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mercoledì 4 ottobre 2023

Gloriarci delle nostre infermità tratto da "San Francesco" di Julien Green

Luglio, poi agosto trascorrono a Bagnara. Assisi inquieta per le notizie che riceve, vuole che le si restituisca il suo santo. Essa teme che la gente di Perugia, di Foligno, di Spoleto o di Arezzo le sottragga la sua reliquia vivente. Come distinguere in questo eccesso di zelo la superstizione dell’amore? 
I frati sono disposti a restituire il santo ad Assisi purchè sia alloggiato fra le mura, poiché alla Porziuncola non si è al sicuro da un colpo di mano. 
Viene scelto il palazzo del vescovo che in quel momento si trova in pellegrinaggio al monte Gargano.
Quanto a Francesco non chiede altro che tornare a casa.
Da Assisi arrivano dei cavalieri accompagnati da uomini d’armi, per prelevarlo e sventare ogni tentativo di rapimento delle città vicine.

Il ritorno avviene lentamente. Francesco, non potendo neppur  più salire sull’asino, è preso a turno dai cavalieri sul loro cavallo e portato a braccia di villaggio in villaggio. Se avesse immaginato una scena così strana quando, adolescente, non sognava che armature e crociate: la cavalleria che lo porta in braccio come un bambino! Passano per un sentiero che attraversa la montagna, prendendo la strada più breve.
Ad Assisi lo trasportano al palazzo del vescovo. Soffre orribilmente nella carne. Il martirio al quale un tempo aspirava non gli sarà stato concesso nella forma prevista, ma il supplizio attuale lo sostituisce.

Leone, Angelo, Rufino, Masseo ed Elia gli sono accanto. Viene a visitarlo un medico, non uno di quei boia pronti a torturare in nome della scienza medica, ma un amico di Arezzo, Buongiovanni, che Francesco chiama fratello Giovanni poiché non dà a nessuno l’appellativo di buono, dato che il Signore ha detto: “Nessuno è buono all’infuori di Dio”.
         “Che ne pensi della mia idropisia?"
           lo interroga Francesco.

         “Andrà tutto bene per grazia di Dio”.
         “Fratello” – dice Francesco – “dimmi la verità….
          Non sono un codardo che teme la morte.

“Padre, secondo la nostra scienza medica il tuo male è incurabile: morirai alla fine di settembre o il quarto giorno di ottobre”.
Allora Francesco trova la forza di stendere le braccia e di alzare le mani, e pieno di gioia esclama: “Sorella morte, sii la benvenuta”.

Fonte: “San Francesco” di Julien Green, Ed. Rizzoli 1984, pp. 230-231



  San Francesco abbraccia Cristo crocifisso (1668 ca.)
  Bartolomè Esteban Murillo
  Museo de Bellas Artes, Siviglia, Spagna

  Accanto alla croce, due angeli reggono un libro aperto che reca in latino il passo del Vangelo secondo Luca che dice "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Anche il globo sul quale Francesco poggia il piede, quasi a spingerlo lontano, simboleggia il mondo terreno che egli rifiuta e abbandona per diventare discepolo di Gesù.



Buona giornata a tutti. :-)

