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mercoledì 13 ottobre 2021

Miracolo della Madonna di Fatima, 13 ottobre 1917

Il 13 ottobre del 1917, vicino a Fatima, a Cova di Iria, capitò un evento epocale.

Migliaia di persone, 70 mila per l'esattezza, assisterono ad un fenomeno sovrannaturale. Il sole si mosse, ballando nel cielo. Era il miracolo del sole, che concluse le apparizioni della Madonna a Fatima, che rivelarono all'umanità segreti e visioni tragiche sull'Inferno e sull'avvenire.
Quel miracolo,  coinvolse un numero enorme di persone, che riferirono di esso nei giorni seguenti, oltre a dei giornalisti che riportarono la notizia sui loro quotidiani (vedi la prima foto). Quel miracolo avvenne veramente ed è provato dalle foto e dalle testimonianze. 




“Noi guardavamo senza difficoltà il sole e non accecava. Pareva che si spegnesse e si accendesse un po’ in un modo, un po’ in un altro. Gettava raggi di luce da un lato e dall’altro e colorava ogni cosa di differenti colori, gli alberi e il popolo, la terra e l’aria. Ma la cosa più stupefacente è che il sole non faceva male alla vista.

Tutto era quieto e tranquillo. Tutti tenevano gli occhi rivolti verso il cielo, quando ad un certo punto il sole si fermò e poi cominciò a danzare e a saltare: si fermò un’altra volta e un’altra volta cominciò a danzare, fino al punto che sembrò staccarsi dal cielo e venire sopra di noi. Fu un momento terribile!…”.

testimonianza del padre di Giacinta

                                                                          La folla guarda il cielo

Sesta e ultima apparizione: 13 ottobre 1917

Era già autunno inoltrato. Il mattino era freddo. Una pioggia persistente ed abbondante aveva trasformato la Cova da Iria in un immenso pantano ed infradiciava anche le ossa della moltitudine di 50 o 70 mila pellegrini che era accorsa sul posto da tutti gli angoli del Portogallo. Verso le undici e mezza, quel mare di gente aprì il passaggio ai tre veggenti che si avvicinavano, vestiti con i loro abiti della domenica.

E’ Suor Lucia che ci racconta ciò che seguì:

“Giunti alla Cova da Iria, vicino al leccio, spinta da un moto interiore, chiesi alla gente che chiudesse gli ombrelli, per recitare il Rosario. Poco dopo, vedemmo il riflesso della luce e, subito, Nostra Signora sul leccio.

— Che cosa vuole da me Vostra Signoria?

— Voglio dirti che costruiscano qui una cappella in mio onore perché io sono la Signora del Rosario e che continuiate sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire ed i militari ritorneranno presto alle loro case.

— Io avrei molte cose da chiederVi. Se guarirà degli ammalati e se convertirà dei peccatori, ecc…

— Alcuni sì, altri no. E’ necessario che facciano ammenda, chiedano perdono per i loro peccati.

E assumendo un aspetto triste (la Madonna aggiunse): non offendano più Dio Nostro Signore che è già molto offeso.

Aprendo le mani, le fece riflettere nel Sole e, mentre si alzava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi al suolo”.

Quando la Madonna scomparve in questa luce che Ella stessa irradiava, si successero in Cielo tre nuove visioni, come quadri che simboleggiavano i Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi del Rosario.

Vicino al sole apparve la Sacra Famiglia: San Giuseppe, con il Bambino Gesù tra le braccia, e la Madonna del Rosario. La Vergine vestiva una tunica bianca e un manto azzurro, San Giuseppe era anche lui vestito di bianco ed il Bambino Gesù di rosso. Tracciando tre volte nell’aria una croce, San Giuseppe benedisse il popolo ed il Bambino Gesù fece lo stesso.

Le due scene che seguirono furono viste soltanto da Lucia. Dapprima, Gesù, pervaso di sofferenza, come sulla via del Calvario, e la Madre Dolorosa, ma senza la spada nel petto. Anche il Divino Redentore benedisse il popolo.

