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venerdì 31 maggio 2019

Maria, icona della santa Trinità - Stefano De Fiores

La Santissima Trinità di Dio:
La dottrina si è precisata nell'ambito del Cristianesimo antico: prima nel credo del primo concilio di Nicea (325), poi nel Simbolo niceno-costantinopolitano (381), dove venne affermato come primo articolo di fede l'unicità di Dio e, come secondo, la divinità di Gesù Cristo figlio di Dio e Signore, a seguito, tra le altre, della controversia suscitata dal teologo Ario, che negava quest'ultima.
Il dogma della "trinità" è in relazione alla natura divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la sua "sostanza", ma comune a tre "persone" (o "ipòstasi") della stessa numerica sostanza (consustanziali) e distinte. Ciò non va interpretato come se esistessero tre divinità (politeismo) né come se le tre "persone" fossero solo tre aspetti di una medesima divinità (modalismo). Le tre "persone" (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, "ipòstasi") sono in effetti ben distinte ma della stessa sostanza, Dio:
I° - Dio Padre, creatore del cielo e della terra, Padre trascendente e celeste del mondo;
II° -il Figlio: generato dal Padre prima di tutti i secoli, fatto uomo come Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il Redentore del mondo.
III° -lo Spirito Santo che il Padre e il Figlio mandano ai discepoli di Gesù per far loro comprendere e testimoniare le verità rivelate.
Al mistero della "trinità" è dedicata, nella Chiesa cattolica, la solennità della Santissima Trinità, che ricorre ogni anno, la domenica successiva alla Pentecoste.
La dottrina trinitaria è stata accolta dalla maggior parte dei Protestanti, particolarmente dal protestantesimo storico (di cui fanno parte fra gli altri il luteranesimo e il calvinismo).




Verso di te noi veniamo, Maria, icona della santa Trinità, che in te ha operato meraviglie di grazia!
Tu sei una di noi, figlia della nostra stirpe e sorella di fede. 
Ma sei prima di noi, strada regale al Verbo incarnato, sposa fedele dell’eterno Amore.

Tu sei la montagna di Dio, che si staglia innevata sulla cima dei monti. 
Su di te noi dimoriamo per vivere i misteri cristiani del Tabor e del Calvario, delle beatitudini e della Pasqua.

Sei nostra madre, tipo esemplare della Chiesa che genera Cristo mediante la Parola di vita.
E noi come il discepolo amato ti accogliamo, dono prezioso di Cristo crocifisso, in tutto lo spazio del nostro io umano e cristiano.

Insegnaci una cosa sola: a dire amen al volere del Padre, amen al Vangelo del Figlio, amen all’azione dello Spirito.

Con te cammineremo sulle strade del tempo verso i fratelli e la piena comunione con Dio dove tu ci hai preceduto.
Vergine degli inizi, guidaci e aiutaci a seguirti nella tua missione. 
Come tu hai inserito Cristo nella cultura ebraica, così noi lo incarneremo nelle culture dei popoli. 
Saremo tua discendenza, donna nuova, perché anche da noi nasca Cristo nel mondo.

Amen.

- Stefano De Fiores -

Padre Stefano De Fiores (2 ottobre 1933 – Catanzaro, 15 aprile 2012) è stato un presbitero monfortano italiano, mariologo di fama internazionale, professore ordinario di Mariologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.


Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 28 novembre 2018

… E saremo mandati in missione - don Tonino Bello

«La prima gemma che spunta sull’albero della Trinità è l’Eucaristia. 
Quando questa gemma scoppia, viene fuori la Chiesa. 
La Chiesa, quindi, non è altro che il Sacramento eucaristico pienamente sbocciato». [...]



Dalla Trinità,

«[…] Se non comprendiamo che la Chiesa è “Oriens ex alto” (che nasce dall’alto), che ha, cioè, nella Trinità l’origine, il modello e la meta non solo della sua missione, ma anche del suo stesso essere, allora tutti i nostri richiami all’ “insieme”, all’ “unità”, alla “comunione”, sembreranno solo manifestazione dell’ansia di chi vuol contare di più, incidere di più, produrre di più, apparire di più.

