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giovedì 13 agosto 2020

La preghiera, secondo il Nobel per la medicina Alexis Carrel - Francesco Agnoli

A noi occidentali, la ragione sembra molto superiore all’intuizione. 
Noi preferiamo di gran lunga l’intelligenza al sentimento. 
La scienza risplende, mentre la religione si spegne.
Noi seguiamo Descartes, mettendo da parte Pascal.
Così, noi cerchiamo la bellezza prima di sviluppare in noi l’intelligenza. Quanto alle attività non intellettuali dello spirito, come il senso morale, il senso del bello e, soprattutto, il senso del sacro, esse sono quasi del tutto neglette. 
L’atrofia di queste attività fondamentali fa dell’uomo moderno un essere spiritualmente cieco. Una tale infermità non gli permette di essere un buon membro costitutivo della società. 
Lo sfasciarsi della nostra civiltà bisogna imputarlo alle cattive qualità dell’individuo. Infatti, l’elemento spirituale si mostra così indispensabile alla riuscita della vita come quello intellettuale e materiale. Urge, quindi, risvegliare in noi le attività mentali che, assai più dell’intelligenza, danno alla personalità la sua forza. Tra queste, la più ignorata è il senso del sacro o senso religioso.
Il senso del sacro si esprime soprattutto attraverso la preghiera. La preghiera è, non c’è dubbio, come il senso del sacro, un fenomeno spirituale. Ora, il mondo spirituale si trova fuori dalla portata dei nostri tecnici. Come avere, allora, una conoscenza positiva della preghiera? 
Il dominio della scienza comprende, per buona sorte, tutto ciò che può essere osservato. E, prendendo a intermediaria la fisiologia, può estendersi fino alle manifestazioni dello spirituale. Pertanto, attraverso l’osservazione sistematica dell’uomo che prega, noi verremo a conoscere in che cosa consista il fenomeno della preghiera.

La sua tecnica e i suoi effetti
La preghiera, pare che sia, essenzialmente, una tensione dello spirito verso il substrato immateriale del mondo. 
In generale, essa consiste in un lamento, in un grido d’angoscia, in una domanda di soccorso. Talvolta, essa diviene una contemplazione serena del principio immanente e trascendente di tutte le cose. La si può definire, ugualmente, come una elevazione dell’anima a Dio. 
Come un atto di amore e di adorazione verso Colui, dal quale viene quella cosa meravigliosa che è la vita. Infatti, la preghiera rappresenta lo sforzo dell’uomo per comunicare con un Essere invisibile, Creatore di tutto ciò che esiste, suprema saggezza, forza e bellezza, padre e salvatore di ciascuno di noi. Lungi dal consistere in una semplice pronuncia di formule, la vera preghiera rappresenta uno stato mistico, durante il quale la coscienza si assorbe in Dio. Questo stato non è di natura esclusivamente intellettuale. Esso resta, perciò, tanto inaccessibile quanto incomprensibile ai filosofi e ai sapienti.
Allo stesso modo che il senso del bello e l’amore, esso non domanda una cultura libresca. 
I semplici sentono Dio naturalmente, come il calore del sole o il profumo di un fiore. Ma questo Dio, così vicino a colui che sa amare, si cela a colui che sa soltanto comprendere. 
Il pensiero e la parola falliscono quando si tratta di descriverlo. 
Questo perché la preghiera trova la sua più alta espressione in un volo d’amore attraverso l’oscura notte dell’intelligenza.


