Visualizzazione post con etichetta Sant'Agostino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sant'Agostino. Mostra tutti i post

sabato 8 aprile 2023

Il nostro vanto è nella croce di Gesù - Sant'Agostino

La passione del Signore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza. 
Che cosa mai non devono attendersi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti il Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrandogli troppo poco nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso.

Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto ha già compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori?

Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini? Chi è infatti Cristo, se non quel Verbo "che era in principio e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio"? (Gv 1, 1). Ebbene, questo Verbo di Dio "si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14).  Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne  mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui non aveva nulla da cui ricevere la morte.  Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte di Cristo.

Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l'artefice della giustificazione? Come non darà il premio ai santi, lui, fedeltà personificata, che senza colpa sopportò la pena dei cattivi? Confessiamo, perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia; non con rossore, ma con fierezza. L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo.
Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: "Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Gal 6, 14).

- Sant'Agostino -



"Guardiamo a Cristo trafitto in Croce! E’ Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi. 
L’apostolo Tommaso riconobbe Gesù come “Signore e Dio” quando mise la mano nella ferita del suo costato. Non sorprende che, tra i santi, molti abbiano trovato nel Cuore di Gesù l’espressione più commovente di questo mistero di amore. Si potrebbe addirittura dire che la rivelazione dell’eros di Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressione suprema della sua agape. 
In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti. Gesù ha detto: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). 
La risposta che il Signore ardentemente desidera da noi è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui. Accettare il suo amore, però, non basta. Occorre corrispondere a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: Cristo “mi attira a sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stesso amore."

- papa Benedetto XVI - 
Messaggio per la Quaresima 2007



Dalla Croce Gesù propone in positivo un altro tipo di umanità: è l'umanità di chi vive la beatitudine dei miti e degli operatori di pace, di chi accetta di portare la croce quotidiana dietro al suo Signore.

- Cardinale Carlo Maria Martini - 



Teco vorrei Signore 
oggi portar la Croce;
nella Tua doglia atroce 
io ti vorrei seguir.
Ma sono infermo e lasso
donami, deh, coraggio
acciò nel mesto viaggio
non m'abbia da smarrir...



Buona giornata a tutti. :-) 

martedì 20 settembre 2022

Restate uniti alla croce di Cristo! - Sant'Agostino

 Come vorrei, o miei fratelli, incidervi nel cuore questa verità!
Se volete vivere un cristianesimo autentico,
aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi,
onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato.
È per questo che ci ha raggiunti,
per farsi uomo per noi fino alla croce.
Si è fatto uomo per noi.

- Sant'Agostino - 
 (Commento al Vangelo di san Giovanni 2, 3)


Sant'Agostino
opera di Botticelli Chiesa di Ognissanti
Firenze – Italy

Tutti sono doni del mio Dio, non io li ho dati a me stesso.
Sono beni, e tutti sono io.
E’ buono chi mi fece, anzi lui stesso è il mio bene,
e io esulto in suo onore per tutti i beni
di cui anche da fanciullo era fatta la mia esistenza.
Il mio peccato era di non cercare in lui, ma nelle sue creature,
ossia in me stesso e negli altri, i diletti, i primati, le verità,
precipitando così nei dolori, nelle umiliazioni, negli errori.
A te grazie, dolcezza mia e onore mio e fiducia mia, 
Dio mio, a te grazie dei tuoi doni.
Tu però conservameli, così conserverai me pure,
e tutto ciò che mi hai donato crescerà e si perfezionerà,
e io medesimo sussisterò con te, poiché tu mi hai dato di sussistere.

- Sant'Agostino -
(Confessioni X, 27, 38)



Né futuro né passato esistono. 
È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. 
Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: 
presente del passato, presente del presente, presente del futuro. 
Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo 
e non le vedo altrove: 
il presente del passato è la memoria, il presente del presente 
la visione, il presente del futuro l'attesa. 

- Agostino d'Ippona - 
Confessioni, 397-400




















Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me e io stavo fuori,
ti cercavo qui,
gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
le creature che, pure,
se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente,
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato tu
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo:
ti ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato e ora ho fame e sete di te;
mi ha toccato e ora ardo
dal desiderio della tua pace .


- Sant'Agostino -


Buona giornata a tutti :-)

iscriviti al mio canale YouTube: https://www.youtube.com/c/leggoerifletto

domenica 19 dicembre 2021

Discorso 191, Natale - Sant'agostino

 Il Verbo del Padre, per mezzo del quale sono stati creati tempi (Cf. Gv 1, 3), divenuto carne, ci ha donato il suo Natale nel tempo. 

Per la sua nascita umana volle avere un giorno determinato, lui senza il cui intervento divino nessun giorno può scorrere. 

Egli che presso il Padre precede tutta l’estensione dei secoli, nascendo dalla madre nel tempo in questo giorno si inserì nel defluire degli anni. 

Il creatore dell’uomo è diventato uomo: perché, pur essendo l’ordinatore delle stelle, potesse succhiare da un seno di donna; pur essendo il pane (Cf. Gv 6, 35), potesse aver fame (Cf. Mt 4, 2); pur essendo la fonte (Cf. Gv 4, 13), potesse aver sete (Cf. Gv 19, 28); pur essendo la luce (Cf. Gv 1, 9) potesse dormire (Cf. Lc 8, 23); pur essendo la via (Cf. Gv 14, 6) potesse stancarsi per il viaggio (Cf. Mc 14, 56); pur essendo la verità (Cf. 2 Tim 4, 1) potesse essere accusato da falsi testimoni (Cf. 1 Cor 1, 30); pur essendo giudice dei vivi e dei morti (Cf. Mt 27, 26-29) potesse essere giudicato da un giudice mortale; pur essendo la giustizia (Cf. 1 Cor 3, 11) potesse essere condannato da uomini ingiusti; pur essendo il flagello potesse essere colpito da flagelli; pur essendo grappolo potesse essere coronato di spine; pur essendo il fondamento potesse essere sospeso ad un legno; pur essendo la fortezza potesse diventare debole; pur essendo la salvezza potesse essere ferito; pur essendo la vita potesse morire. Sostenne per noi queste cose ed altre simili pur non meritandosele, per liberare noi anche se eravamo indegni. 

Mentre né lui, che per noi sopportò tanti mali, si meritava alcunché di male, né noi, che tramite lui abbiamo ricevuto tanti beni, ci meritavamo alcunché di bene. 

Per questi motivi colui che era Figlio di Dio prima di tutti i secoli senza inizio di giorni, negli ultimi tempi si è degnato di diventare figlio dell’uomo. 

E colui che, nato dal Padre, non è stato formato dal Padre, è stato formato nella madre che aveva fatto. é nato da lei per poter rimanere finalmente qui in terra; mentre lei mai e da nessuna parte avrebbe potuto esistere se non per mezzo di lui.



Andiamo fino a Betlemme,
come i pastori.

L'importante è muoversi.

E se invece di un Dio glorioso,

ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino,

non ci venga il dubbio di aver
sbagliato il percorso.

Il volto spaurito degli oppressi,

la solitudine degli infelici,

l'amarezza di tutti gli
uomini della Terra,

sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.

A noi il compito di cercarlo.

Mettiamoci in cammino senza paura.

(don Tonino Bello)


Buona giornata a tutti :-)


 

 

domenica 30 maggio 2021

Tempo

     Dal latino tempus; in generale significa una durata infinita di momenti, entro la quale trovano posto tutte le altre durate più o meno lunghe, degli anni, delle stagioni, dei mesi, dei giorni, delle ore, dei minuti ecc. La riflessione dei filosofi sul tempo è andata di pari passo con la riflessione sullo spazio e ha dato luogo sostanzialmente alle stesse soluzioni: ultrarealistica (Platone- Newton), concettualistica (Kant) e logico-realistica (Aristotele). 

È di Aristotele la celebre definizione: «Il tempo è la misura del movimento secondo il prima e il poi». 



S. Agostino fu il primo ad affrontare come impegno la questione del tempo. «Che cos'e dunque il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so» (Confessioni XI, 14). Per risolvere la questione del tempo Agostino scruta la valenza ontologica delle tre fasi in cui si distingue il tempo: passato, presente e futuro. E scopre che in se stesso il futuro ancora non è, mentre il passato e già volato via e non e più; perciò passato e futuro in se stessi non posseggono nessuna esistenza. Essi la posseggono soltanto grazie al presente, che conserva il passato e anticipa il futuro. Ciò avviene grazie all'uomo e alle sue facoltà conoscitive: la memoria che trattiene il passato, la previsione che anticipa il futuro e l'intuizione che coglie il presente.