Nella sottolineatura della “Ecclesia de Trinitate” (Chiesa che nasce dalla Trinità) non si nasconde il calcolo del proverbio che dice “l’unione fa la forza”. 
C’è, invece, l’esigenza di far capire che, se l’albero è la Trinità, mistero di comunione, la Chiesa, che su quest’albero matura, non può vivere la disgregazione delle persone, il molecolarismo dei progetti, la frantumazione degli sforzi. 
Se no, non è Chiesa. Sarà organizzazione del sacro, consorteria di beneficenza, fabbriceria del rito, multinazionale della morale. Ma non Chiesa.

[E] Se dai frutti non ci è dato risalire al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, vuol dire che non ci troviamo di fronte alla Chiesa. […]

[Così] Se fotocopieremo nella nostra Chiesa la comunione trinitaria, se, cioè, saremo davvero una “Ecclesia de Trinitate” saremo mandati in missione.

Diversamente, il nostro agire sarà la convulsione propagandistica di chi vuole annettersi spazi per spirito di dominio; sarà sterile proselitismo di chi non si rassegna a morire e si agita per spirito di conservazione; sarà appagamento borioso di chi si contenta dell’apparato e sogna scenografie di potenza.»


attraverso l’Eucaristia,

«Oggi si parla dell’Eucaristia come “epifania e primizia” della Chiesa. 
Questo significa che tutta la realtà ecclesiale non è altro che il sacramento eucaristico sbocciato nella vita degli uomini.

Ora, se l’eucaristia (boccio della Chiesa spuntato sull’altare della Trinità) è comunione, anche la Chiesa (fiore dell’Eucaristia) deve essere comunione, anzi fioritura di comunione, compimento di comunione, pienezza di comunione.»

La fioritura della comunione.

«Gli antichi lo sentivano profondamente questo nesso: «Come questo pane spezzato era sparso sui colli e, raccolto, è diventato una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo Regno… (Didachè, 9-10). […]

Comunione, che, non nasce dalla necessità di stringere le fila o dall'urgenza di serrare i ranghi per meglio far fronte al mondo che ci incalza. 
La comunione nasce da una ineluttabilità ontologica, non da un calcolo aziendale. Sicché, nelle espressioni che spesso scegliamo come titolo dei nostri convegni: «Insieme per camminare, insieme per spezzare il pane, insieme per pregare, insieme per lottare…», nessuno sposti l’attenzione sul verbo dicendo: “purché si cammini, purché si spezzi il pane, purché si preghi, purché si lotti…” La forza della frase poggia sull’avverbio “insieme”». [...]

«Ci sono due celebrazioni eucaristiche nel corso dell’anno che mal sopportano la frantumazione dell’assemblea, e sono quelle del Giovedì Santo e del Corpus Domini. In quei giorni bisogna fare di tutto perché l’unità del popolo di Dio si visibilizzi il più possibile anche fisicamente». [...]

«La domenica dovrebbe scatenare in ogni credente il bisogno di “convenire in unum”, (radunarsi insieme), mettendogli nel cuore la gioia per i contatti umani che stabilisce, e la nostalgia per gli allacciamenti che non riesce a operare.

La domenica è il giorno in cui l’ “insieme” si visibilizza, la comunione si densifica, la compaginazione dell’assemblea attorno a Cristo si articola concretamente.

In questo giorno ognuno si dovrebbe lasciarsi “risucchiare” dai momenti più pieni e più intensi, quasi per sentire con maggiore potenza il fascino della moltitudine fraterna. […]

E il Corpo del Signore non è impoverito solo da chi non va affatto all’assemblea, ma anche da coloro che, rifuggendo dalla mensa comune, aspirano a sedersi a una mensa privilegiata e più ricca: non sembrano infatti somigliare a quei cristiani di Corinto che rifiutavano di mettere in comune il loro ricco pasto con i più poveri? Se l’Eucaristia è condivisione (espressa dal gesto dello spezzare il pane) sull’esempio di Colui che non ha risparmiato nulla di sé, allora chi ha più ricevuto, più sia disposto a donare, anche quando donare potrà sembrare perdere». [...] 
«Sono convinto che ognuno di voi farà di tutto per entrare nella profondità del Mistero, mediante una revisione critica del proprio personale rapporto con Gesù Cristo e si chiederà: che senso ha per me l’Eucaristia? 
Quale cambio porta nei miei giorni la messa domenicale? 
Quale attentato arreca alla mia tranquillità fin troppo borghese? 
Quale servizio agli “ultimi” mi stimola a rendere? 
Quali gerarchie di valori introduce nella mia vita? 
Quale smottamento provoca nella compattezza delle mie superbie personali o delle mie arroganze di gruppo.

Cari confratelli, solo se l’Eucaristia lavorerà “dentro” avremo il diritto e il coraggio di portarla “fuori”.

… E saremo mandati in missione

«E Maria, che è proprio l’icona della Chiesa, si alza, si mette in viaggio, raggiunge la città e porta la letizia al mondo nelle case della gente. Prima processione del Corpus Domini [e suo] ostensorio perché dentro di lei c’è Gesù Cristo.» [Vol. 4, pg. 40]

«mandata anche lei […] ha obbedito a quell’impulso. E, portando Cristo nel grembo, è divenuta il primo ostensorio di lui, ha inaugurato le processioni del Corpus Domini, ed è andata a portare annunci di liberazione ai parenti lontani.» [Maria dei nostri giorni, pag. 36 | Maria, donna missionaria ]

Vostro + don Tonino, Vescovo
da: Antologia degli Scritti, Vol. 1, pag. 289-291, pag. 295 | Vol. 6, pag. 549 | Vol. 5, pag. 262
da: "Non c'è fedeltà senza rischio", pag. 151 


Buona giornata a tutti. :-)






domenica 22 maggio 2016

Il mistero della Trinità

Si racconta che sant’Agostino camminando sulla spiaggia tra Civitavecchia e Tarquinia, immerso in profondi pensieri perché stava componendo un suo famoso trattato sulla Trinità (il De Trinitate), ebbe la visione di un fanciullo, che con una conchiglia attingeva acqua dal mare e la trasportava in una piccola buca, scavata nella sabbia.
 – Che fai bimbo? – domandò sant’Agostino.
 – Voglio svuotare il mare e metterlo in questa buca, – rispose il bambino.
 – Ma non vedi che è impossibile? Il mare è così grande e la buca così piccola!
 – Vescovo Agostino, e come potrai tu, piccola creatura della terra, con la tua limitata intelligenza comprendere un mistero così alto, come quello della ss. Trinità?

Detto ciò, il piccolo scomparve.
Era un angelo del cielo.


L'anima che fa la Comunione possiede nel proprio cuore la seconda Persona della Ss.ma Trinità non solo come Dio, ma anche come uomo.
Essa ha il paradiso nel cuore, solo che non lo sente.
In Cielo poi, il possesso di Dio si svilupperà in gioia e gaudio.
La Comunione è la vita che si inizia sulla terra e si consuma in Cielo.

- Giacomo Alberione - 


O Spirito d'amore, scendi sopra di me: rendi la mia anima una immagine vivente di Gesù, perché Egli possa rinnovarvi tutto il suo mistero.
E Tu, o Padre, chinati su questa tua piccola creatura, coprila con l'ombra del tuo Spirito e guarda in lei unicamente il figlio tuo prediletto, nel quale hai riposto tutte le tue compiacenze.
O mio Dio Trinità, mio tutto, mia beatitudine, immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda.
Immergetevi in me perché io mi immerga in voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l'abisso delle vostre grandezze. Amen.

- Beata Elisabetta della Trinità - 


«Ma sappi che nell'anno del Signore 1131 Giovanni XXII, su consiglio dei suoi fratelli, ordinò e stabilì che d'ora in avanti la Chiesa Romana e universale faccia la solennissima festa della sempre benedetta Trinità delle divine persone e per l'unità della divina essenza nelle tre divine persone. Stabilì inoltre che la Chiesa di Roma e tutti quelli che celebrano l'Ufficio della Chiesa secondo i suoi statuti facciano la predetta festa la prima domenica dopo la Pentecoste e senza ottava, non disapprovando tuttavia coloro che la celebrano con l'ottava o in qualche altre domenica dell'anno. »

Guillaume Mollat (a cura di), Stephanus Baluzius, Vitae Paparum Avenionensium, II, Parigi 1928, p. 294. 



Preghiera alla SS. Trinità – Sant’ Agostino

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore. 
O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.
Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità. Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie.
Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli. Così sia. 


Un augurio particolare  a Laura nel giorno del suo compleanno 
ed a Laura & Marco nel giorno dell' anniversario di matrimonio.
Che la mamma celeste vi protegga sempre.