Come bisogna pregare?
Noi abbiamo appreso la tecnica della preghiera dai mistici cristiani da San Paolo a San Benedetto, e dalla folla degli apostoli senza nome che, nel corso di venti secoli, hanno iniziato i popoli dell’Occidente alla vita religiosa. 
Il Dio di Platone era inaccessibile nella sua grandezza. Quello di Epitteto si confondeva con l’anima delle cose. Jahvè ispirava terrore, non amore.
Il cristianesimo, al contrario, ha avvicinato Dio all’uomo. Gli ha dato un volto, ne ha fatto nostro padre, nostro fratello, nostro Salvatore. Per giungere a Dio, non c’è più bisogno di un cerimoniale complesso, di sacrifici sanguinosi. La preghiera è divenuta facile, e la sua tecnica semplice. 
Per pregare, occorre solo fare lo sforzo di tendere verso Dio. Questo sforzo deve essere del cuore, non solo dell’intelletto. Una meditazione sulla grandezza di Dio, per esempio, non è una preghiera, se non è nello stesso tempo un’espressione di amore e di fede. E’ in questo modo che l’orazione, secondo il metodo di La Salle, parte da una considerazione d’ordine intellettuale per divenire immediatamente affettiva. 
Sia corta o lunga, sia vocale o solamente mentale, la preghiera deve essere simile ad una conversazione del figlio col padre. 
“Ci si presenta come si è”, diceva un giorno una piccola Suora della Carità, che da trent’anni consumava la sua vita al servizio dei poveri.
Insomma, si prega come si ama, con tutto il nostro essere. 
Quanto alla forma della preghiera, essa varia dalla breve aspirazione verso Dio sino alla contemplazione, dalle semplici parole pronunziate dai contadini presso un Calvario, all’incrocio delle strade, sino alla magnificenza del canto gregoriano, sotto le volte della cattedrale. 
La solennità, la grandezza e la bellezza non sono necessarie all’efficacia della preghiera. Ben pochi uomini hanno saputo pregare come San Giovanni della Croce o San Benedetto di Chiaravalle. 
Ma non c’è bisogno d’essere eloquenti per essere esauditi. Quando si giudica del valore dell’orazione dai suoi risultati, le nostre più umili parole di supplica e di lode sembrano altrettanto accette al Signore di tutti gli esseri, che le più belle invocazioni. 
Alcune formule recitate macchinalmente sono in certo modo una preghiera. Così la fiamma di un cero. 
Basta, però, che queste formule inerti e questa fiamma materiale significhino lo slancio d’un essere umano verso Dio.


Si prega ugualmente col lavoro. 
San Luigi Gonzaga diceva che il compimento di un dovere equivale ad una preghiera. La miglior maniera di comunicare con Dio è, senza dubbio, quella di compiere integralmente la sua volontà. “Padre Nostro, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, sulla terra come in cielo…”. E fare la volontà di Dio consiste, è chiaro, nell’obbedire alle leggi della vita quali sono scritte nei nostri tessuti, nel nostro sangue, nell’anima nostra.
Le preghiere, che salgono come una grande nube dalla superficie della terra, differiscono le une dalle altre quanto è diversa la personalità degli oranti. Ma esse consistono in variazioni sui medesimi temi: il bisogno e l’amore.
È ben legittimo implorare il soccorso di Dio per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. Tuttavia, sarebbe assurdo domandare l’esaudimento di un capriccio o di quello che ci dobbiamo procurare con la nostra fatica. La domanda importuna, ostinata, aggressiva ottiene. 
Un cieco, seduto ai lati della strada, supplicava, urlando via via più forte, benché la gente lo volesse far tacere. “La tua fede ti ha guarito”, disse Gesù, che passava.
Nella sua forma più elevata, la preghiera cessa di essere una petizione. L’uomo dice al Signore di tutte le cose ch’egli lo ama, che Lo ringrazia dei suoi doni, che è pronto a fare la Sua volontà, qualunque essa sia. 
La preghiera diventa contemplazione. 
Un vecchio contadino era seduto sull’ultimo banco di una chiesa deserta. “Che aspetti?”, gli si chiese. “Io Lo guardo – rispose – ed Egli mi guarda”. Il valore di una tecnica lo si misura dai suoi risultati. Ogni modo di pregare e buono, quando mette l’uomo in contatto con Dio.[…]

di Alexis Carrel -
da: F. Agnoli, La forza della preghiera nelle parole degli scienziati, Fede & Cultura, Verona, 2015


Buona giornata a tutti. :-)






domenica 9 agosto 2020

Miracoli - Alexis Carrel

Conversione di Alexis Carrel

Nel 1903, quando Alexis Carrel aveva trent'anni era già uno scienziato affermato e famoso. Gli si presentò l'occasione di partire per Lourdes, con un treno d'ammalati. Accettò con entusiasmo perché, da scienziato, voleva seriamente esaminare gli ammalati, per vedere se c'erano veramente, come assicuravano i racconti di Lourdes, delle reali modificazioni: quelle che chiamavano «miracoli». 
Durante il viaggio di andata in treno viene affidata alle speciali cure di Alexis Carrel una giovane molto malata da otto mesi Marie Bailly:, una peritonite tubercolare l'aveva ridotta in fin di vita, tanto che si temeva che morisse in viaggio. Egli disprezzava il fanatismo dei pellegrinaggi, dei preti dall'intelligenza chiusa, addormentati nella loro fede beata. Proprio durante il viaggio, ha già avuto delle discussioni sul fenomeno Lourdes e sui miracoli. Alla fine di una di esse, parla proprio anche di Marie Bailly e così conclude: «È in uno stato drammatico, ho dovuto già farle delle iniezioni di caffeina. Temo che mi muoia tra le mani: se guarisse quest'ammalata, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate!».