      Pertanto il tempo non esiste al di fuori dell'uomo, bensì soltanto nell'uomo: « È nella nostra mente che si trovano in qualche modo questi tre tempi, mentre altrove non li vedo: il presente del passato vale a dire la memoria, il presente del presente vale a dire l'intuizione, e il presente del futuro vale a dire l'attesa» (Confessioni XI, 20). Di conseguenza è sempre nella mente umana che il tempo trova la ragione della sua misurabilità; «È in te, o anima, che, io misuro il tempo (...). L'impressione che le cose fanno in te nel passare e in te rimane quando sono passate, e questa che io misuro presente, non le cose che sono passate, in modo da ri-produrvela. È questa che io misuro quando misuro il tempo» (Confessioni XI, 21, 27). Del tempo il Dottore Angelico ha lo stesso concetto di Aristotele, del quale si compiace di ripetere spesso la celebre definizione: Tempus nihil aliud est quam nuunerus motus secundum prius et posteriur» (1, q. 10, a.  1; cfr. 1 Sent., d. 8, q. 3, a. 3, ad 4; C.G., 1, qq. 15 e 55; IV Phys., lect. 17).

     Comunque S. Tommaso è certamente d'accordo con S. Agostino nel ritenere che il tempo formalmente - come misura del divenire - non esiste fuori della mente: è il risultato del potere conoscitivo dell'uomo. Tuttavia ha una sua radice nelle cose: perché senza il divenire, che e proprietà delle cose, non ci sarebbe neppure il tempo: «Ciò che appartiene al tempo come suo elemento materiale, si fonda nel divenire, ossia nel prima e nel poi; invece per quanto concerne il suo aspetto formale, questo è frutto dell'operazione dell'anima misurante, per questo motivo il Filosofo nella Fisica (IV, 14) dice che se non ci fosse l'anima non ci sarebbe neppure il tempo» (I Sent., d. 19, q. 2, a. 1).

     Il tempo è una proprietà di tutte le realtà corporee, le quali sono necessariamente soggette al divenire, al cambiamento, allo sviluppo, alla generazione e alla corruzione, tutti eventi che hanno un prima e un poi, e per questo sono suscettibili di misurazione. Però, precisa S. Tommaso una cosa può essere misurata dal tempo in due maniere, direttamente oppure indirettamente. “Infatti il tempo è la misurazione di cose che hanno successione: perciò sono direttamente misurate dal tempo quelle cose che implicano l'idea di successione, o elementi connessi con la successione: per es., il moto, la quiete, la conversazione e simili. Diciamo invece che sono indirettamente misurate dal tempo le cose che non implicano essenzialmente 1"idea di successione, ma che tuttavia dipendono da entità soggette alla successione. Così l'essere uomo non implica di per sé l'idea di successione (esse hominem de sui ratione non habet successionem), infatti non è un movimento, bensì termine di un movimento o trasmutazione, cioè della generazione umana; ma poiché l'essere umano sottostà a cause mutevoli, in base a esse l'essere dell'uomo è misurato dal tempo» (I-II, q. 31, a. 2).

     L'unica questione relativa al tempo su cui l'Angelico si è impegnato a fondo e ha anche polemizzato aspramente con i suoi avversari, riguarda il momento della creazione: se essa possa aver avuto luogo anche dall'eternità o se invece la sua origine sia necessariamente legata al tempo. Secondo l'Angelico l'origine del mondo nel tempo è una verità di fede, che tutti i teologi devono sottoscrivere; ma indipendentemente dalla fede, è ipotizzabile anche una creazione ab aeterno. Infatti «la creazione del mondo non dipende da nessun'altra causa che dalla volontà di Dio. Perciò quanto appartiene all'inizio del mondo non può essere provato dimostrativamente, ma va accolto per fede secondo quanto è stato rivelato dallo Spirito Santo, come insegna l'Apostolo: "A noi lo rivelò Dio per mezzo dello Spirito Santo» (1 Cor 2, 11). Pertanto occorre difendersi dalla presunzione di fornire delle dimostrazioni per quelle che sono verità di fede" (Quodlib. III, q. 14, a. 2). (Cfr. C. G. II, 31 ss; I, q. 46, aa. 7 , 2; Comp. Theol. 1, c. 98).


Buona giornata a tutti :-)




  

mercoledì 13 gennaio 2021

Sant'Agostino e l'Angelo

Agostino era dottissimo: aveva studiato i libri degli uomini più dotti dei tempi antichi. Un giorno mentre stava passeggiando sulla riva del mare, pensava a certi argomenti di cui doveva trattare sui suoi libri.
E, fra l'altro, pensava alla S.S. Trinità; si sforzava di comprendere un poco di questo mistero difficilissimo, per poterne dare delle spiegazioni.
Quand'ecco fu distratto da un graziosissimo bambino che sembrava assai affacendato nell'attingere acqua dal mare con una conchiglia, e nel  versare ripetutamente quell'acqua entro una buca che aveva scavato nella sabbia. 
Il Santo si fermò e domandò al bambino: - Che fai? Perchè ti affanni tanto a versar acqua in questa buca? -
E il bambino rispose: - Voglio svuotare il mare e versarne tutta  l'acqua in questa buca. -
- Impossibile - esclamò Agostino sorridendo, - non vedi quanto è grande il mare? Come potrai tu far entrare quella immensa quantità di acqua in una buca cosi piccola? -
Il Bambino guardò lungamente Agostino, fissandolo con uno sguardo significativo e penetrante, e poi aggiunse: - Io non posso svuotare il mare e farlo entrare in questa buca? E tu vuoi comprendere come è fatto Dio, che è infinitamente più grande del mare?... La tua intelligenza, in confronto alle infinite perfezioni di Dio, è più piccola del fosso, che io ho fatto sulla sabbia. -
   
Detto questo il bambino s'illuminò di una luce celeste... e disparve.
Era un angelo del Paradiso, che Dio aveva mandato al santo, per dargli un insegnamento tanto importante, e cioè che la nostra intelligenza è troppo limitata e non può comprendere la natura di Dio e le sue infinite perfezioni.






Perché chiedere qualcosa a Dio?

Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario. Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci.

- Sant' Agostino -
Lettera a Proba, dalla Liturgia delle Ore, vol. IV, p. 363


Cantiamo qui l’Alleluia… qui cantiamo da morituri, lassù da immortali.
Qui nella speranza, lassù nella realtà.
Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria.
Cantiamo da viandanti.
Canta ma cammina.
Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità.

Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità.
Canta e cammina.

- Sant'Agostino - 




Il vero amore è amare e lasciarsi amare. E’ più difficile lasciarsi amare che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all’amore perfetto di Dio, perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da Lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa.

- Papa Francesco - 
18 gennaio 2015 – Incontro coi giovani a Manila




Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti al mio canale YouTube:


 

giovedì 24 dicembre 2020

E' per loro che voglio pregarti questa sera, a poche ore dal Natale - Luigi Maria Epicoco Ft

Non bisogna farsi piacere per forza la notte. Certe volte il buio che si avverte è insopportabile. 
E il Natale ne acuisce il dolore, perché è il tempo in cui il vuoto di 'chi' o di 'cosa' ci manca si fa sentire di più. 
So bene che a Natale c'è gente che soffre di più, e non prova nessuna gioia perché non vede nessuna nascita, nessuna speranza. 
Il vero problema è che nessuna nostra parola può aiutare queste persone che hanno tutto il diritto di star male nella loro notte. 
Eppure la fede ci dice che Gesù nasce in una notte. 
Non c'è luce, ma buio. 
Non c'è accoglienza, ma porte chiuse per Lui. 
Non c'è "posto adatto", ma "posto arrangiato". 
Se Gesù è venuto, lo ha fatto innanzitutto per coloro che non trovano nemmeno più parole per dire il loro dolore. E che cosa ha fatto per loro? Si è nascosto nella loro notte affinché al fondo di quel buio non ci fosse più un vuoto, ma Qualcuno. 
E perché non lo sentono? Perché certe volte il dolore ci toglie il realismo vero delle cose e ci fa sentire solo ciò che si vede. 
E' per loro che voglio pregarti questa sera, a poche ore dal Natale. 
Per loro ti prego Signore, Vieni! 
Rompi la monotonia dei pensieri negativi e fai nascere il dubbio che forse c'è speranza. 
Strappali dalla passività di chi non vuole fare più nulla e spingili a uscire dai recinti dove si sono chiusi a chiave. 
Fagli alzare gli occhi a guardare bene il buio e dona loro un firmamento di stelle, che seppur nella nostalgia possa strappare loro lacrime di gratitudine. Quel pianto, almeno quello, sia un pianto di riconciliazione, e ogni lacrima li possa accompagnare fin davanti a te, che hai nascosto la tua Gloria nella debolezza di un bambino. 
Possano accorgersi che loro, così lontani dalla gioia, sono il posto che tu hai scelto per venire al mondo. 
E i più infelici dell'universo sappiano che sono il pensiero fisso della Tua venuta in mezzo a noi. 
Amen. 

