domenica 27 settembre 2015

Il giardino - don Bruno Ferrero -

ULTIMO
“Una Principessa sta per venire qui”, disse il Leone agli animali della giungla riuniti in assemblea, “come possiamo dimostrarle che siamo molto felici di averla con noi?”. 
“Potremmo farle dei profondi inchini”, suggerì l’ippopotamo, “ma è vero che non tutti abbiamo il fisico adatto”. 
“Potremmo tutti gridare forte Benvenuta”, soggiunse l’elefante, “ma forse si spaventerebbe”. 
“Potremmo danzare”, propose la Giraffa, ma il Leone guardò l’ippopotamo, scosse la testa e tutti gli animali sospirarono. 
Allora l’Uccellino Marrone cinguettò timidamente: “Non potremmo fare un giardino? Le Principesse adorano i fiori”. 
Tutti lo fissarono ammirati. “Questa sì, che è un’idea felice”, disse il Leone, “lo faremo insieme”. 
Venne scelto con cura un luogo molto bello, ma il Leone osservò che andava dissodato.
“Ci penso io”, gridò l’ippopotamo. “Pesterò la terra coi miei piedoni e con il mio grosso e pesante corpo finché diverrà fine e leggera”. 
“Benissimo”, approvò il Leone. “Ora dobbiamo fare dei buchi per piantare i semi.
“Lo faccio io con gli aculei della mia schiena”, si offrì il Porcospino. 
Si appallottolò tutto e cominciò a rotolare su e giù per il campo, finché fu pieno di buchetti regolari. “Benissimo”, disse il Leone. “Ora pianteremo i semi!”. “tocca a me”, disse la Cavalletta, “sono veloce e leggera”. Sorvolò saltellando il terreno e in un batter d’occhio piantò tutti i semi. 
“Benissimo”, disse il Leone. “Ora bisogna innaffiare il giardino”. “Lasciate fare a me”, esclamò l’Elefante. “Userò la proboscide”. Andò al fiume, riempì bene la proboscide e spruzzò un bel po’ d’acqua sul giardino. “Benissimo”, disse il Leone. 
“E ora come faremo a impedire alla Scimmia di rovinarci tutto il giardino?”. “Sarà mio compito, farò io la guardia”, propose la Giraffa allungando il collo. E l’Uccellino Marrone? Avrebbe voluto essere di aiuto, ma pareva che nessuno avesse bisogno di lui. 
Dopo un po’ i semi cominciarono a crescere, ma il Leone, che si era recato a controllare i progressi del giardino, scosse la testa: “Quante erbacce! Rovineranno tutto! Chi è capace di estirparle?”. 
Gli animali rimasero tutti zitti. L’ippopotamo si giustificò: “I miei piedi sono troppo grossi, rovinerei tutto”. “I miei aculei danneggerebbero le foglie”, si scusò il Porcospino. 
“Le erbacce sono troppo pesanti per me”, disse la Cavalletta. 
“La mia proboscide spezzerebbe gli steli”, affermò l’Elefante. 
“Ho il collo troppo lungo e non posso chinarmi tanto”, si lagnò la Giraffa. “Cri-cri”, fece il grillo e se la squagliò. 
Tutti quei pigroni si girarono e se ne andarono. 
Allora l’Uccellino Marrone volò nel giardino. Con il suo minuscolo becco sradicò un’erbaccia e la gettò dietro una siepe. Le radici erano forti e spesso il becco gli doleva e dopo un po’ anche le ali gli pesavano. Ma con pazienza, un giorno dopo l’altro, l’Uccellino Marrone ripulì il giardino finché non rimase una sola erbaccia. Intanto una miriade di fiori rossi, azzurri e gialli mostrava graziosamente la corolla sui lunghi e sottili steli.
Il giorno dopo, la Giraffa, che era di guardia, annunciò: “Arriva la Principessa! La vedo!”. 
Gli animali si riunirono tutti nel giardino e si meravigliarono di trovarlo così in ordine. “Forse le erbacce si sono seccate”, disse il Leone, mentre l’Uccellino Marrone appollaiato su un albero taceva. 
La Principessa sorrise: “Non ho mai visto un giardino cosi bello”, disse, “dovete aver lavorato sodo!”. “E’ vero, abbiamo lavorato sodo!”, risposero in coro gli animali pieni di sé sorridendo. 
“Chi di voi è così gentile da cogliere qualche bel fiore per me?”, chiese la Principessa. Il Leone si fece avanti. “lo ho dato tutte le istruzioni, perciò tocca a me”. “Però io ho arato la terra”, protestò l’ippopotamo. “E io ho fatto i buchi per i semi”, aggiunse il Porcospino. “E io ho piantato i semi”, fece la Cavalletta. “lo ho innaffiato”, disse l’Elefante. “Mentre io facevo la guardia”, sottolineò la Giraffa. 
La Principessa sorrise. “Chi ha tolto le erbacce?”, chiese. Tutti rimasero zitti, poi: “Nessuno”, disse il Leone. 
In quel momento la Principessa scorse due occhietti brillanti e un sottile becco che faceva capolino tra le foglie di un albero. “L’hai fatto tu questo lavoro, Uccellino Marrone?”, e l’uccellino annui. “Allora tu coglierai i fiori per me, perché il tuo è stato il lavoro più duro e più lungo”. 
L’Uccellino Marrone volò giù verso il giardino; poi con il becco sottile colse con garbo il più bel fiore e l’offrì alla Principessa.
Ne colse un altro e un altro ancora fino a mettere insieme un bel mazzolino variegato. La Principessa baciò la sua testolina marrone e gli sorrise. 
Allora l’Uccellino Marrone cantò come non aveva mai fatto prima finché il sole tramontò nel bel giardino degli animali. 