Buona giornata a tutti. :-)

domenica 20 marzo 2016

Gesù la risurrezione - Anselm Grün

Che cosa è la vita? A questa domanda fondamentale di qualsiasi filosofia Gesù risponde con una singolare affermazione: «Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morisse, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai» (Gv 11,25s). 
Sono parole di difficile comprensione: Gesù è la risurrezione. 
Chi crede in lui, risuscita già ora dalla morte alla vita, è già passato dalla morte alla vita.
Secondo Giovanni, molti sono coloro che, pur essendo vivi, sono morti: non vivono infatti in maniera autentica, bensì vivono solo in superficie. 
Chi crede in Gesù, invece, capisce chi è veramente lui e risuscita già in questa vita terrena dalla tomba delle sue paure, della sua autocommiserazione, delle sue inibizioni, della sua debolezza, del suo lato oscuro. 
La sua risurrezione si realizza nel quotidiano, nel passaggio, giorno dopo giorno, dalle tenebre alla luce, dall'immobilismo alla vitalità, dall'orizzonte ristretto al cielo aperto.
Per dimostrare che cosa intende Gesù quando dice: «Io sono la risurrezione», Giovanni racconta la storia di Lazzaro. Gesù risuscita Lazzaro, che è morto e riposa già da quattro giorni nella tomba. Le sue mani e i suoi piedi sono avvolti in bende, il suo volto è coperto da un sudario. Giace nel sepolcro, chiuso da una grossa pietra e già manda odore. 
Chi giace dietro la pietra della mancanza di rapporti con gli altri, è tagliato fuori dalla vita; va quindi incontro alla decomposizione e tutto in lui finisce per avere un cattivo odore. Il suo volto è coperto da un sudario: la vita diventa solo una maschera; quello che è veramente è come morto. È legato mani e piedi, non è veramente libero. La risurrezione significa che la parola di Gesù, che è parola d'amore, passa attraverso la pietra per raggiungere l'amico. La parola d'amore riporta in vita l'amico. Scioglie le bende che lo avvolgono e lo stringono in una morsa. Lo libera dalla maschera dietro la quale si nasconde. La risurrezione di Lazzaro dimostra che chi crede in Gesù vivrà, anche dopo la morte. Quest'ultima non può sciogliere i legami d'amore. L'amore è più forte della morte: attraversa qualsiasi pietra, scioglie qualsiasi immobilismo. Quello che morirà sarà sì il nostro corpo, ma non il nostro vero Io. La fede va oltre la morte, arriva alla vita eterna. Nella fede siamo già passati, in questa vita terrena, dalla morte alla vita, dall'immobilismo alla vitalità, dalla mancanza di rapporti umani all'amore.
L'affermazione di Gesù «Io sono la risurrezione» ha acquistato per me un nuovo significato grazie al romanzo Delitto e castigodel russo Dostoevskij. Dostoevskij ha posto il testo biblico della risurrezione di Lazzaro come motto all'inizio del suo romanzo. Sonja, che è diventata prostituta a causa della sua povertà, legge il racconto della risurrezione di Lazzaro all'assassino Raskolnikov. Nel romanzo Sonja stessa diventa Gesù, che chiama Lazzaro e Io invita a uscire dalla tomba. Con il suo amore, Sonja scioglie il cuore di pietra dell'assassino e risveglia in lui sentimenti dimenticati. Trasforma il prigioniero isolato, privo di rapporti con gli altri, che tratta i suoi compagni di prigionia in modo burbero, poco affabile, in un uomo affettuoso, pieno d'amore. Trovo coraggioso il fatto di aver scelto Sonja, una donna, per incarnare la figura di Gesù. 

Sonja, la prostituta, vive nella sua vita il mistero di Gesù risurrezione. 
Di Raskolnikov scrive Dostoevskij: «Egli era risuscitato e lo sapeva, lo sentiva in tutto e per tutto con il suo nuovo essere, lei però — lei sì — viveva soltanto in lui». 
Quando l'amore di una donna risveglia alla vita un uomo o, viceversa, l'amore di un uomo risveglia alla vita una donna, si ha la risurrezione; in quel momento, diventa evidente cosa intende Gesù quando dice «Io sono la risurrezione». 
Gesù è la sorgente dell'amore di Sonja, un amore che non si è lasciato intimorire dalla durezza e dal rifiuto, durato anni interi, dell' assassino. 
Sonja ha percepito nell'amore di Gesù la forza della risurrezione, tanto da riuscire a risvegliare alla vita e all'amore l'uomo chiuso in se stesso, ostile a qualsiasi rapporto con gli altri.