Successivamente apparve gloriosa la Madonna del Carmine incoronata Regina del Cielo e dell’Universo, con il Bambino Gesù al collo.

Mentre i tre pastorelli contemplavano i celesti personaggi, si operò davanti agli occhi della moltitudine il miracolo annunciato.

Durante tutta l’apparizione aveva continuato a piovere. Lucia alla fine del colloquio con la Santissima Vergine gridò alla gente: “Guardate il sole!” Si aprirono le nuvole ed il sole apparve come un immenso disco d’argento. Nonostante il suo intenso splendore, poté essere guardato direttamente senza che la vista ne fosse ferita. La gente lo contemplava assorta, quando subitamente, l’astro si pose a “ballare”. Girò rapidamente come una gigantesca ruota di fuoco. Si fermò d’un tratto, per ricominciare poco dopo il giro su se stesso con stupefacente velocità. Finalmente, in un vertiginoso turbine, i suoi bordi assunsero un colore scarlatto, lanciando fiamme rosse in tutte le direzioni. Queste fiaccole si riflettevano sul suolo, sugli alberi, sugli arbusti, sulle facce rivolte al Cielo, rilucendo con tutti i colori dell’arcobaleno. Il disco di fuoco roteò follemente tre volte, con colori ogni volta più intensi, tremò spaventosamente e, descrivendo uno zigzag non comune, si precipitò in direzione della moltitudine terrorizzata. Un unico ed immenso grido sfuggì da tutte le bocche. Tutti caddero in ginocchio nel fango pensando di essere bruciati dal fuoco. Molti pregavano ad alta voce l’atto di dolore. A poco a poco il sole cominciò ad alzarsi tracciando lo stesso zigzag, fino al punto dell’orizzonte dal quale era disceso. Allora divenne impossibile guardarlo ad occhio nudo. Era di nuovo il normale sole di tutti i giorni.

Il ciclo delle visioni di Fatima era concluso. I prodigi durarono circa 10 minuti e fu possibile osservarli fino a 40 chilometri di distanza dal luogo delle apparizioni. Tutti si guardavano turbati. Quindi esplose la gioia: “Il miracolo! I ragazzi avevano ragione!” Le grida d’entusiasmo echeggiavano lungo le colline vicine e molti notarono che i loro abiti, inzuppati qualche minuto prima, erano completamente asciutti.

Estratto dal libro “Fatima, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!” di Mons. João Scognamiglio Clá Dias.



La folla

Preghiera alla Madonna di Fatima per chiedere una Grazia

O Vergine Santa, Madre di Gesù e Madre nostra, che sei apparsa a Fatima ai tre pastorelli per recare al mondo un messaggio di pace e di salvezza, io mi impegno ad accogliere questo tuo messaggio.

Mi consacro oggi al tuo Cuore Immacolato, per appartenere così più perfettamente a Gesù. Aiutami a vivere fedelmente la mia consacrazione con una vita tutta spesa nell’amore di Dio e dei fratelli, sull’esempio della tua vita.
In particolare Ti offro le preghiere, le azioni, i sacrifici della giornata, in riparazione dei peccati miei e degli altri, con l’impegno di compiere il mio dovere quotidiano secondo la volontà del Signore.
Ti prometto di recitare ogni giorno il Santo Rosario, contemplando i misteri della vita di Gesù, intrecciati ai misteri della tua vita.
Voglio vivere sempre da vero figlio tuo e cooperare perchè tutti Ti conoscano e amino come Madre di Gesù, vero Dio e unico nostro Salvatore. Così sia.

 

– 7 Ave Maria
– Cuore Immacolato di Maria, prega per noi.


Giornale dell'epoca

Buona giornata a tutti :-)


giovedì 11 febbraio 2021

Lourdes: cronistoria delle 18 apparizioni della Signora della Grotta a Bernadette

 Prima apparizione (11 febbraio 1858)

Con le tre sorelle minori e altre ragazze, la piccola veggente era intenta a raccogliere la legna sulla riva del fiume Gave; giunta in prossimità della Grotta di Massabielle, Bernadette così descrive l'incontro: "tutto ad un tratto avvertii un gran rumore simile ad un colpo di tuono. 