- Don Luigi Maria Epicoco - 


La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84, 12). 
I Giudei, come afferma l’Apostolo, non volendo riconoscere la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rom 10, 3). 
Donde l’uomo può diventare giusto? Da se stesso? 
Ma quale povero può sfamarsi da se stesso? 
Quale nudo può coprirsi se non gli viene data una veste da un altro? Non avevamo la giustizia, avevamo soltanto i peccati qui in terra. 
Donde viene la giustizia? Quale giustizia può esservi senza la fede? Il giusto infatti vive per la fede (Rom 1, 17). Chi senza avere la fede si dice giusto mente. Come può non esservi la menzogna dove non c’è la fede? Chi vuol dire il vero si converta alla verità. Ma questa era lontana. 
La verità è sorta dalla terra. 
Tu dormivi, essa venne a te; tu eri in coma, essa ti ha svegliato; ti ha fatto strada con la sua persona per non perderti. 
Concludendo: La verità è sorta dalla terra, cioè il Signore nostro Gesù Cristo è nato da una vergine; la giustizia si è affacciata dal cielo affinché gli uomini diventassero giusti non di una giustizia propria, ma di quella di Dio.

sant'Agostino -




O Bambino di Betlemme,
tocca il cuore di quanti sono coinvolti
nella tratta di esseri umani,
affinché si rendano conto
della gravità di tale delitto contro l’umanità.
Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini
che vengono rapiti, feriti e uccisi
nei conflitti armati,
e a quanti vengono trasformati in soldati,
derubati della loro infanzia.
Signore del cielo e della terra,
guarda a questo nostro pianeta,
che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini
sfrutta in modo indiscriminato.



Buona Vigilia a tutti :-)

Che il Signore ci benedica, ci custodisca e ci protegga

Stefania 



martedì 3 novembre 2020

"Io ho vinto il mondo" - Sant'Agostino

"A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui” (Fil 1,29).

Il diacono Vincenzo aveva ricevuto questi due favori e li custodiva. Se non li avesse ricevuti, che cosa avrebbe ricevuto? Aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire. Nessuno presuma di se stesso quando parla. 

Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza. 
Ricordate Cristo Signore quando nel Vangelo ammonisce i suoi discepoli. Ricordate il re dei martiri che provvede le sue schiere di armi spirituali, fa intravedere la guerra, reca aiuto, promette il premio. Lui che aveva detto ai suoi discepoli: “Voi avrete tribolazione nel mondo” subito dopo, per consolarli perché si erano spaventati, soggiunse: “ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”(Gv 16,33). Perché dunque ci meravigliamo carissimi, se Vincenzo ha trionfato in Colui che sconfitto il mondo? Disse Gesù: “Voi avrete tribolazioni nel mondo”. State certi, però, che se calpesta non schiaccia, se assalta non riesce vincitore. Il mondo porta avanti una duplice battaglia contro i soldati di Cristo: lusinga per ingannare, spaventa per spezzare.

Non ci trattenga il nostro piacere, non ci spaventi la crudeltà degli altri, e così trionferemo sul mondo. Cristo si fa incontro a noi ai due ingressi, e del piacere e della crudeltà, e così il cristiano non viene vinto. Se in questo martirio si considera la forza umana nella sofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si riconosce la potenze divina, non desta più meraviglia. 
Quanta era la raffinatezza con la quale si infieriva sul corpo del martire, altrettanta era la tranquillità che traspariva dalla sua voce. 
Quanta era l'asprezza con la quale si incrudeliva selle sue membra e altrettanta era la sicurezza che si esprimeva nelle sue parole. Si sarebbe pensato che, mentre Vincenzo subiva la sua passione, uno sperimentasse la tortura e un altro diverso parlasse. E avveniva veramente così, fratelli. Avveniva proprio così: un altro parlava. Infatti Cristo nel vangelo ha promesso anche questo ai suoi testimoni, preparandoli alla battaglia. 
Questa è stata la sua raccomandazione: “Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,19-20). Il corpo dunque veniva torturato e lo Spirito parlava, e alle parole dello Spirito non solo l'empietà veniva confutata, ma anche la debolezza veniva fortificata"

Dai “Discorsi” di Sant'Agostino

 

Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me e io stavo fuori,
ti cercavo qui,
gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
le creature che, pure,
se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente,
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato tu
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo:
ti ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato e ora ho fame e sete di te;
mi ha toccato e ora ardo
dal desiderio della tua pace .

(Sant'Agostino)
Confessioni, 10,27


Buona giornata a tutti. :-)

Voglia di preghiera:  leggoerifletto

Sono presente anche su YouTube, il link del canale: LeggoeRifletto