mercoledì 27 marzo 2024
Il Mistero della Croce – Card. Carlo Maria Martini
lunedì 25 marzo 2024
La vera religione - card. Carlo Maria Martini
Ora, il parroco non era affatto
contento che si festeggiasse all'interno della chiesa, ma i due dissero:
"Mangeremo un po' di torta, canteremo una canzoncina, berremo un po' di
vino e poi andremo a casa".
Il parroco si convinse. Ma essendo gli
invitati dei bravi italiani amanti della vita, bevvero un po' di vino,
cantarono una canzoncina, poi bevvero un altro po' di vino, cantarono qualche
altra canzone, e poi ancora vino e altre canzoni, e così dopo una mezz'ora in
chiesa si stava festeggiando alla grande. Tutti si divertivano da morire,
godendosi la festa. Ma il parroco, tesissimo, passeggiava avanti e indietro
nella sacrestia, turbato dal rumore che gli invitati stavano facendo.
Entrò il cappellano che gli disse: "Vedo che è molto teso".
"Certo che sono teso! Senti che
rumore stanno facendo, proprio nella casa del Signore! Per tutti i
Santi!".
"Ma Padre, non avevano davvero alcun posto dove andare!".
"Lo so bene! Ma è assolutamente
necessario fare tutto questo baccano?".
"Bè, in fondo, Padre, non
dobbiamo dimenticare che Gesù stesso ha partecipato una volta ad un banchetto
di nozze".
Il parroco risponde: "So
benissimo che Gesù Cristo ha partecipato ad un banchetto di nozze, non devi
mica venirmelo a dire tu! Ma lì non avevano il Santo Sacramento!".
Ci sono occasioni in cui il Santo Sacramento diventa più importante di Gesù Cristo. Quando l'adorazione diventa più importante dell'amore, allora la Chiesa diventa più importante della vita. Quando Dio diventa più importante del vicino, e così via. Questo è il grande pericolo.
Gesù ci voleva richiamare proprio a questo: prima le cose più importanti! "L'uomo è più importante del Sabato!"
- card. Carlo Maria Martini -
Guidaci verso la Pasqua
Ti
chiediamo, Signore Gesù,
di guidarci in questo cammino
verso Gerusalemme e verso la Pasqua.
Ciascuno di noi intuisce che tu,
andando in questo modo a Gerusalemme,
porti in te un grande mistero,
che svela il senso della nostra vita,
delle nostre fatiche e della nostra morte,
ma insieme il senso della nostra gioia
e il significato del nostro cammino umano.
Donaci di verificare sui tuoi passi
i nostri passi di ogni giorno.
Concedici di capire, in questa settimana che stiamo iniziando,
come tu ci hai accolto con amore,
fino a morire per noi,
e come l'ulivo vuole ricordarci
che la redenzione e la pace da te donate
hanno un caro prezzo,
quello della tua morte.
Solo allora potremo vivere nel tuo mistero
di morte e di risurrezione,
mistero che ci consente di andare
per le strade del mondo
non più come viandanti
senza luce e senza speranza,
ma come uomini e donne
liberati della libertà dei figli di Dio.
- cardinale Carlo Maria Martini -
lunedì 26 febbraio 2024
Non ho più tempo ... - Mario De Andreade
Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono cresciute. Il mio tempo è troppo breve: voglio l'essenza, la mia anima ha fretta. Non ho più molti dolci nel pacchetto. Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi e che si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana e si va verso la verità e onestà. È l'essenziale che fa valer la pena di vivere.
Voglio circondarmi da persone che sanno come toccare i cuori, di persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell'anima. Sì, sono di fretta, ho fretta di vivere con l'intensità che solo la maturità sa dare.
Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.
- Mario
De Andreade - (1893-1945)
- Paulo Coelho -
O Signore,
mostrami ciò che in me è disordine, confusione.
Purifica il mio cuore,
ordina i miei desideri,
rettifica le mie intenzioni;
affinché io scelga prima di tutto te,
Bene supremo
e affinché io veda tutti gli altri beni
che sono necessari a me e agli altri,
per i quali bisogna lavorare.