- don Bruno Ferrero -
da: "365 storie per l'anima" Ed. Elledicì




"Rinnovaci ogni giorno il cuore, o Dio, 
come rinnovi le fonti e il sole...."

 - Padre Maria Turoldo - 




C'è un bambino che nascerà senza gambe.
C'è chi consiglia di abortirlo.
Ci sono tante forme di disabilità.
Non avere le gambe non è la più grave.
La più grave è non avere cuore!





La divinità nell'uomo 

C’era un tempo in cui gli uomini erano simili agli dei, ma abusarono talmente del proprio potere che Brahmā, il dio Supremo, decise di privarli della potenza divina nascondendola in un luogo a loro inaccessibile. 
Pensò di consultare gli altri dei per risolvere il problema. Alcuni degli dei riuniti a consiglio dissero: “Nasconderemo la divinità dell’uomo nelle profondità della terra”. Brahmā rispose: “Non è sufficiente, l’uomo scaverà e la troverà”.
Gli dei dissero allora: “Nasconderemo la divinità dell’uomo negli abissi oceanici”.
Brahmā rispose ancora: “Non basta. L’uomo esplorerà le profondità dei mari e riuscirà a riportarla in superficie”.
Allora gli dei: “La nasconderemo sulla montagna più alta, quasi al limite del cielo, dove l’uomo non potrà arrivare”. Brahmā rispose ancora: “Non basta. L’uomo scalerà le montagne più alte e se ne impadronirà”. Allora gli dei conclusero:
“Non sappiamo dove nascondere la divinità dell’uomo, non c’è posto sulla terra, nel mare o nel cielo che egli non possa raggiungere”.
Finalmente Brahmā sentì di aver trovato la soluzione al problema e disse: “La nasconderemo profondamente dentro l’uomo stesso, abiterà proprio nel suo cuore: è l’unico posto in cui l’uomo non guarderà”.


Signore ti chiedo di starmi accanto,
perché con te al mio fianco
io possa prendermi cura di tutto ciò 
che nel disegno del Padre celeste,
mi hai affidato. 
Semina in me la delicatezza
e donami uno spirito di profondo ascolto,
perché io possa riferirmi a tutti coloro 
che incontrerò come farei con te.
Signore aiutami a chiudere fuori dalla porta
tutte le mie debolezze,
i miei problemi e le mie inadeguatezze
perché attraverso di me tu possa far entrare il tuo amore,
che sa vedere e leggere i segni al di là delle apparenze,
dei pregiudizi, e delle circostanze.
Apri i miei occhi Signore
che sia autentico il mio testimoniarti non ipocrita.
Seguano fatti più che parole.
Insegnami a sentire la tua presenza in tutto attorno a me,
rendi la mia anima aperta in modo
che io possa collaborare
e costruire insieme alle persone che ho accanto.
Quando ciò non sia possibile 
donami la virtù del silenzio e del rispetto. Amen.


Buona giornata a tutti. :-)


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