mercoledì 12 luglio 2017

Sofferenza che trasfigura (3) - don Marino Gobbin

 La mia matita

Scrivi veloce su questo foglio bianco, 
scrivi leggera e sicura, 
sorretta dai denti della mia bocca.
Scrivi tutto ciò che sgorga dal mio cuore, 
scrivi che è un dono del Signore se adesso tu sei nella mia bocca, 
scrivi ogni cosa che esce dal mio cuore, 
scrivilo con amore, perché sono parole che detta il Signore.
I tuoi segni su questi fogli di quaderni, 
dureranno molto tempo, 
così tanta gente potrà conoscere la mia vita, 
potrà conoscere le opere meravigliose che il Signore ha operato in me, 
tutto l’amore che ha dato a me. 
Quando io non sarò più, 
i tuoi segni parleranno di me, 
continueranno la mia missione, 
continueranno a parlare di nostro Signore 
e del suo grande amore per me e per tutti noi. 
Scrivi matita, continua sempre a scrivere, non fermarti mai, fermati solo quando Dio vuole, poi andremo insieme a riposare, e i tuoi segni continueranno a parlare di noi, delle lunghe ore passate insieme, parleranno delle mie sofferenze, delle mie gioie, della mia grande gioia…
Parleranno di come il Signore ha cambiato la mia vita, 
dandomi una vita nuova.
Parleranno di te, del grande dono di scrivere con la bocca.
Sì, matita mia, sei un grande dono di Dio, scrivi su questo quaderno,
affinché il mondo, il mondo sappia,
che Lui è il nostro unico Signore,
che Lui solo può dare pace e amore,
che Lui solo può dare i suoi meravigliosi doni, e ogni cuore canti alla sua gloria, alla sua gloria Eterna.
Lode al Signore!

- Nino Baglieri (22.9.1981) -
servo di Dio



Grazie a un’asticella, impara a comporre i numeri telefonici e si mette in contatto diretto con tante persone ammalate e la sua parola calma e convincente li conforta. 
Comincia un continuo flusso di relazioni che non solo lo fa uscire dall’isolamento, ma lo porta a testimoniare il Vangelo della gioia e della speranza. 
Dal 6 Maggio 1982 in poi, Nino festeggia l’Anniversario della Croce e, lo stesso anno, entra a far parte della Famiglia Salesiana come Cooperatore. 
Nel frattempo viene a conoscere l’esperienza di consacrazione a Dio nella secolarità cosicché il 31 agosto 2004 emette la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco (CDB). 
È consacrato secolare. 
Essi sono chiamati, per dirla con Papa Paolo VI, «a vivere le cose che posseggono come un dono – casa, famiglia, amicizie, lavoro – senza assoluttizzarle, per coglierne tutto il valore e l’importanza che hanno, scoprendo in esse un frammento di terra da custodire con amore coltivando la capacità di ricominciare sempre, la forza di stare dentro le situazioni cercando di mantenere il cuore libero, che sa purificarsi per essere capace di portare novità». 
Devono vivere avendo come icona la vita di Gesù a Nazaret. 
In tutti quegli anni, Gesù visse da «secolare consacrato» nel senso più autentico e pieno della parola. 
Visse autenticamente e profondamente tutte le situazioni umane proprie della condizione degli uomini, perché in lui si realizzava una consacrazione unica, quale unicamente in lui era possibile. Attraverso la sua consacrazione Nino, vivendo in famiglia, accudito dai suoi cari, sostenuto nel cammino dai fratelli consacrati, diventa per il mondo «pietra viva»! Pietra con cui confrontarsi e scontrarsi. Ma da cui prendere forza per lottare. 
E si sente chiamato alla santità portando con sé quanti raggiunge! La sua consacrazione è stato un atto di fiducia, un restituire a Dio ciò che gli apparteneva, un leggere la propria esistenza con Dio. 
L’anima di ogni Istituto Secolare è l’ansia profonda di una sintesi; è l’anelito all’affermazione simultanea di due caratteristiche: 
1) la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici 
2) la piena responsabilità di una presenza e di una azione trasformatrice al di dentro del mondo, impegnati cioè nelle sue attività per una speciale vocazione divina a operare dal di dentro («in saeculo ac veluti ex saeculo») alla sua salvezza, per plasmarlo, perfezionarlo e santificarlo. 
Il laico consacrato vive tra gli uomini nelle strutture della vita sociale, impegnato con loro nel lavoro, condividendone i rischi, le pene, promuovendone il bene comune e la giustizia. 
Dice Paolo VI: «È un camminare difficile, da alpinisti dello spirito». 
Questo ha realizzato Nino. Infatti in tutti i suoi contatti manifesta in modo visibile la gioia della sofferenza offerta che lo rende testimone dell’amore di Dio. Già nel 1982, quasi anticipando in desiderio la sua consacrazione totale a Dio nell’Istituto, descrive in una preghiera la sua donazione a Dio trasformando in dono tutto ciò che gli è rimasto… 
Vorrei dedicare questa preghiera ad Andrea che nel letto d’ospedale sta lottando non solo fisicamente ma anche spiritualmente: vorrei dirgli che non tutto è perso, e che nulla è sprecato dei giorni della nostra vita: Dio li trasfigura. 
È stato così anche per Nino per quei dieci anni passati lontano da Dio. E con Andrea penso ai tanti giovani che per i motivi più svariati si trovano in questa situazione di dolore e… vorrei sostenere quelle mamme e quei papà ad aver fiducia e a lottare: non sono soli, c’è il Signore, la Chiesa, ci siamo tutti noi… 
Il nostro amore per quanto povero lotta e soffre e prega con loro… 
Tutti sappiamo che quando la sofferenza sale fino al culmine disarma la ragione, scandalizza la coscienza, è ladra di energia, distrugge la fiducia e la gioia. 
Quando la sofferenza è cruda, è un corpo a corpo con la carne, con la terra e col cielo, una lotta lenta e silenziosa tra l’al di qua e l’al di là che chiede di trasformarla. 
Il dolore è come l’aratro che solca la vita in un inverno gelido e crea ferite da cui il cuore può prendere luce e aria. 
Nino, con le sue parole, sa donarci questa luce e quest’aria che noi cerchiamo affannosamente.

- Don Marino Gobbin -


Buona giornata a tutti. :-)


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