, un giorno, si rimetterà in moto! Io resto qui, sul mio camion."
Il Crik tirò dentro definitivamente la testa e chiuse il finestrino. Allora don Camillo cavò di sotto il tabarro una sporta piena di roba da mangiare, la mise sul cofano del Leopardo e si allontanò. 
- Gesù- disse al Cristo don Camillo quando fu di ritorno - il Crik è pazzo.
- Non è mai pazzo chi ha fede nella Divina Provvidenza - rispose il Cristo. 
- Il Crik è un disgraziato che non crede nè in Dio nè nella Divina Provvidenza - obiettò don Camillo - Egli crede soltanto nel suo camion. 
Il Cristo sorrise. 
- E' già qualcosa don Camillo. Perchè quel camion è la sua vita, ed avendo fede in esso, il Crik ha fede nella vita e in Dio."

Da: " Don Camillo della Bassa" di  Giovanni Guareschi




«Come tutte le mattine andò a misurare la famosa crepa della torre e cinque minuti prima che cominciasse la messa si sentì sul sagrato risuonare il passo cadenzato di una formazione in marcia. 
Inquadrati perfettamente tutti i “rossi” non solo del paese ma delle frazioni vicine, tutti, persino Bilò il calzolaio che aveva una gamba di legno e Roldo dei Prati che aveva un febbre da cavallo, marciavano fieramente verso la chiesa con Peppone in testa che dava l’«un-due». 
Compostamente presero posto in chiesa, tutti in blocco granitico e tutti con una faccia feroce da «corazzata Potëmkin». 
Don Camillo, arrivato al discorsetto, illustrò con bel garbo la parabola del buon samaritano e terminò rivolgendo un breve fervorino ai fedeli: «Come sanno tutti, meno coloro che dovrebbero saperlo, un’incrinatura pericolosa sta minando la saldezza della torre. Mi rivolgo quindi a voi, miei cari fedeli, perché veniate in aiuto alla Casa di Dio. 
Dicendo “fedeli” io intendo rivolgermi agli onesti i quali vengono qui per appressarsi a Dio, non certo ai faziosi che vengono qui per far sfoggio della loro preparazione militare. 
A costoro ben poco può importare se la torre crolla». 
Finita la messa, don Camillo si insediò a un tavolino presso la porta della canonica e la gente sfilò davanti a lui, ma nessuno andò via e tutti, fatta l’offerta, ristettero sulla piazzetta per vedere come andava a finire. 
E andò a finire che arrivò Peppone seguito dal battaglione perfettamente inquadrato che fece un formidabile alt davanti al tavolino. Peppone si avanzò fiero. «Da questa torre, queste campane hanno salutato ieri l’alba della Liberazione e da questa torre queste stesse campane dovranno salutare domani l’alba radiosa della rivoluzione proletaria!» disse Peppone a don Camillo. 
E gli mise davanti tre grandi fazzoletti rossi pieni di soldi. 
Poi se ne andò a testa alta seguito dalla banda. E Roldo dei Prati crepava per la febbre e faceva fatica a rimanere in piedi ma anche lui aveva la testa alta e Bilò lo zoppo quando passo davanti al tavolino di don Camillo marciò fiero il passo con la zampa di legno. 
Quando don Camillo portò a far vedere al Cristo la cesta piena di soldi e disse che ce n’era d’avanzo per accomodare la torre, il Cristo sorrise sbalordito. «Avevi ragione tu, don Camillo».
«Si capisce» rispose don Camillo. «Perché voi conoscete l’umanità, ma io conosco gli italiani». 

- Giovannino Guareschi - 





«Don Camillo guardò in su verso il Cristo dell' altar maggiore e disse: “Gesù, al mondo ci sono troppe cose che non funzionano”.
“Non mi pare”, rispose il Cristo. “Al mondo ci sono soltanto gli uomini che non funzionano»

- Giovanni Guareschi - 






Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it







Nessun commento: