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martedì 19 gennaio 2021

da: "I racconti del maktub" - Paulo Coelho

L'amore perdona 

 All'Ultima Cena, Gesù accusò - con la stessa gravità e le medesime parole - due dei suoi apostoli. Entrambi avevano commesso i crimini predetti da Gesù. Giuda Iscariota nascose i suoi sentimenti e condannò se stesso. 
Pietro anche nascose i suoi sentimenti, dopo aver rinnegato tre volte tutto ciò in cui aveva creduto. Ma nel momento decisivo, Pietro capì il vero significato del messaggio di Gesù. Chiese perdono e andò avanti, umiliato. Avrebbe potuto scegliere il suicidio, invece affrontò gli altri apostoli e dovrebbe aver detto: "D'accordo, raccontate i miei errori fino a che esisterà il genere umano. Ma lasciatemi correggerli". 
Pietro imparò che l'Amore perdona. Giuda non imparò nulla.

- Paulo Coelho -
da "I racconti del maktub"



L'albero carico di frutti

Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. 
"Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. 
"Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. 
A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".

- Paulo Coelho -
da "I racconti del maktub"



La strada da prendere

Se sei insoddisfatto di qualcosa - anche di una buona cosa che vorresti fare, ma non sei in grado di farla - smetti ora. Se le cose non stanno andando bene, ci sono solo due spiegazioni: o la tua perseveranza è messa alla prova, o hai bisogno di cambiare direzione. 
Per scoprire quale delle due opzioni è corretta - dal momento che sono opposte l'una all'altra - usa il silenzio e la preghiera. 
Poco a poco, le cose diverranno stranamente chiare, fino a che non avrai sufficiente forza per scegliere. 
Una volta che hai preso la tua decisione, dimentica completamente l'altra possibilità. E vai avanti, perché Dio è il Dio del Valoroso. 
Domingos Sabino dice: "Tutto va sempre per il meglio. Se le cose non stanno andando bene, è perché non hai ancora raggiunto la fine".

- Paulo Coelho -
da "I racconti del maktub"





Buona giornata a tutti :-)

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lunedì 3 agosto 2020

“Il mio amore ha mille anni” Lettera di Etty Hillesum a Julius Spier

«Delle cose ultime, essenziali della vita e del dolore non si può parlare, la voce non ce la fa. Io comprendo tutto di te e tutto ciò che ti riguarda io lo porto con me e ho ringraziato di nuovo Dio per il fatto che nella mia vita esista un uomo come te.
Devi occuparti della tua salute; è il tuo primo sacro dovere se vuoi aiutare Dio. 
Un uomo come te, uno dei pochi ad essere una dimora autentica per un po’ di vita, un po’ di dolore, un po’ di Dio – i più infatti hanno tradito da tempo sia la vita che il dolore e Dio, per essi sono ormai suoni vuoti - ha il sacro dovere di mantenere, nel migliore dei modi possibili, il suo corpo, la sua “dimora terrena” in buono stato, per poter offrire a Dio ospitalità il più a lungo possibile.
Manca ancora molto tempo alla fine. Anch’io mi occuperò di me. 
Ho così tanta forza, che tu puoi prendertela tutta e in me nasceranno nuove energie. Ti ho così infinitamente caro, la tua anima è così infinitamente cara alla mia. La mia anima di quando in quando vorrebbe giacere accanto alla tua, e questo a poco a poco non ha più nulla a che vedere col desiderio che una donna può provare per un uomo.
A volte vorrei poter distendere il mio corpo nudo, così come Dio l’ha creato accanto al tuo corpo nudo, così come Dio ti ha creato, e ho soltanto la sensazione che la mia anima voglia coricarsi accanto alla tua. Se in questo periodo non si scoppia di tristezza, né dall’altro lato per autodifesa ci si indurisce e si diventa cinici o rassegnati, allora si diventa più dolci, più miti, più disperati, più comprensivi, più innamorati.
Io so come tutto questo stia accadendo dentro di te e tu mi hai portata con te sul tuo cammino, ed io vivo insieme con te la stessa strada fino alla fine. 
La mia autenticità e il mio amore hanno mille anni ed ogni giorno invecchiano di mille anni. Quest’epoca, come noi la esperiamo, posso sopportarla, posso anche perdonare Dio per il fatto che vada come deve andare – il fatto è che si ha in sé tanto amore da riuscire a perdonare Dio!!  
E tu devi occuparti della tua salute e riposarti e riposarti, ora io non posso star molto vicina a te – col pensiero però sono sempre vicina a te - ma promettimi che avrai sempre buona cura di te.
Poiché ti sento aprire subito le tue tendine, ora salirai presto da me? 
Oggi a mezzogiorno cercherò di venire ancora, mi farebbe tanto piacere».

(traduzione di Andrea Vitolo. Cit. in “Alfa Zeta”, n.10-11, 1996, p. 43)


"L’unità ci precede: 
non siamo noi a produrla, ci viene data. 
Ma proprio per questo ne siamo responsabili: 
il dono dell’unità
viene consegnato alla nostra libertà."

card. A. Scola 
da: Omelia 4 Novembre 2011



" Questo è ciò che ogni giorno mi insegna daccapo:
che bisogna rimanere aperti,
che non ci si deve chiudere in se stessi
nei momenti più bui, 
né affondare in essi 
pensando che sia un giorno perso, triste. 
Nella mia vita quasi troppo ricca, 
mi rendo conto che ci sono 
centinaia di svolte in una giornata, 
centinaia di sorprese..."

Etty Hillesum
da: Diario


"I nostri giorni d’amore sono pochi:
facciamo almeno che siano divini"

T.S. Eliot 
da: "Lirica"



Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 30 novembre 2018

Etty Hillesum e Teresa di Lisieux, due figure femminili in cui s'intrecciano intuizione e contemplazione, fede e grazia, - card. Gianfranco Ravasi

«Bisogna saper accettare le proprie pause»: si noti bene, non "paure", ma per Etty (Ester) Hillesum le "pause", le soste, gli spazi vuoti di silenzio sono la "minore" rispetto alla totalità "maggiore" degli eventi e dei pensieri forti, ed entrambi costituiscono il contrappunto armonico della vita.
La frase citata è l'ultima, scritta in maiuscoletto, dei diari che hanno reso celebre questa giovane donna ebrea, nata nel 1914 e reca la data della «mattina presto» del 13 ottobre 1942... 
Non è possibile rendere ragione dello straordinario arcobaleno tematico e spirituale di queste pagine: chi ne intraprende la lettura non può più lasciarla fino all'approdo finale e non ne può uscire indenne. 
L'unica nota che vogliamo segnalare riguarda proprio l'arco cromatico dei diari, specchio di un'evoluzione esistenziale. Etty, infatti, parte dal gelido violetto degli interessi esterni di una ragazza di Amsterdam, non osservante, desiderosa solo di vivere, amante di Rilke, Dostoevskij e Jung, non priva di relazioni sentimentali.
Ben presto, però, in lei si accende una scintilla che le incendia l'anima e la sua diventa un'ascensione verso il mistero e l'incontro intimo e supremo con Dio e verso l'altro estremo rosso fuoco di quello spettro spirituale.
Le parole talora si fanno incandescenti e rivelano una straordinaria temperie mistica che si alimenta sia a un'intelligenza fremente e altissima sia alla tragedia della distruzione che il nazismo sta operando nei confronti degli Ebrei («la nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte e presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi»). 
Confessa: 
«In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d'amore che si devono scrivere»
E ancora: 
«Si deve essere capaci di vivere senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera». 
Era convinta che, «dissodando vaste radure di pace in noi stessi», esse si sarebbero potute estendere fino a pacificare l'intera umanità, perché Dio dev'essere «disseppellito dai cuori devastati dagli uomini», così come egli dev'essere «dissotterrato» dalla nostra anima dove giace «coperto di pietra e di sabbia» (e questa annotazione è stata citata da Benedetto XVI nella sua penultima udienza generale dello scorso febbraio).
Se si imbocca la via della citazione da quei quaderni, non si riesce più a staccarsene. 
È per questo che ci fermiamo qui con un'ultima evocazione che potrebbe essere un suggello ideale: 
«La mia vita è diventata un dialogo ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande dialogo. A volte quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti verso il tuo cielo, il mio volto si inonda di lacrime che sgorgano da un'emozione profonda e da gratitudine.
Anche di sera quando, coricata sul mio letto, mi raccolgo in te, mio Dio, lacrime di gratitudine mi inondano il volto: e questa è la mia preghiera». 
Tutta la famiglia Hillesum fu deportata ad Auschwitz nel settembre 1943; i genitori furono eliminati subito nelle camere a gas, mentre Etty –secondo la Croce Rossa – morì il 30 novembre. 
Aveva 29 anni.

Etty Hillesum, un nuovo senso delle cose
Nell'arcobaleno di Etty di Gianfranco Ravasi
(in “Il Sole 24 Ore” del 19 maggio 2013)



A lei vogliamo accostare un'altra figura femminile mistica di grande fascino: è Teresa di Lisieux, morta a soli 24 anni nel 1897, canonizzata nel 1925 da Pio XI e dichiarata a sorpresa "Dottore della Chiesa" da Giovanni Paolo II nel 1997, cent'anni dopo la sua morte. 
A lei, entrata quindicenne nel Carmelo ove elaborerà quella straordinaria Storia dell'anima dalla redazione travagliata ma folgorante per il suo messaggio, un teologo che è anche un noto giornalista, Gianni Gennari, dedica un poderoso testo, capace di raccogliere quel capolavoro spirituale nei suoi tre manoscritti (A, B,C), ma anche un ritratto incisivo e accurato della santa. Come, infatti, confessa in un "postscriptum personale", egli ha incontrato gli scritti e la personalità di Teresa, uscendo nel 1957 da un lungo stato di coma.
Di là iniziò la ricerca storico-critica e teologica appassionata attorno a questo «piccolo fiore» che aveva scelto la via dell'infanzia evangelica (che non è infantilismo) per ascendere fino ai sentieri d'altura ove si scopre che 
«Dio non ha affatto bisogno delle nostre opere, ma solo del nostro amore». 
Questa «piccola via» conquisterà tanti suoi lettori, a partire da Bernanos che scriveva a un amico: 
«Ho perso l'infanzia e non la potrò riconquistare se non attraverso la santità», per giungere all'ebreo Joseph Roth della Leggenda del santo bevitore, per non parlare poi dei papi, come Gennari attesta in un capitolo specifico. Persino un personaggio piuttosto forte e rude come Pio XI ne rimase coinvolto fino al punto da considerarla «stella del suo pontificato», pur negandole, perché donna, quel titolo di "Dottore" che – come si è detto – un suo successore con convinzione le assegnerà.
Concludiamo questo squarcio di luce che promana da due figure femminili in cui s'intrecciano intuizione e contemplazione, fede e grazia, con un saggio a suo modo sorprendente.



per questo non vediamo più lontano

Tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati; occorre solo tentare di ripensarli. Di solito rispondo con questa frase di Goethe a tutti quelli che mi chiedono di giustificare il mio ricorso alle citazioni dei pensieri altrui e, quindi, anche questo “Breviario”. 
Sto per altro in buona compagnia, se è vero che sant’Agostino ha intarsiato le sue opere con qualcosa come sessantamila citazioni bibliche. C’è, però, una spiegazione più profonda che dirò con un’ulteriore citazione.
Bernardo di Chartres (XII sec.) usava un’immagine divenuta celebre: 
«Siamo nani sulle spalle di giganti». 
Non partiamo mai da zero, nella scienza e nella filosofia, nell’arte e nella religione, ma ci fondiamo su idee grandiose che ripensiamo. Idee e intuizioni di giganti sulle cui spalle guardiamo l’orizzonte infinito dell’essere e dell’esistere. Ed è per questo che vediamo più lontano. 

- cardinale Gianfranco Ravasi - 



Buona giornata a tutti. :-)





sabato 17 febbraio 2018

Il silenzio di Dio - Anthony Bloom

L'incontro fra Dio e noi nell'orazione continua parte sempre dal silenzio. Dobbiamo imparare a distinguere due generi di silenzio: il silenzio di Dio e il nostro silenzio interiore. 
Anzitutto il silenzio di Dio, spesso più difficile da sopportare del suo rifiuto, quel silenzio assente di cui già abbiamo detto. 
In secondo luogo, il silenzio dell'uomo, più fecondo del nostro parlare, in una comunione più stretta con Dio di quella mediata da qualsiasi parola.
Il silenzio di Dio di fronte alla nostra preghiera può durare solo per un attimo, o può sembrare che vada avanti all'infinito. 
Cristo restò in silenzio di fronte alle suppliche della cananea, e questo lo condusse a raccogliere tutta la propria fede, la speranza e l'amore umano per offrirli a Dio, per far sì che egli potesse estendere i confini del suo regno al di là del popolo eletto. 
Il si1enzio di Cristo suscitò quindi la risposta della donna, la fece crescere di qualità.
E Dio può fare lo stesso nei nostri riguardi, con silenzi di maggiore o minore durata, che chiamano a raccolta le nostre forze e la nostra fedeltà e ci conducono a un rapporto più profondo con lui rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se la via fosse stata facile. 
Ma a volte il silenzio per noi assume il suono tetro dell' irrevocabile.

- Anthony Bloom - 
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



"Bisogna essere sempre più parchi di parole insignificanti per trovare quelle parole di cui si ha bisogno. 
Il silenzio deve alimentare nuove possibilità di espressione.“

- Etty Hillesum - 



 Il silenzio dell'Uomo 

Il silenzio di Dio e la sua assenza, ma anche il silenzio e l'assenza dell'uomo. Un incontro non acquista spessore e pienezza finché le due parti che convergono non diventano capaci di tacere l'una con l'altra. 
Fino a quando abbiamo bisogno di parole e azioni, di prove tangibili, non abbiamo ancora raggiunto la profondità e la pienezza che cercavamo. 
Non abbiamo fatto esperienza di quel silenzio che avvolge due persone che condividono una certa intimità. Va molto in profondità, assai più di quello che credevamo, il silenzio interiore in cui incontriamo Dio, e con Dio e in Dio il nostro prossimo.
In questo stato di quiete non c'è bisogno di parole per sentirsi vicini al nostro compagno, per comunicare con lui nel nostro essere più profondo, al di là di noi stessi in qualcosa che ci unisce. 
E quando il silenzio si fa sufficientemente profondo, possiamo iniziare a parlare dalle sue profondità, pur con prudenza e cautela per non rovinarlo con il disordine rumoroso che sta nelle nostre parole. 
Allora, il nostro pensiero è contemplazione.
La mente, invece di cercare di distinguere fra forme molteplici, come è abituata a fare, cerca di farne emergere di semplici e radiose dagli abissi del cuore. 
La mente sta compiendo il suo vero lavoro. Serve colui che esprime qualcosa di più grande di lei. Scrutiamo profondità che ci trascendono e cerchiamo di esprimere qualche frammento di quel che abbiamo trovato con timore e rispetto. 
Parole di questo genere, quando non rendono volgare o cerebrale quest'esperienza nel suo insieme, non rompono il silenzio, ma lo esprimono.

- Anthony Bloom - 
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 11 luglio 2016

da Etty Hillesum, " Lettere. 1941-43 - Etty Hillesum

A Osias Kormann
Amsterdam, mercoledì 4 novembre 1942Mercoledì pomeriggio

Kormann, mio Kormann, qui abbiamo già un tempo così piovoso e freddo, chissà come state voi, con quella scarsità di cibo e coperte. Oggi il mio cuore è così, così triste pensando a voi. Ma chissà, forse voi non c’entrate affatto, e sono piuttosto io a essere un po’ depressa e impaziente perché la tiro tanto per le lunghe. E allora come stai, mio caro? Hai già traslocato e hai avuto molte seccature per questo?
Durante una delle nostre passeggiate attorno al campo giallo di lupini abbiamo parlato di desideri e del loro adempimento. Te ne ricordi ancora?
In una lettera del mio poeta Rainer Maria Rilke c’è un passo splendido su questo tema. Forse il tuo collega Haussmann ribadirebbe amaramente: «Non è tempo di poeti e di filosofi». 
Io non so se abbia ragione, in ogni caso ti trascrivo quelle poche frasi, forse ti faranno piacere in un momento di calma (se mai ti succede di averne): «Mi capita spesso di domandarmi se la realizzazione ha davvero a che fare con i desideri. 
Certo, quando il desiderio è debole, è come una metà che, per essere qualcosa di autonomo, necessita della realizzazione, la quale funge appunto da seconda metà. Ma i desideri possono crescere meravigliosamente, sino a diventare qualcosa di intero, di compiuto, di integro, che non necessita di completamento, che cresce, prende forma e si riempie attingendo esclusivamente da se stesso. Talvolta verrebbe da pensare che proprio questa doveva esser stata la causa della grandezza e dell’intensità di una vita, l’aver accondisceso a desideri troppo grandi, che dall’interno, quasi fossero spinti da un meccanismo a scatto, si gettavano fuori nella vita, azione dopo azione, effetto dopo effetto, non sapendo nemmeno più qual era in origine la loro meta e tramutandosi, in modo puramente elementare, alla stregua di un’impetuosa cascata d’acqua, in esistenza immediata, in lieto coraggio, così come gli eventi e le occasioni le mettevano in circolo».
Questo è tutto, per oggi. Salutami per favore il dottor Petzal per cui provo tanta simpatia.
Rivedo spesso il suo viso, segretamente malinconico sotto una maschera d’ironia. Non credo che avrà la vita facile nella sua casupola sovraffollata.
Ahimè, forse la vita non sarà facile per nessuno di voi… Vorrei tanto ritornare presto per sapere come ve la cavate.
lo credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori. Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e salire su un treno di deportati.
La prossima volta altra musica. Arrivederci, mio caro.