Signore,
tutte le cose del mondo sono belle,
ma nell’ordine dell’amore che Gesù ci insegna,
che tu, Gesù, nostro Messia,
vero uomo e vero Dio,
ci insegni con la tua morte e la tua resurrezione.
- card. Carlo Maria Martini -
Buona giornata a tutti :-)
mercoledì 22 novembre 2023
“La paura del silenzio” – Cardinale Carlo Maria Martini
La loquacità è indice dell'ignoranza, la porta della maldicenza, il battistrada della scurrilità, il manutengolo della menzogna.
un padre della Chiesa
Mai una valanga imponente di parole vuote, inutili e prive di senso si è abbattuta sulla testa della gente.
Tutti vogliono "partecipare". Ma pochi hanno qualcosa da dire perché pochi sono capaci di silenzio e di sforzo di riflessione.
da: "Il Dio nascosto" Ed. Centro Ambrosiano
giovedì 31 agosto 2023
Io, Welby e la morte – Card. Carlo Maria Martini
martedì 29 agosto 2023
Cristo non ha mani ...- Marcello Candia, venerabile
La prima è il senso di appartenenza alla Chiesa, in particolare alla Chiesa diocesana. Tale appartenenza ha costituito, nei diciotto anni che ha trascorso in Brasile, tutta la sua forza. Nei momenti di maggiore difficoltà soleva dire: «<Se non fosse che io sono qui indegnamente mandato da Dio attraverso la mia cara Chiesa ambrosiana, non avrei la minima esitazione a far subito ritorno in Italia».
La seconda ci è offerta da un'altra sua parola: «Sono un semplice battezzato».
Il dottor Candia è un laico che ha portato fino alle estreme conseguente in radicalità della vocazione battesimale, facendosi missionario. Aveva un’idea corretta della missionarietà: per lui non si trattava di lavorare e di impegnarsi per i brasiliani, ma con loro. In questo è un modello mirabile di solidarietà cristiana, un esempio singolare di che cosa significhi la cooperazione tra i Paesi ricchi e i Paesi del Terzo Mondo.
Un semplice battezzato, dunque, coerente con la sua fede, con la sua tradizione ambrosiana, che ha vissuto lo spirito delle Beatitudini e si è spalancato, per dono del Signore, a tutte le sofferenze, a tutte le angosce, al grido che sale dal mondo di oggi.
La terza caratteristica è la preghiera, una preghiera continua e di intercessione. Scriveva: «L'unica cosa che conta è l'unione con Dio sotto qualunque forma: preghiera, meditazione, riflessione; l'unione con Dio costituisce la carica essenziale per fare tutto il resto. Prima la preghiera, poi qualsiasi attività apostolica. Questa è la forza fondamentale per l'annunzio della verità e la testimonianza dell'amore». Pregava sempre e anche di notte si dedicava all' adorazione, all'intercessione, offrendo la sua vita per la folla dei poveri, per la Chiesa, per la Diocesi, per la Parrocchia.
da: "Marcello Candia l'imprenditore della carità"
@2012 Fondazione Dr. Marcello Candia Onlus
Via Pietro Colletta, 11 - 2016 Milano
www.fondazionecandia.org
ha soltanto le nostre mani,
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha i piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
lungo la sua strada.
Cristo non ha labbra,
ha soltanto le nostre labbra
per parlare agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi,
ha solo il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Noi siamo la vera Bibbia
che i popoli leggono ancora!
Siamo l’ultimo messaggio di Dio,
scritto in opere e parole.