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lunedì 1 agosto 2022

Supplica a San Francesco d'Assisi

                                                Santo Francesco, pellegrino di Dio,
insegnaci a diventare, da uomini distratti,
cercatori attenti del Signore in ogni cosa.
Fermandoci in preghiera alla tua Tomba,
parlaci del Signore Gesù,
tu che l’hai amato e seguito come un vero discepolo.
Santo Francesco, ascoltatore di Dio,
insegnaci a sostare in ascolto, in mezzo ai tanti rumori della nostra vita,
della Parola di libertà, di perdono, di speranza
che nasce dal Vangelo di Gesù.
Santo Francesco, fratello di tutti,
insegnaci a partire da questo luogo
con il desiderio di amare e perdonare
perché nella nostra misericordia
e nel nostro lavoro e servizio quotidiano
mostriamo il volto Paterno e Materno di Dio.
Santo Francesco, uomo fatto preghiera,
prega tu stesso per noi che spesso non sappiamo come pregare.
Con la tua voce adoriamo il Signore dell’universo,
il Signore Forte e Potente, il Signore che è Bellezza e Bontà,
il Signore che è Tenerezza e Perdono.
Con la tua voce lodiamo il Signore per ogni creatura che parla di Lui,
per ogni famiglia, per ogni vita di uomo.
Santo Francesco, che accogli i poveri e li ami,
accoglici e presenta le nostre povertà al Padre:
il dolore di molti che soffrono nel corpo e nello spirito,
la solitudine e l’abbandono dei deboli e degli anziani,
le speranze dei giovani, le fatiche quotidiane
di credere e di essere fedeli al Signore nella famiglia e nella vita sociale,
Ricchi di cose, ma bisognosi di essere amati da Dio,
e di amarci fra noi,
insegnaci a non attaccarci a niente
per essere liberi nel cuore,
di quella libertà che tu hai avuto.
Santo Francesco, uomo di fede, di speranza e di carità,
aiutaci ad amare la Chiesa, a volte ferita dai limiti umani,
ma con i segni della presenza del suo Signore.
Non farci rinunciare a dare il nostro contributo
perché la Chiesa di Cristo diventi un popolo santo.
Santo Francesco, modello dei minori,
rendi perseveranti coloro che vogliono servire Cristo nella tua via.
Santo Francesco, poverello di Dio e ricco di amore per tutti,
a te che sei il nostro fratello affidiamo ogni nostra preghiera
e la preghiera di ogni uomo che in te vede il fratello in umanità,
il cristiano, il prefetto discepolo di Gesù,
perché tutto tu presenti al cuore di Dio.
Amen.



“Il Signore ci ha fatto inquieti per cercarlo, per trovarlo, per crescere. Ma se il nostro tesoro è un tesoro che non è vicino al Signore, che non è dal Signore, il nostro cuore diventa inquieto per cose che non vanno, per questi tesori… Tanta gente, anche noi siamo inquieti… Per avere questo, per arrivare a questo alla fine il nostro cuore si stanca, mai è pieno: si stanca, diventa pigro, diventa un cuore senza amore. La stanchezza del cuore. Pensiamo a quello. 

Io cosa ho: un cuore stanco, che soltanto vuol sistemarsi, tre-quattro cose, un bel conto in banca, questo, quell’altro? 

O un cuore inquieto, che sempre cerca di più le cose che non può avere, le cose del Signore? Questa inquietudine del cuore bisogna curarla sempre”.

Papa Francesco - Omelia 21 giugno 2013

 

Con Francesco alla Sequela di Cristo
Oh come sono belli i piedi di quel messaggero di lieti annunzi il cui nome è Francesco, il Poverello di Assisi, di Greccio e della Verna.
Francesco, amante di tutte le creature
Intercedi per noi
Francesco conquistato dall’amore del Divin Bambino nato nella grotta di Betlemme.
Francesco, nel cui cuore Cristo cominciò a regnare perché anche per mezzo del povertà del discepolo noi comprendessimo meglio la povertà di Gesù e fossimo indotti a pensieri di amore e di pace.
Francesco, amante del Creatore e di ogni creatura.
Francesco, promotore della pace sulla terra.
Francesco, eloquente immagine di Cristo.
Francesco, araldo delle otto beatitudini.
Francesco evangelista della carità di Dio.





Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 1 aprile 2022

Dai Fioretti di San Francesco, Capitolo VII

                     

Come san Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia, dove digiunò 40 dì e 40 notti, e non mangiò più che un mezzo pane.
Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci dimostra nel venerabile collegio dei dodici compagni, e nel mirabile misterio delle sagrate istimate, e nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual’egli fea in questo modo. 

Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirato da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’ isola del lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e san Francesco non portò seco se non due panelli. 
Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo: e così si partì colui. 
E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stelle tutta la quaresima, senza mangiare e senza bere altro che la metade d’uno di quelli panelli, secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo. 
Si crede che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti ; e poi in quello luogo dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande riverenza e divozione in quello luogo dove san Francesco fece la detta quaresima.