Guardai a destra, a sinistra e sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai di essermi ingannata, ma udii un nuovo rumore simile al primo, Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non sapevo che cosa pensare, allorché girando la testa verso la grotta, vidi in una delle aperture della roccia soltanto una rosa selvatica agitarsi come se ci fosse un forte vento. 

Quasi nel medesimo tempo uscì dall'interno della Grotta una nube color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, come non ne avevo mai viste, vestita di bianco, con una fascia azzurra che scendeva lungo l'abito, aveva sui piedi una rosa d'oro che brillava e portava sul braccio un Rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d'oro lucente, come le due rose ai piedi. La Signora venne a collocarsi all'ingresso dell'ogiva, sopra la rosa selvatica. Subito mi guardò, mi sorrise, e mi fece cenno di avanzare, come se Ella fosse la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non sapere più dove ero. Mi stropicciai gli occhi, ma la Signora era sempre là che continuava a sorridermi ed a farmi capire che non mi ingannavo. Senza rendermi conto di quello che facevo, presi il Rosario dalla tasca e mi misi in ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona del Rosario che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del Rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e solamente dopo che la Signora si fu segnata, potei fare anche io come Lei. La Signora mi lasciò pregare da sola, faceva sì passare fra le dita i grani della corona, ma non parlava; soltanto alla fine di ogni decina diceva con me: Gloria Patri, et Figlio, et Spiritui Sancto. Finita la recita del Rosario la Signora rientrò all'interno della roccia e la nube d'oro disparve con Lei".

Seconda apparizione (14 febbraio 1858, domenica)

Dopo mezzogiorno, i bambini avevano raccontato alla madre dell'apparizione e volevano persuaderla ad andare con loro alla Grotta. Bernadette voleva fare una prova con l'acqua benedetta, per assicurarsi che l'apparizione fosse opera di Dio e non del demonio. Infatti si recò sul posto con le sorelle e alcune amiche e portò con sé una bottiglia con mezzo litro d'acqua benedetta. 

Inginocchiatasi nel punto in cui era avvenuta l'apparizione, Bernadette così narra: "Arrivate là, ciascuna prese il suo rosario e ci mettemmo in ginocchio per recitarlo. Avevo appena recitato la prima decina che scorsi la stessa Signora. Allora le gettai l'acqua benedetta dicendole: se venite da parte di Dio, vi prego di restare e di avvicinarvi, se no andatevene subito. La Signora si avvicinò divenendo sempre più presente, specialmente nell'udire il nome di Dio e per l'effetto dell'acqua santa. Quando ebbi finito di recitare il mio rosario, scomparve".
Nessun'altro oltre la veggente vide la Madonna.

Terza apparizione (18 febbraio 1858)

Al mattino Bernadette, accompagnata dalla signora Giovanna Maria Milet e dalla signorina Antonietta Peyret, entrarono nella Grotta e tutte insieme recitarono il santo Rosario. Quando il Rosario fu terminato, Antonietta Peyret disse a Bernadette di chiedere alla Signora se aveva qualcosa di comunicare e di metterlo per iscritto. Quando la Signora apparve, racconta Bernadette mi ha risposto: "Ciò che ho da dirvi non è necessario che lo mettiate per iscritto - poi mi ha detto - vuoi farmi il piacere di venire qui ancora per quindici giorni? Ed ancora Io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell'altro..." Bernardette promise di ritornare, con il permesso della madre. 

La sera di questo giorno il maresciallo d'alloggio d'Angla, comandante della brigata di Lourdes, informa dell'accaduto il suo superiore il tenente Bourriot, di stanza ad Argelès.



Quarta apparizione (19 febbraio 1858)

All'alba verso le ore 6,30 del mattino circa una ventina di persone si recarono alla grotta con Bernadette. La Santa Vergine le comparve e si mostrò soddisfatta che Bernadette fosse ritornata, mantenendo la promessa e le disse che in seguito le avrebbe fatto delle rivelazioni. 

