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sabato 16 aprile 2016

La nostra esistenza - Gustav Rol

"La nostra esistenza è apparentemente fragile se la consideriamo in rapporto alle nostre azioni; in rapporto allo spirito invece è immensamente forte e indissolubile. Essa passa in un soffio, ma non è soltanto una misera scintilla tra la vita e la morte, bensì un vivido fuoco destinato ad ardere per l'eternità. - Vivre, mourir et renaître: telle est la loi - vivere, morire e rinascere: tale è la legge. 
Prima di morire vedremo le nostre azioni passate, ciò che abbiamo fatto di bene e di male, e non solo, ma anche ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto per aiutare gli altri. Tutto passerà davanti ai nostri occhi come in una carrellata, subito dopo saremo noi, solo noi a giudicarci, perché in noi c'è la scintilla della divinità stessa. 
Decideremo noi se saremo degni di aspirare all'eternità nella luce immensa di Dio o se invece dovremo ripetere la dura, durissima prova della vita incarnandoci un'altra volta per cercare di purificarci. Le anime elette invece, liberate finalmente dai vincoli terreni e dalle pastoie della carne, potranno rivivere trasfigurate nella gioia e nella felicità assoluta senza limiti." 

- Gustav Rol -
(da "Rol e l'altra dimensione" di M.L. Giordano)



«A quale scopo tende la vita, se la vita ci è negata nella gioia, nel tormento, nella stessa speranza? 
Negata nel principio che segna la fine, nella fine che genera un altro principio, principio di altri princìpi? 
Qui mi ritrovo assorto nel pensiero dell’umanità che rivive in tutte le cose e ripenso con la voce del tempo che è la voce della mia anima. 
Se raccolgo l’espressione della luce e delle melodie di tutto il creato, io mi sento, allora, figlio di Dio, e cammino felice.» 

- Gustav Rol -
(da “Io sono la grondaia”, pag. 206)


"Non so
dove vanno
le persone
quando scompaiono,
ma so dove restano..."

- Margaret Mazzantini - 




"Restare" è un verbo importante.
Le cose e le persone migliori restano dentro.
Anche dopo che sono andate via.

- Angelo De Pascalis - 




Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.

- Adriana Zarri - 





























Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it