‌‌‌‌Strappa da te la vanità, non fu luomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
‌‌‌‌Strappa da te la vanità, ti dico strappala.

(Ezra Pound, Canti Pisani - LXXXI)



Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all’effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l’eterna ricompensa in cielo, il digiuno ci dà modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito; e anche se i digiuni non saranno molti, il nemico quando si accorgerà che sappiamo digiunare, ci temerà di più.
Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza: scegline uno tra di essi per digiunare, secondo quanto ti consiglierà la tua devozione e la discrezione del tuo direttore spirituale.

- San Francesco di Sales - 


Buona giornata a tutti :-)


lunedì 4 ottobre 2021

Il testamento di San Francesco d'Assisi (1226)

Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia.
E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Poi il Signore mi dette e mi da una cosi grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro.
E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come i miei signori.
E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori.
E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue che essi ricevono ad essi soli amministrano agli altri.
E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.
E dovunque troverò manoscritti con i nomi santissimi e le parole di lui in luoghi indecenti, voglio raccoglierli, e prego che siano raccolti e collocati in luogo decoroso.
E dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e coloro che amministrano le santissime parole divine, cosi come coloro che ci amministrano lo spirito e la vita.
E dopo che il Signore mi diede dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelo che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo.
Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò.
E quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache.
E non volevano avere di più.
Noi chierici dicevano l'ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster; e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese.
Ed eravamo illetterati e sottomessi a tutti.
Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onesta.
Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio.
Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l'elemosina di porta in porta.
Il Signore mi rivelo che dicessimo questo saluto:"Il Signore ti dia la pace! ".
Si guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non fossero come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini.
Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna (di privilegio) nella curia romana, ne personalmente ne per interposta persona, ne per una chiesa ne per altro luogo, ne per motivo della predicazione, ne per la persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio.
E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di assegnarmi.
E cosi voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare oltre l'obbedienza e la sua volontà, perché egli e mio signore.
E sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico, che mi reciti l'ufficio, così come e prescritto nella Regola.
E non dicano i frati: Questa e un'altra Regola, perché questa e un ricordo, un'ammonizione, un'esortazione e il mio testamento, che io, frate Francesco piccolino, faccio a voi, miei fratelli benedetti, perché osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore.
E il ministro generale e tutti gli altri ministri custodi siano tenuti, per obbedienza, a non aggiungere e a non togliere niente da queste parole.
E sempre tengano con se questo scritto assieme alla Regola.
E in tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche queste parole.
E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente, per obbedienza, che non inseriscano spiegazioni nella Regola e in queste parole dicendo: "Cosi si devono intendere" ma, come il Signore mi ha dato di dire e di scrivere con semplicità e purezza la Regola e queste parole, così cercate di comprenderle con semplicità e senza commento e di osservarle con sante opere sino alla fine.
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i Santi.
Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. (Amen).





“Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste”. 

Papa Francesco 22 Marzo 2013


Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili. 
Non ferire o umiliare i nostri fratelli è il nostro primo dovere verso di loro, ma non è sufficiente fermarsi lì. 
Abbiamo una missione più alta: essere loro di servizio dovunque ne abbiano necessità.

- San Francesco d'Assisi -


Agli occhi di Dio un uomo vale realmente quel che vale, e niente di più. 

- San Francesco d'Assisi -






Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 1 agosto 2021

Francesco accettò la morte... - Julien Green

“Francesco accettò la morte con quella gioia del cuore che non l’aveva mai del tutto abbandonato, neppure nei giorni più bui. Quando udì il verdetto del medico fece chiamare i suoi frati Angelo e Leone e chiese loro di cantare il Cantico della Creature.
Essi obbedirono. Con voce che stava per scoppiare in singhiozzi intonarono uno dei più bei canti di gioia usciti dalla bocca dell’uomo. Si rendevano conto che riempivano la cella con tutto il creato?
Il fuoco e l’acqua, la terra e l’aria, i quattro elementi si univano alle stelle, alla luna, al sole, ai fiori, all’erba, oltre al perpetuo e stupendo cambiamento di scena che fanno le nuvole, tutto ciò in un grandioso incontro di tutte le bellezze dell’universo. E poiché la morte si avvicinava, venne aggiunto un saluto cortese all’inviato del cielo:
 
Laudato si, mi Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullo omo vivente po’ scampare.
Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
Beati quelli che troverà
ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte seconda no li farrà male.