In questa apparizione si manifesta il demonio che urla "Vattene via!.. Vattene via".

Quinta apparizione (20 febbraio 1858 )

Il mattino della quinta apparizione Bernadette, accompagnata dalla mamma, arrivò a Massabielle verso le sei e mezzo e l'apparizione dura una quarantina di minuti; ha come oggetto una preghiera insegnata "parola per parola" dalla Vergine a Bernadette. Verso le due del pomeriggio il comandante della gendarmeria Renault lascia Tabes e raggiunge Lourdes per fare una inchiesta sulle cose straordinarie che avvengono alla grotta.



Sesta apparizione (21 febbraio 1858)

Appena arrivò davanti alla Grotta, Bernadette si inginocchio, prese dalla tasca la corona e si mise a pregare; le apparve la Santa Vergine: "La Signora, staccando da me il suo sguardo per un momento, lo diresse al di sopra della mia testa; ed avendole chiesto che cosa la rattristasse, mi fisso di nuovo e disse: "Pregate per i peccatori!" Ben presto fui rassicurata dall'espressione serena e buona che le vidi sul volto e poi sparì." 

Nella sera stessa del 21 febbraio intervenne il commissario di polizia Jacomet che sottopose Bernadette a un interrogatorio. Infine suo padre le proibì di continuare ad andare nella Grotta. Il 22 febbraio la veggente fu portata dal fervore popolare nella Grotta, dove si inginocchiò per recitare il Rosario e pianse; non vi fu alcuna apparizione. Il padre tolse il divieto alla figlia con grande disapprovazione del commissario.



Settima apparizione (23 febbraio 1858)

Bernadette giunse all'alba, accompagnata dalla madre e dalle zie Bernarda e Basilia. Un centinaio di persone erano già sul posto tra i quali il dott. Dozous, l'attendente militare Lafitte. 

La Madonna comunicò a Bernadette tre segreti che riguardavano solamente lei, da non rivelare a nessuno. Per questo viene oggi chiamata l'apparizione dei segreti. La Signora, che non aveva ancora dichiarato il suo nome disse ancora a Bernadette: "Ora figlia mia, vai e dì ai preti che voglio sia eretta in questo luogo una cappella". Bernadette cercò il curato Peyramale per riferire il desiderio della Signora, ma il prete non volle crederle e incaricò la ragazza a chiedere il nome di questa Signora. In un secondo momento il curato, per poter credere alla visione, chiese che il roseto vicino alla Grotta sarebbe dovuto fiorire; questo sarebbe stato un segno che le apparizioni non erano frutto di un'illusione.

Ottava apparizione (24 febbraio 1858)

La ragazza giunta vicino al roseto, vide la Signora e le riportò le condizioni del prete. Ella non rispose ma, con una voce serissima, espresse il desiderio che Bernadette pregasse per i peccatori. 

Poi la Signora affidò a Bernadette un Suo messaggio di penitenza e di preghiera: "Penitenza! Penitenza! Penitenza! Pregate Dio per la conversione dei peccatori! Baciate la terra in segno di penitenza in favore dei peccatori". Il roseto selvatico non fiorì tuttavia la gente non né rimase delusa, anzi furono molte le persone che credettero alle apparizioni. Il numero delle persone presenti a questa apparizione furono circa cinquecento come dalla dichiarazione scritta sul rapporto del maresciallo d'Angla indirizzato al suo superiore.




Nona apparizione (25 febbraio 1858)

Dopo qualche istante di preghiera Bernadette si alzò per dirigersi presso la Grotta, Nel passare spostò i rami del roseto selvatico ed andò a baciare la terra sotto la roccia, oltre il cespuglio. Discese poi il pendio, ed essendosi raccolta in se stessa, entrò di nuovo in estasi. Al termine di tre decine del Rosario, Bernadette si alzò, si mostrò incerta; tutta esitante si volse verso il Gave, e fece due o tre passi in avanti. Ad un tratto si fermò bruscamente, guardò indietro come chi si sente chiamare e ascoltò delle parole che sembravano giungere dal lato della roccia. Fece un segno affermativo, si rimise in cammino non più verso il Gave, ma verso la Grotta dalla parte sinistra. 