- Marcello Candia -
Il Servo di Dio, Marcello Candia, nasce a Portici il 27 luglio 1916, muore a Milano il 31 agosto 1983. Industriale, Medico, Missionario. A 50 anni vende la sua azienda e si trasferisce in Brasile per costruire, a Macapà, in Amazzonia, un efficiente ospedale al servizio dei poveri e dei lebbrosi, che dona alla congregazione dei Camilliani per garantirne la continuità. Innumerovoli sono le sue opere, fino alla sua morte, si prodiga per intraprendere altre iniziative a favore di ammalati poveri, bambini e lebbrosi. Il processo di beatificazione La fase diocesana del suo processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta della Santa Sede il 20 gennaio 1990, è durata dal 12 gennaio 1991 all’8 febbraio 1994. Il 15 luglio 1998 è stata chiusa la redazione della “Positio super virtutibus”, che è stata consegnata presso la Congregazione vaticana per le Cause dei Santi. Le sue spoglie, inizialmente sepolte nel cimitero di Chiaravalle, sono state traslate, il 6 aprile 2006, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Angeli Custodi a Milano; precisamente, si trovano a sinistra dell’altare maggiore. Sia i consultori teologi della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, l’8 marzo 2013, sia i cardinali e vescovi membri della stessa Congregazione hanno dato parere positivo circa l’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane da parte del Servo di Dio. Infine, l’8 luglio 2014, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui il dottor Marcello Candia veniva dichiarato Venerabile. La Fondazione Candia oggi In attesa di un eventuale fatto prodigioso che potrebbe portarlo sugli altari, i soci e i sostenitori della Fondazione Dottor Marcello Candia, Onlus dal 1997 (www.fondazionecandia.org), attestano che il più autentico miracolo di Marcello Candia sia concretizzato nelle oltre 70 realizzazioni sparse su tutto il territorio brasiliano, in particolare nelle regioni del Nord Est e di quella Amazzonica. La Fondazione attinge dalle piccole e grandi somme inviate da centinaia di persone per continuare l’opera di carità da lui iniziata, in modo da alleviare le varie povertà e i bisogni dal punto di vista sanitario, culturale e alimentare. L’eredità spirituale di colui che si definiva comunque un «semplice battezzato» può comunque essere efficacemente riassunta in una frase che aveva fatto scrivere sulle pareti della sua abitazione in Brasile: «Non si può condividere il Pane del cielo se non si condivide il pane della terra». Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini |
mercoledì 5 luglio 2023
Un po’ di deserto nelle mie vacanze
Anche quest’anno un po’ di vacanza: è
un dono del Signore e dobbiamo essergliene grati. Vogliamo perciò usarla nel
modo migliore possibile, renderla un tempo di riposo e di ricchezza anche
spirituale. È un tempo prezioso!
Ciascuno ha il suo modo di vivere
queste vacanze. Ci abbiamo già pensato da tempo, abbiamo fatto i nostri
progetti e abbiamo cercato di impostarle secondo i nostri desideri. Ed è anche
giusto.
Saremmo infelici se dovessimo passare
questo tempo in modo vuoto.
Già negli scorsi anni, vi ricordavo di
dedicare un po’ di questo tempo libero per soddisfare le esigenze dello Spirito e scoprire i tesori della fede, quei tesori che troppo spesso restano sconosciuti:
vi chiedevo di spendere un po’ di
questo tempo nella PREGHIERA, nella MEDITAZIONE DI QUALCHE LIBRO DELLA BIBBIA,
nel confronto di noi stessi con quella Parola di Dio, che sola può indicare le
mete del nostro vivere.
Ora vi chiedo un’altra cosa: METTETE
UN PO’ DI DESERTO NELLE VOSTRE VACANZE
Cioè mettete un po’ di SILENZIO e di
SOLITUDINE, UN’ESPERIENZA CON DIO A TU PER TU, momenti in cui potete restare
soli con voi stessi.
Forse è possibile trovare un luogo che
meglio aiuti la riflessione, un luogo dove già dei monaci o delle monache
vivano nel segreto di Dio, un luogo che anche nella suggestione del paesaggio e
nella austerità della natura, rende facile l’esperienza di ESSENZIALITÀ, di
POVERTÀ e di VERITÀ.
Oppure trovate un giorno - almeno 1! –
in cui isolarvi in montagna o su qualche scoglio marino, e passare il tempo
cercando di ascoltare le voci più profonde, le parole più vere che giacciono
nel nostro intimo.
Questo è “fare deserto”! Questo è
scoprire un modo nuovo e affascinante di pregare!