Se Francesco si era ispirato in un certo modo a Daniele e alla Genesi per comporre il suo inno alla gioia, il cavalleresco saluto alla nostra sorella morte è soltanto suo.
Tuttavia non è nel palazzo del vescovo che vuole morire, ma, come ha ripetuto tante volte alla Porziuncola. Qui viene trasportato con infinite cautele, tenendo conto della sua fragilità e della tortura rappresentata da ogni movimento. Pare che i suoi  frati l’abbiano portato tra le braccia. Dopo la cavalleria è la povertà che lo porta come un bimbo piccolo, come lui stesso si definisce.”
 

(Julien Green)

Fonte: San Francesco di J.Green, Rizzoli 1984, pp 231-232

Giotto di Bondone, conosciuto come Giotto (1267 – 1337)
  Il trapasso di San Francesco
  Basilica Superiore di Assisi, Italy
  “Nel momento del trapasso del beato Francesco, un frate vide l'anima sua salire al cielo sotto forma di stella fulgidissima.
Come ottenere l’Indulgenza plenaria del Perdono di Assisi (per sé o per i defunti)


Dal mezzogiorno del 1° di agosto, alla mezzanotte del giorno seguente, 2 agosto, si può lucrare (ottenere) una volta sola l'indulgenza plenaria.
Le condizioni richieste sono semplici:
Andare in una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto (per sapere se nella vostra chiesa sia possibile ottenere l’indulto… chiedete al parroco), recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).
Confessarsi, per essere in Grazia di Dio (la confessione è valida anche se fatta negli otto giorni precedenti o seguenti). Naturalmente avere una disposizione d’animo che escluda ogni desiderio di peccati, anche veniali.
Partecipare alla Santa Messa e  fare la comunione.
Pregare secondo le intenzioni del Papa, almeno un “Padre Nostro” e un'“Ave Maria” o altre preghiere a scelta, per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa e la fedeltà al Papa.


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 31 luglio 2021

La profezia di San Francesco d'Assisi

Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: 
“Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. 
Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. 
Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. 
Mentre gli scandali si moltiplicheranno, la nostra congregazione religiosa sarà divisa tra altre che saranno completamente distrutte, perché i loro membri non si opporranno, ma consentiranno all’errore. 
Ci saranno così tante e tali opinioni e divisioni tra la gente, e tra i religiosi e i chierici che, se quei giorni malefici non fossero abbreviati, come annunciato dal Vangelo, anche gli eletti cadrebbero nell’errore (se fosse possibile), se in tale uragano non fossero protetti dall’immensa misericordia di Dio. 
Così la nostra Regola e il nostro modo di vita saranno violentemente attaccati da alcuni. 
Delle tentazioni terribili sorgeranno. 
Coloro che supereranno la grande prova riceveranno la corona della vita. 
Guai a quelli tiepidi che metteranno ogni loro speranza nella vita religiosa, senza resistere saldamente alle tentazioni consentite per provare gli eletti. Coloro che nel fervore spirituale abbracceranno la pietà con la carità e zelo per la verità, subiranno persecuzioni e insulti come se fossero scismatici e disobbedienti. 
Perché i loro persecutori, spronati da spiriti maligni, diranno che in questo modo prestano grande onore a Dio nell’uccidere e rimuovere dalla terra degli uomini tanto cattivi. 
Allora il Signore sarà il rifugio degli afflitti e lui li salverà, perché hanno sperato in Lui. 
E poi per rispettare il loro Capo, agiranno secondo la Fede e sceglieranno di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, acquistando con la morte dalla vita eterna, non volendo conformarsi all’errore e alla perfidia, per assolutamente non temere la morte. 
Così alcuni predicatori terranno la verità in silenzio e negandola la calpesteranno.