A tre quarti del pendio si fermò e volse tutto intorno uno sguardo pieno di smarrimento. Alzò la testa, come per interrogare la Signora; poi risolutamente si curvò e si mise a scavare la terra. La piccola cavità che aveva appena scavata, si riempì di acqua; dopo aver atteso un momento, bevve e si bagnò il volto; poi prese un po' di erba e la portò alla bocca. Più tardi Bernadette racconta: " Mentre ero in preghiera, la Signora mi ha detto con voce amichevole ma ad un tempo grave: "Andate a bere ed a lavarvi alla fonte". Siccome non sapevo dove fosse questa fonte e siccome pensavo che lì non c'e ne fosse altra, mi sono diretta verso il Gave. 

La Signora mi ha richiamato e mi ha fatto segno col dito di portarmi sotto la Grotta a sinistra; ho obbedito, ma non vedevo alcuna acqua. Non sapendo dove prenderne, ho scavato la terra e ne è venuta. Ho lasciato che si schiarisse un po', poi ho bevuto e quindi mi sono lavata".

Decima apparizione (26 febbraio 1858)

Contro ogni aspettativa, assai prima dell'alba, a Massabielle ci fu un afflusso di persone superiore a quello del giorno precedente. Bernadette si inginocchiò e dopo la recita del Santo Rosario salutò la Signora che la invitò a far penitenza e a pregare per i peccatori. Poi le disse: "Bacia la terra per la penitenza dei peccatori". Alla sera di quel giorno la veggente fu sottoposta a un severo interrogatorio condotto dal procuratore imperiale e da altri inquisitori. L'interrogatorio non ebbe alcun risultato: la ragazza disse che il giorno seguente sarebbe ritornata alla Grotta.

Undicesima apparizione (27 febbraio 1858)

Fin dalle tre del mattino per le strade che conducevano alla Grotta di Massabielle, molti soldati, inviati dal procuratore, furono presenti all'apparizione e restarono profondamente impressionati: la Madonna invitò di nuovo a pregare per i peccatori, ripetendo le parole e i gesti del 24 febbraio. Subito dopo Bernadette si recò a pregare in chiesa.

Dodicesima apparizione (28 Febbraio 1858)

Bernadette entra in estasi, recita alcune decine del Rosario. Improvvisamente ci si accorge che ella vorrebbe avanzare sulle ginocchia, ma la folla così densa glielo impedisce. Due soldati della guarnigione le aprono un passaggio, Bernadette percorre otto metri, poi ridiscende, ripetutamente bacia la terra, imbrattandosi le labbra e le mani. I presenti hanno la netta impressione che faccia tutto questo in segno di penitenza per i peccatori.

Tredicesima apparizione (1 marzo 1858)

Per la prima volta il padre di Bernadette accompagna la figlia alla Grotta "perché gente malevola avrebbe potuto insinuarsi tra la folla".

Quattordicesima apparizione (2 marzo 1858)

Quando Bernadette arrivò nella Grotta erano già presenti circa 1300 persone come risulta da un rapporto del commissario di polizia Jacomet. L'estasi lascia tutti sconcertati per la sua brevità. Le parole pronunciate dalla Vergine sono: 

"Andate a dire ai preti di fare costruire qui una cappella e desidero che qui si venga in processione."

Quindicesima apparizione (4 marzo 1858)

In quel giorno accorsero alla Grotta quasi ventimila persone. Bernadette estatica rimase con gli occhi fissi su qualcosa o qualcuno, poi mangiò ancora dell'erba. L'apparizione silenziosa sparì... Bernadette prima sorrise, poi si fece triste, fece il segno della croce, spense il cero e riprese il cammino verso casa.
La sera di quello stesso giorno un bambino di dodici anni che era stato bagnato con l'acqua nella sorgente guarì miracolosamente: si trattava di Jean Bouhorts che morì poi a 79 anni. Di questo giorno Bernadette disse: "Ero triste quando lei era triste, e quando sorrideva io sorridevo, mi diceva spesso che bisognava pregare per la conversione dei peccatori, allora io diventavo triste".

Sedicesima apparizione (25 marzo 1858 - Festa dell'Annunciazione)

Bernadette arrivò alla Grotta di primo mattino, trovò la Signora già in attesa, circondata da un chiarore di luce celeste in piedi sopra il roseto. Erano presenti moltissime persone. La ragazza iniziò a recitare come al solito il santo Rosario. La veggente chiese alla Madonna quale era il suo vero nome, non ebbe nessuna risposta; solo alla quarta richiesta, la Signora, prendendo un aspetto solenne e nello stesso momento umile, congiunse le mani, le portò all'altezza del petto, guardò il cielo, poi le riaprì e le tese verso Bernadette, infine disse con un tremito nella voce: 

"Io sono l'Immacolata Concezione!"

La veggente, non capendo il significato di questo termine, voleva domandare se non fosse anche la Madre di Dio, ma la Madonna era già scomparsa. Quest'apparizione era durata circa un'ora. Tale frase fu per Bernadette incomprensibile, nonostante ciò essa la ripeté alla gente che esclamò in un clamore di gioia. La ragazza corse a riferire al parroco don Peyramale, ripetendosi lungo il cammino le parole dette dalla Madonna. Quando la veggente giunse dal parroco costui le domandò: "La Signora è forse la Beatissima Vergine?" e Bernadette rispose: "No, io credo di no! È l'Immacolata Concezione". Appena sentì pronunciare quel titolo devozionale il parroco si convinse dell'apparizione poiché Bernadette non avrebbe mai potuto conoscere quel nome. Una signora istruita spiegò alla veggente cosa significasse quel nome, allora Bernadette fu certa che la "Signora" era la Madonna.

Diciassettesima apparizione (7 aprile 1858)


Erano le cinque del mattino, Bernadette era già in ginocchio e recitava il santo Rosario, nella mano destra aveva la sua corona e nella sinistra un cero acceso. Entrata in contemplazione non ritirò la mano quando il cero, consumatosi, continuò ad ardere sulle sue mani. Il dottor Dozous, che era con lei, notò questo fenomeno che durò circa un quarto d'ora. La veggente assistette all'apparizione, poi, sempre in estasi e in ginocchio, avanzò all'interno della Grotta, infine spostò le mani allontanandole l'una dall'altra e facendo così cessare l'azione della fiamma all'interno della sua mano sinistra. L'estasi era durata circa tre quarti d'ora, la presenza della fiamma all'interno della mano sinistra un quarto d'ora. A un esame medico si notò che la pelle della mano non aveva subito nessuna alterazione, e che Bernadette, in stato di normalità, era sensibile al calore della fiamma.
Dopo questo clamoroso miracolo la polizia fece chiudere la Grotta con barriere di legno, l'acqua fu dichiarata normale acqua curativa e Bernadette fu dichiarata pazza.

Diciottesima apparizione (16 luglio 1858)

Era la festa della Nostra amata Signora del Carmelo: Bernadette si recò in chiesa molto presto e fece la comunione. La sera si recò di nuovo in chiesa, quando si sentì chiamata ed esortata ad andare di nuovo alla Grotta dei miracoli. Così fece. Si spinse fin dove era possibile arrivare e si inginocchiò sulla riva del fiume Gave, vicino alle transenne che ostacolavano l'ingresso alla Grotta. In quella posizione iniziò a pregare; improvvisamente vide la Vergine Maria, al di là delle barriere che chiudevano la Grotta: e più bella che mai e le sorrideva; dopo poco disparve silenziosamente così come era comparsa. In tutte queste apparizioni i messaggi non furono lunghi e spesso gli incontri erano stati del tutto silenziosi.