- Etty -
(da Etty Hillesum, " Lettere. 1941-43)


" Vorrei tanto qualcosa di saldo. ' Niente è eterno, solo il cambiamento '. Ogni tanto lo dimentico e cerco un punto fermo..."

- Etty -



" Fermati così, come un uccellino malato, rannicchiato su se stesso, e sappi che tutto si mette a posto e non sprecare tutta l'energia ribellandoti contro la tua stessa mancanza di forze ."

- Etty -



" Non si tratta, infatti, di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. Se noi.. non sapremo offrire al mondo impoverito... nient'altro che i nostri corpi salvati a ogni costo e non un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione, allora non basterà! "

- Etty -


Di nuovo arresti, terrore, campi di concentramento, sequestri di padri sorelle e fratelli. Ci s’interroga sul senso della vita, ci si domanda se abbia ancora un senso: ma per questo bisogna vedersela esclusivamente con se stessi, e con Dio. Forse ogni vita ha il proprio senso, forse ci vuole una vita intera per riuscire a trovarlo.

- Etty -

Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 4 febbraio 2016

Il tassista newyorkese ed il segreto per vivere felici - David J.Pollay

David era di fretta, il suo treno sarebbe partito tra meno di mezz'ora e le previsioni del traffico non presagivano nulla di buono. 
Senza pensarci troppo saltò sul primo taxi libero, in direzione della stazione. Il taxi giallo sfrecciava sulla corsia preferenziale, quando all'improvviso una macchina scura sbucò da un parcheggio poco più avanti: il tassista premette con tutta la sua forza il pedale del freno e le ruote iniziarono a fischiare. 
Dopo alcuni secondi, che erano sembrati interminabili, il taxi finalmente si fermò, a pochi centimetri dalla macchina scura.
David aveva il cuore in gola, ma le sorprese non era ancora finite. 
Il guidatore disattento, non solo non si scusò, ma iniziò ad inveire contro il tassista, per poi andarsene con un bel dito medio che sporgeva dal finestrino. David non poteva crederci: quel tizio stava per causare un'incidente potenzialmente mortale ed invece di scusarsi si era comportato da perfetto stronzo. Ma a sorprenderlo davvero fu la reazione del tassista...
Il tassista non solo non si scompose più di tanto: sorrise e salutò amichevolmente il guidatore disattento. 
David era incredulo: "Come hai potuto lasciarlo andare così? Stava per ucciderci!". 
Fu allora che David venne a conoscenza della "Legge del Camion della Spazzatura". 
Continuando a sorridere il tassista guardò David nello specchietto e disse:

"Un sacco di persone sono come camion della spazzatura. Vanno in giro pieni di ‘rifiuti': frustrazioni, rabbia, malcontento. Più questi ‘rifiuti' si accumulano e più loro sentono l'urgenza di cercare un posto dove scaricarli. E se glielo permetti, te li scaricheranno addosso. Quindi amico, quando qualcuno cercherà di scaricare la sua rabbia e la sua frustrazione su di te, non prenderla sul personale. Sorridi, augura loro ogni bene e vai avanti. Credimi: sarai più felice."

- David J.Pollay - 


La pace in noi

A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. 
Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.
Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo”

- Etty Hillesum - 

E io ho capito, in questo anno di rimpianti, speranze, persone, tante parole e tantissimi silenzi, una verità crudele e dolce, che mi ha fatta sentire completamente adulta: la vita non è l’insieme di tutto quello che abbiamo perso, ma la somma di tutto quello che ci è rimasto. 
Allora prendo la vita che mi resta e provo a viverla, perché quello che mi aspetta non può che essere il migliore dei futuri possibili.