“La santità di vita sarà derisa da coloro che la professano solo esteriormente e per questa ragione Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore.“



“ Se avrò occasione di parlare con l’Imperatore , lo supplicherò che per amore di Dio e per istanza mia, emani un editto, al fine che nessuno catturi le sorelle allodole e faccia loro del danno. 
E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi, siano tenuti ogni anno, il giorno della Natività del Signore, a incitare la gente che getti frumento e altre granaglie sulle strade, fuori delle città e dei paesi, in modo che in un giorno tanto solenne gli uccelli, soprattutto le allodole , abbiano di che mangiare…”

- San Francesco - 






Saluto alla Beata Vergine Maria

Ave, Signora, santa regina
Santa genitrice di Dio, Maria
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è
ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.


- San Francesco d’Assisi - 


Buona giornata a tutti. :-)


domenica 4 ottobre 2020

San Francesco d'Assisi, ritratto di santo - Antonio Sicari

" ...allora cosa bisogna fare con questo prete?". Francesco gli va incontro e gli dice: "se tu sei peccatore io non lo so, ma so che le tue mani possono toccare il Verbo di Dio." e si inginocchia a baciare le mani del prete.

" ... Francesco volle sì restaurare la Chiesa, ma la Chiesa di Cristo, quella appartenente al Signore, tanto che i suoi punti di riferimento esclusivo furono quelli che legano concretamente e perpetuamente Cristo alla Chiesa: l'Eucaristia ( e il sacerdozio) e la Scrittura. 
Il " Testamento" continua dunque così:" Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della Santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovesse perseguitare voglio ricorrere ad essi. 
E se io avessi tanta sapienza quanta ne ebbe Salomone e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare mai contro la loro volontà.  

E questi e tutti gli altri voglio temere, amare ed onorare come miei signori e non voglio in loro considerare peccato, perchè in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori e faccio questo perchè dell'Altissimo Figlio di Dio null'altro io vedo corporalmente in questo mondo se non il santissimo Corpo e Sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano.

Ci sono diversi episodi in cui si racconta come Francesco incontra degli eretici che contestano la Chiesa e vogliono approfittare della sua venuta e lo portano di fronte al prete del paese che vive in concubinato e che è di scandalo e gli chiedono: " allora cosa bisogna fare con questo prete?" 
Francesco gli va incontro e gli dice: " se tu sei peccatore io non lo so, ma so che le tue mani possono toccare il Verbo di Dio", e si inginocchia a baciare le mani del prete.
Sacerdozio ed Eucaristia erano per lui due amori assoluti e congiunti. 


La " Vita Secunda " di Tommaso da Celano diceva: " Ardeva d'amore in tutte
le fibre del suo essere verso il Sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura...
Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote perchè ad esso è stato conferito il Divino potere di consacrare questo sacramento. Diceva spesso: " Se mi capitasse di incontrare un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e vorrei baciargli le mani. Direi: ohi, aspetta S. Lorenzo perchè le mani di costui toccano il Verbo della vita, e possiedono un potere sovrumano."


- Antonio Sicari -

 in "Ritratti di santi- S. Francesco d'Assisi"




San Francesco dice a frate Ginepro:
"Vieni, fratello, andiamo a predicare".
Risponde il fraticello disarmato:
"Ma padre, come posso predicare
io che sono tanto ignorante?".
"Non ti preoccupare,
andiamo, andiamo a predicare".

Van girando i frati per la città,
e pregano insieme camminando,
salutano tutti in pace e umiltà.
Dei poverelli si fan fratelli,
aiutano insieme i bisognosi.
Dice infine san Francesco al compagno:
"Vieni, fratello, torniamo al convento".
"Ma, padre mio, e la nostra predica?!".

Sorridendo gli replica san Francesco:
"Ma è già finita, fratello mio.

La più bella predica è l'esempio:
noi oggi l'abbiamo fatta cosi!".








Buona giornata a tutti 
e tanti auguri a tutti gli amici e le amiche che oggi festeggiano l'onomastico  :-)