Buona giornata a tutti. :-)








 

lunedì 20 gennaio 2020

20 gennaio 2013, 170° anniversario dell’apparizione di Maria SS.ma ad Alfonso Ratisbonne

Il pellegrino chi se trova a Roma, spostandosi nella zona tra Piazza di Spagna e Via del Tritone, si imbatterà nella Basilica di Sant'Andrea delle Fratte, nella via omonima. Forse penserà che si tratti di "una in più" tra le belle e storiche chiese della Città Eterna. Entrandoci, però, si accorgerà che si tratta di un Santuario dove è accaduto qualcosa di straordinario. Infatti, entrando dalla porta principale, vedrà subito alla sua sinistra un altare particolarmente illuminato, sull'arco del quale si leggono queste impressionanti parole: 
"Qui apparve la Madonna del Miracolo - 20 gennaio 1842". 
Sotto l'arco c'è un gran dipinto che raffigura la Madonna che sovrasta le nuvole e sparge dalle mani raggi luminosi.



A sinistra di chi guarda l'altare c'è una placca, con evidenti segni di non essere recente, scritta in francese che dice: "Il 20 gennaio 1842, Alphonse Ratisbonne da Strasburgo venne qui da ebreo ostinato. Questa Vergine gli apparve così come tu la vedi. Cadde ebreo e si alzò cristiano. - Forestiero, portati a casa il prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della Vergine."

Più in basso, ecco un'altra placca, più recente con queste parole: "In questa cappella la Madonna apparve all'ebreo Alfonso Ratisbonne convertendolo a Cristo il 20-1-1842". Un po’ più giù si vede una colonna sulla quale poggia un'imponente busto di marmo raffigurante il privilegiato Ratisbonne, con la sua folta barba e uno sguardo che scruta l'infinito.

Facendo pendant dal lato destro si trova il busto di San Massimiliano Maria Kolbe presso il quale una placca registra un fatto: "In questa cappella dell'apparizione San Massimiliano M. Kolbe celebrò la sua prima Messa il 29-4-1918".

Ma, ricapitolando in breve i fatti, che cosa era accaduto in quei giorni?

"Vidi sull'altare, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la Santissima Vergine Maria"

Il 20 gennaio 1842, sul mezzogiorno, miracolo nella parrocchia romana dei Minimi.

A Sant'Andrea delle Fratte, l'israelita ventisettenne Alfonso Ratisbonne, di Strasburgo, con un'apparizione dell'Immacolata com'è coniata nella Medaglia Miracolosa, istantaneamente illuminato dalla grazia si convertì al cattolicesimo.

Che cosa avvenne di preciso nell'ora della grazia, lo descrive lo stesso Ratisbonne in alcune lettere e nella deposizione giurata al Vicariato di Roma, per appurare la verità del fatto.

"Vidi come un velo davanti a me - depose il veggente al processo -. La chiesa mi sembrava tutta oscura, eccetto una cappella, quasi che tutta la luce della chiesa si fosse concentrata in quella. Alzai gli occhi verso la cappella raggiante di tanta luce, e vidi sull'altare della medesima, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la Santissima Vergine Maria, simile nell'atto e nella forma, all'immagine che si vede nella Medaglia Miracolosa dell'Immacolata. Mi fece cenno con la mano di inginocchiarmi. Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei, che parve dicesse: Basta così. Non lo disse ma capii.

"A tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai, quindi, varie volte di alzare gli occhi verso la Santissima Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li faceva abbassare, ciò che, però, non impediva l'evidenza di quell'apparizione.

"Fissai le di Lei mani, e vidi in esse l'espressione del perdono e della misericordia. Alla presenza della Santissima Vergine, benché Ella non mi dicesse parola, compresi l'orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica, in una parola compresi tutto. (...)

"Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre"...