Osserva la tua vita: in qual misura puoi parlare di vita autentica e in quale misura di vuoto e routine? 

Che cosa rende la tua vita degna di essere vissuta? 
Quando nella tua vita hai fatto esperienza della risurrezione? 
Che cosa ti ha fatto uscire dal tuo torpore, risvegliandoti alla vita? 
Che cosa ti ha fatto uscire dalla tomba della tua paura e della tua rassegnazione? 
Quando sei risuscitato dalla tua mancanza di rapporti umani? 
È probabile che in tutte queste esperienze di risurrezione tu non abbia mai pensato a Gesù. Tuttavia - ce lo dice il vangelo di Giovanni - quando risuscitiamo dalla morte alla vita, incontriamo Gesù, anche se non lo vediamo, anche se non pensiamo a lui. Quando nella tua vita si ha la risurrezione, Gesù è in te, Gesù risuscita dentro di te.

 - Anselm Grün - 
da: "Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116"


Il pensiero della propria morte desidera rendere più intensa la nostra vita. 
Se la mia vita è destinata a finire, desidero vivere con consapevolezza l'istante presente. 

-  Anselm Grün -
da: "Le questioni della vita"




Entrando consapevolmente nella solitudine e rinunciando ad ogni distrazione, mi si rivela Dio nel suo mistero. La solitudine è una parte essenziale del cammino spirituale. 

-  Anselm Grün -
da: "Silenzio e solitudine nel ritmo della vita"




Se accetto il fatto di essere solo la mia vita diventa feconda per gli altri. 
Forse non ho molti incontri con le altre persone, ma ho la mia aura. E non importa se io incontri molte o poche persone, mi lascio dietro la mia aura personale. 

-  Anselm Grün Silenzio e solitudine nel ritmo della vita -




Preghiera a Gesù Crocifisso

Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che prostrato alla tua santissima Presenza ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e di proponimento di non offenderti più, mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di Te, o mio Gesù, il santo profeta Davide: “Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”. 

- Pater, Ave e Gloria ( per l'acquisto dell'indulgenza plenaria)

(A colui che recita questa preghiera dopo la Comunione, dinanzi all'immagine di Gesù Crocifisso, è concessa l'indulgenza plenaria nei singoli venerdì del tempo quaresimale e nel venerdì santo; l'indulgenza parziale in tutti gli altri giorni dell'anno. Pio IX)



Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 4 luglio 2013

Preghiera alla SS. Trinità – Sant’Agostino

L'anima mia vi adora, 
il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, 
o santa ed indivisibile Trinità: 
Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, 
Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.
O Dio onnipotente, 
benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi 
ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, 
io vi lodo e vi glorifico.
Io vi invoco, o Santa Trinità, 
affinché veniate in me a donarmi la vita, 
e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria 
e della vostra santità. 
O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; 
o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; 
o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.
Fate che la mia fede sia efficace, 
la mia speranza sicura e la mia carità feconda. 
Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, 
affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, 
per cantare con essi, per tutta l'eternità: 
Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; 
Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie.
Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli. Così sia.


(Sant’Agostino)


"Se certe persone non ti ascoltano, conviene non perdere tempo a parlar loro di Dio. Ma è più vantaggioso parlare di loro a lungo con Dio." 

- Sant'Agostino -








"Se senti vacillare la tua fede per la violenza della tempesta, calmati: Dio ti guarda. 
Se ogni ora che passa cade nel nulla senza più ritornare, calmati: Dio rimane. 
Se il tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona. 
Se la morte ti spaventa e temi il mistero e l’ombra del sonno notturno, calmati: Dio risveglia".

- Sant’Agostino -




"Chi conosce la verità, conosce quella luce e chi la conosce, conosce l'eternità. L'amore la conosce. O eterna verità, vero amore, eternità desiderata! Tu sei il mio Dio, a te sospiro notte e giorno"
- S.Agostino -





Deponi in terra ciò che è terreno ed eleva in alto il tuo cuore

- S. Agostino-



Buona giornata a tutti :-)