Abbiamo bisogno di scoprire la verità
di noi stessi, la grandezza della nostra vita umana e nel medesimo tempo la
debolezza e la piccolezza di ciò che siamo; non per un senso di pessimismo, ma
anzi per poter godere meglio tutto ciò che noi siamo e sviluppare quanto è
ancora in germe.
Non vi pare che viviamo soltanto una
piccola parte di noi stessi e non siamo nemmeno in grado di capire che cosa d'altro ci portiamo dentro?
Non vi pare che un tempo di vacanza
deve servire precisamente a questo, a riscoprire noi stessi per godere
maggiormente tutti i doni che Dio ci fa?
Ecco: il “deserto” è appunto il
MOMENTO, il LUOGO, l’OCCASIONE, per raggiungere questo scopo. È volersi
sottrarre al solito ritmo febbrile, alle solite mode, al solito passatempo,
anche alle solite comodità, PER RAGGIUNGERE LA VERA NOSTRA PIENEZZA.
Sarebbero così le nostre vacanze
migliori, sarebbe un momento di forza che resterebbe dentro di noi e darebbe a
tutta la vita un’altra impostazione;
raggiungeremmo finalmente uno stato di
felicità, di equilibrio, e quindi di gioia che forse non abbiamo mai
sperimentato e del quale invece abbiamo una grande nostalgia.
Ve lo auguro, ve lo chiedo, o almeno
VE LO SUGGERISCO
È Dio che desidera incontrarvi,
desidera offrirvi la sua stessa beatitudine, desidera aiutarvi a cogliere la
verità di voi stessi per godere pienamente il grande dono della vita e nella
vita il grande dono di alcuni giorni diversi dal solito.
Come attraverso il profeta Osea, così
anche attraverso di me, Iddio vi invita a “tornare nel deserto dove vuole
parlare al vostro cuore”, vuole farvi sentire tutta la sua tenerezza di Padre,
tutta la sua premurosa affettuosa per ciascuno di voi.
Perché non accettare questo invito
così affascinante?
Arcivescovo di Milano
FONTE: Fondazione Carlo Maria Martini
martedì 20 giugno 2023
Così la Fede rinasce nella notte - Card. Carlo Maria Martini
- card. Carlo Maria Martini -
"Trionfo del Nome di Gesù" Chiesa del Gesù, Roma (Italia)
Lasciar entrare Cristo nella vita
Che cosa significa aprire le porte a Cristo amore nella mia vita? Non è prima di tutto correre incontro a Cristo, ma lasciarlo entrare, lasciarsi amare, lasciarsi perdonare, credere che lui è morto proprio per me.
E, al contrario, che cosa significa
non aprirgli le porte? È forse, semplicemente essere lontano da lui, non
pregare, non leggere il Vangelo, non pensare a lui? Non vuol dire soltanto
questo, perché anche chi gli è vicino può chiudergli le porte. Pensiamo a Giuda
che si lascia baciare da Gesù, ma non si lascia amare; si lascia baciare e
intanto chiude la porta del proprio cuore, perché non capisce e non accetta
Gesù.
Non apre le porte a Cristo chi non
entra nella sua posizione di amore, non cerca di capirlo, di capire che lui per
primo ama noi, che è lui a perdonarci, a farci importanti.
Apre le porte a Cristo chi impara ad
amarlo e ad amare con lui e in lui ogni altro uomo, ogni altro gruppo, razza,
popolo, chi si mette nella sua posizione di perdonare e fare pace.
Le porte chiuse a Cristo sono le porte
del razzismo, delle diffidenze, delle chiusure mentali, le porte chiuse anche
di un certo elitarismo spirituale.
Tenere le porte chiuse a Cristo amore
vuol dire non essere nella posizione di abbracciare l'universo, vuol dire
essere costretti a dividere l'universo in due: io e gli altri, gli amici e i
nemici. Tenere le porte chiuse a Cristo amore vuol dire entrare nella ruota
dannata delle contrapposizioni, per cui io non posso definirmi se non contro
qualcuno.
(Incontro al Signore Risorto) pag.146/147