Davanti alla Grotta delle apparizioni i malati, alle ore due e quaranta del pomeriggio, sono sistemati con ordine, per una istruzione accompagnata da canti e invocazioni. Alexis Carrel ha proprio davanti a sé la barella con Marie Bailly, che ha un aspetto notevolmente cambiato: i riflessi lividi sono scomparsi, è meno pallida... Le buone suore l'avevano pochi minuti prima portata per il bagno alle piscine. Però non avevano voluto immergerla; si erano limitate a farle qualche lavaggio al ventre. Ed è Alexis stesso che, in terza persona, descrive quanto avviene sotto i suoi occhi, quando Marie Bailly guarisce proprio davanti a lui: «Sotto gli occhi aveva un miglioramento, evidente e rapido, delle condizioni generali. Chino sulla balaustra, tendeva tutte le sue facoltà di attenzione su Marie Bailly, non guardando più altro che lei... Il viso di Marie continuava a modificarsi; i suoi occhi erano volti, brillanti ed estasiati, verso la Grotta.

Un miglioramento importante si era verificato... D'un tratto Carrel si sentì impallidire. Vedeva, verso la cintura, la coperta abbassarsi a poco a poco al livello del ventre. Erano appena scoccate le tre alla basilica. Dopo qualche minuto la tumefazione del ventre sembrava completamente scomparsa. "Io credo di impazzire davvero" - pensava Carrel. "Come vi sentite?" - domandò a Marie. "Benissimo, non sono molto in forze, ma sento che sono guarita!" - rispose Marie, sottovoce. Non c'era più dubbio. Lo stato di Marie Bailly migliorava Ella era già irriconoscibile. Carrel non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era talmente contrario a tutte le sue previsioni, che egli credeva di sognare!... Quel che era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo!».

Carrel ne fu talmente sconvolto, che per poco non impazzì. La notte successiva a un fatto così inatteso e straordinario, non riusciva a prendere sonno, uscì dall'albergo e scese sull'Esplanade, dove si fermò presso la statua dell'Immacolata e lì si abbandonò a una preghiera alla Vergine, che dà la misura di ciò che era avvenuto in lui: «Vergine dolce, soccorrevole verso gli infelici, che umilmente ti invocano, soccorrimi... La mia vita è stata finora un deserto; ti prometto, il deserto fiorirà».

Carrel era un uomo libero da settarismi e ideologie atee e come un uomo che cercava la verità. Così l'evento miracoloso avvenuto sotto i suoi occhi lo portarono alla realtà del miracolo a cui aveva assistito e, infine, alla fede cattolica. Da scienziato volle rendersi conto del fatto chiamato «miracolo» e continuò le sue ricerche in chiave scientifica, da credente. Attraverso i suoi studi, grazie alla libertà e onestà di cui fu sempre geloso, arrivò al soprannaturale, che gli apparve una realtà non meno valida e operante di quella sottoposta ai suoi strumenti di ricerca.

Il 3 Novembre 1938 (sei anni prima della morte), si rivolge così al Signore: 

«Nulla voglio per me, se non la vostra grazia. 
Ch'io sia nelle vostre mani come il fumo portato dal vento... 
Ogni minuto della mia vita, Signore, sia consacrato al vostro servizio. Nell'oscurità, nella quale vado brancolando, io vi cerchi senza posa. 
Sebbene cieco, mi sforzo di seguirvi: Signore, indicatemi la strada».

Accolse la bellezza del Vangelo, le esigenze della morale cristiana, e fu affascinato dal comandamento nuovo dell'amore dettato da Cristo che, se vissuto da tutti, creerebbe un mondo nuovo. 
Per Carrel «C'è una grande differenza fra Gesù di Nazareth e Newton; ed è che il precetto dell'amore reciproco, insegnato da Gesù, è una legge più importante della legge di gravitazione universale».



Alexis Carrel nel 1891 si specializza in chirurgia. Negli anni 1898 e 1899 si dedica alla chirurgia e inizia a scrivere le prime pubblicazioni sulla chirurgia vascolare e sui carcinomi, per queste opere vince il concorso alla facoltà di medicina, dove viene assunto.

Nel 1912 Carrel come scienziato ebbe il premio nobel per la fisiologia e la medicina per i lavori sulle suture vascolari, sul trapianto degli organi e sulla coltivazione a lunga scadenza di tessuti in vitro, in particolare per aver inventato un nuovo metodo di sutura delle ferite profonde e per aver evitato le emorragie postoperatorie (a quel tempo frequentissime), trombosi ed altre complicanze.  



Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 20 maggio 2015

da: "L’uomo questo sconosciuto", 1935 - Alexis Carrel

"...Ognuno può, se vuole, coltivare le sue facoltà estetiche, almeno fino a certo punto.
Per il senso morale avviene ben diversamente, dato che l'ambiente moderno lo ignora nel modo più assoluto: l'ha completamente soppresso e ispira a tutti il sentimento della propria irresponsabilità. 

Quelli che sanno distinguere il bene dal male, che lavorano e che risparmiano, restano poveri, vengono considerati come esseri inferiori e spesso commiserati. La donna che ha parecchi bambini e si occupa della loro educazione invece che del proprio successo mondano acquista la nomea di povera di spirito. 
Se un uomo ha economizzato un po' di soldi per la moglie e per l'educazione dei suoi figli, vede il suo denaro che viene rubato dai finanzieri intraprendenti o dal governo, e distribuito a coloro che per imprevidenza loro o degli industriali, dei banchieri e degli economisti sono ridotti in miseria. 
Gli scienziati e gli artisti che donano a tutti la prosperità, la salute e la bellezza vivono e muoiono poveri, mentre coloro che hanno rubato godono in pace il denaro altrui. 
I gangsters sono protetti dai poliziotti e rispettati dalla polizia: sono gli eroi che i fanciulli ammirano al cinema e che imitano nei loro giochi.
Il possesso della ricchezza è tutto e giustifica tutto. 

Un uomo ricco, qualunque cosa faccia, che ripudi la vecchia moglie, che abbandoni in miseria la vecchia madre, che derubi chi gli ha affidato del denaro, conserva sempre la stima degli amici. 
L' omosessualità fiorisce e la morale sessuale è stata abolita: uomini e donne sono guidati nei loro rapporti coniugali dagli psicanalisti. 
Il bene e il male, il giusto e l'ingiusto non esistono più. 
Nelle prigioni vi sono solo i criminali poco intelligenti o male equilibrati; gli altri, molto più numerosi, vivono in libertà e convivono intimamente col resto della popolazione che non se ne vergogna. 
In simile ambiente sociale lo sviluppo del senso morale e del sentimento religioso è certamente impossibile. 
I pastori hanno razionalizzato anche la religione, togliendole ogni elemento mistico, ma non sono riusciti ugualmente ad attrarre gli uomini moderni: nelle chiese semivuote predicano invano una debole morale; essi sono ridotti alla funzione di gendarmi che aiutano a conservare, nell'interesse dei ricchi, la cornice della società attuale, oppure, sull'esempio degli uomini politici, essi lusingano la sentimentalità e la mancanza di intelligenza delle masse.”

- Alexis Carrel - 
da:  "L’uomo questo sconosciuto", ristampa Luni Editrice, Milano, 2006




L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero. 
L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. 
Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l’assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi.


- Ignazio Silone - 



“Bisogna mettersi in cammino di buon animo,  liberarsi della cieca tecnologia, realizzare, nella loro complessità e ricchezza, tutte le nostre potenzialità. (…) Ci troviamo ancora in un mondo che non è fatto per noi, perché è nato da un errore della nostra ragione e dall’ignoranza di noi stessi, e al quale non sappiamo adattarci. 
Perciò dobbiamo rivoltarci contro di esso, trasformandone i valori e ordinandolo secondo la nostra natura. (…) 
Per la prima volta nella storia del mondo, una civiltà giunta all’inizio del suo declinare, può comprendere le cause del suo male. 
Ma dobbiamo subito incamminarci sulla nuova via”.

- Alexis Carrel - 
da:  "L’uomo questo sconosciuto",ristampa Luni Editrice, Milano, 2006





“L’insuccesso di molti medici deriva dal fatto che vivono in un mondo immaginario e vedono negli ammalati le malattie descritte nei trattati di medicina. E’ necessario che la medicina tenga conto della natura dell’uomo, della sua unità e unicità. L’unica sua ragione di esistere è il sollievo delle sofferenze e la guarigione dell’individuo. La salute è assai più che mancanza di malattia. (...) Non possiamo dare all’uomo la forma di salute che desidera senza considerare la sua vera natura”.

- Alexis Carrel - 
da:  "L’uomo questo sconosciuto", ristampa Luni Editrice, Milano, 2006



"Sai cosa si fa quando non se ne può più? 
Si cambia." 

- Alberto Moravia - 



Buona giornata a tutti. :-)

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