- David Trueba - 



Buona giornata a tutti. :-)





martedì 24 febbraio 2015

Chi sono, io? - Dietrich Bonhoeffer

Chi sono, io? Mi dicon spesso
che esco dalla mia cella
calmo e lieto e saldo
come il padrone del suo castello.
Chi sono, io? Mi dicon spesso
che parlo alle mie guardie
libero e amichevole e chiaro
come fossi io a comandare.
Chi sono, io? Mi dicon anche
che sopporto i giorni della sventura
impavido e sorridente e fiero
come chi è avvezzo alla vittoria.
Io, in realtà, son ciò che gli altri dicono di me?
O sono solo ciò che so io di me stesso?
Inquieto, nostalgico, malato come un uccello in gabbia
bramoso d'un respiro vivo come mi strozzassero alla gola
affamato di colori, di fiori, di voci d'uccelli
assetato di parole buone, di presenza umana
tremante di collera davanti all'arbitrio 
e alla più meschina umiliazione
roso per l'attesa di grandi cose
impotente e preoccupato per l'amico ad infinita distanza
stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare
esausto e pronto a prendere congedo da tutto?
Chi sono, io? Questo o quello?
Oggi uno, domani un altro?
Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore
e davanti a me stesso uno spregevole, querulo rottame?
O ciò che in me c'è ancora rassomiglia all'esercito sconfitto
che si ritira in disordine prima della vittoria del già vinto?
Chi sono, io? - domandare solitario che m'irride.
Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo sono io, o Dio!

- Dietrich Bonhoeffer -
da "Chi sono, io?"



Se si esercita fin dall’inizio la disciplina della lingua, ognuno potrà fare una scoperta incomparabile. Riuscirà cioè a smettere di tener d’occhio continuamente l’altro, di giudicarlo, di condannarlo, di inquadrarlo nel posto che a lui sembra gli spetti, di esercitare violenza su di lui. Ora riesce a riconoscere il fratello nella sua piena libertà, così come Dio glielo ha posto davanti. La visione si amplia, e con sua sorpresa è in grado di riconoscere nei suoi fratelli, per la prima volta, la ricchezza e la gloria della creazione divina.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da ”Vita comune”



Se il mio peccato mi sembra in qualche modo inferiore a quello degli altri, meno ri­provevole, non riconosco affatto il mio esser peccatore. 
Il mio pecca­to deve per forza essere il più grande, il più grave, il più riprovevole di tutti.
Per i peccati degli altri ci pensa l’amore fraterno a trovare sempre qualche scusante, mentre per il mio non ce ne sono. 
Per questo è il più grave. A questo livello di umiltà deve giungere chi voglia servire i fratelli nella comunione.
Come potrei infatti non es­sere ipocrita nel servire umilmente anche colui che in tutta serietà mi risulta peccatore più di me? Non è inevitabile che mi metta al di sopra di lui? Mi è consentito avere ancora speranza per lui? Sa­rebbe un servizio ipocrita.
«Non credere di aver fatto progressi nella tua santificazione, se non hai un profondo sentimento della tua infe­riorità rispetto agli altri».

di Dietrich Bonhoeffer 

da: "Vita comune"

Dietrich Bonhoeffer nato nel 1906, pastore e teologo luterano protestante, morto martire, impiccato sotto il nazismo, nel campo di concentramento di Flossenbùrg all’alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, quando ormai Hitler era alla fine.



"Le mie battaglie le combatto contro di me, contro i miei propri demoni: ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. 
Non ho paura, non so, mi sento così tranquilla. Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere. 
Mi sembra che si esageri nel temere per il nostro corpo. 
Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e avvizzisce in qualche angolino. Viviamo in un modo sbagliato, senza dignità. 
Io non odio nessuno, non sono amareggiata: una volta che l'amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito"

- Etty Hillesum -



Signore, Padre di tutti gli uomini,
accogli il grido dei piccoli, degli inermi,
delle vittime della guerra
e mostra la Tua predilezione per loro
fermando ogni violenza fratricida,
ogni progetto di distruzione e di iniquità.
Cristo nostra pace, convertici a Te,
alla Tua Croce,
al Tuo perdono universale,
al Tuo amore senza riserve per ogni creatura.
Fratello di ogni uomo,
fa sentire nel cuore di chi uccide e opprime
la Tua inquietudine di giustizia e d'amore.
Spirito Santo, Spirito della vita,
illumina la mente e scalda il cuore
di coloro che hanno in mano
la vita dei loro simili,
perché le ragioni della pace e della giustizia
trionfino sulle forze della morte
e gli uomini ed i popoli riconciliati
possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli.
Amen.




Buona giornata a tutti. :-)