"Provavo un cambiamento così totale che mi credevo un altro. Cercavo di ritrovarmi e non mi ritrovavo... La gioia più grande si sprigionava dal fondo della mia anima; non potetti parlare; non volli rivelar niente; sentivo in me qualche cosa di solenne e di sacro che mi fece chiedere un sacerdote... Vi fui condotto, e solo dopo averne avuto l'ordine positivo ne parlai come mi era possibile, in ginocchio e col cuore tremante. (...)

"Tutto quel che posso dire, è che al momento del prodigio, la benda cadde dai miei occhi; non una sola benda, ma una quantità di bende che mi avevano avvolto disparvero una dopo l'altra rapidamente, come la neve e il fango e il ghiaccio sotto l'azione di un sole cocente.

"Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre, ed ero vivo, perfettamente vivo... Ma piangevo! Vedevo nel fondo dell'abisso le miserie estreme dalle quali ero stato strappato da una misericordia infinita; rabbrividivo alla vista di tutte le mie iniquità, ed ero stupito, intenerito, sprofondato in ammirazione e riconoscenza. (...)

ma ecco cosa avvenne i giorni precedenti...



LA MADONNA L'ATTENDEVA PROPRIO A ROMA

Partì con la diligenza da Strasburgo per Marsiglia il 17 novembre 1841, dove si imbarcò sul primo battello a vapore diretto a Napoli. Il giorno 8 dicembre giungeva a Civitavecchia, nello Stato Pon­tificio, tra il rombo delle salve di artiglieria per la festa dell'Imma­colata Concezione di Maria. Quando apprese il motivo di tanta gioia, si indignò e rifiutò bestemmiando di scendere a terra...

All'alba del giorno seguente apparve il pennacchio del Vesuvio e la nave giunse a Napoli, dove Alfonso si fermò per circa un mese. Egli poté così visitare a suo agio e ammirare le, cose belle della città, riversando però, nel suo diario, sulla Religione cattolica e sul clero la causa della povertà e di tutti i mali della popolazione. "Oh, quan­te bestemmie nel mio diario! - esclama nella sua lettera autobiografi­ca -. Se ne parlo ora, è per far conoscere la malvagità del mio spirito!".

I suoi calcoli andarono delusi il 1° gennaio 1842, quando gli fecero sapere che la nave "Mongibello" non poteva proseguire subi­to per la Sicilia. Contrariato aspramente, Alfonso volle recarsi all'A­genzia-Viaggi per Palermo, per prenotare un posto su qualche altro vapore, ma per sbaglio si trovò all'Ufficio-Diligenze per Roma e prenotò un posto per Roma.

"Credo di aver sbagliato strada!" confessa nella sua lettera, ma intanto un desiderio inspiegabile era nato nel suo cervello di visita­re Roma, nonostante la promessa fatta alla fidanzata e il pericolo della malaria.

Partì per Roma il 5 gennaio e vi giunse il giorno seguente, festa dell'Epifania. Per due giorni girovagò tra ruderi, monumenti, galle­rie, fontane e catacombe.

Grande fu la sua meraviglia, quando, transitando per via del Corso, si sentì chiamare per nome. Era un suo compagno di scuola di Strasburgo, Gustavo de Bussières, protestante pietista. Con gioia rinnovarono la loro amicizia e proseguirono insieme la visita alla città.

Era logico che Gustavo invitasse a colazione il Ratisbonne pres­so suo padre, il Conte Atanasio, e, più tardi, gli proponesse anche una visita al fratello, barone Teodoro, che abitava in Piazza Nicosia.

Il Ratisbonne non voleva accettare quest'ultimo invito, anzitut­to perché il barone si era convertito al cattolicesimo ed era un neo­fito oltremodo fervente e "pericoloso"!, e poi perché si era fatto amico di suo fratello sacerdote. Tuttavia non poté esimersi, pur adducendo impegni da assolvere e protestando che doveva ritorna­re a Napoli, come aveva promesso agli amici, per ripartire il giorno 20 gennaio per Malta.

Alla fine decise di recarsi alla casa del barone il 15 gennaio, semplicemente per presentare un biglietto di scuse e andarsene via. Caso volle che venisse ad aprire la porta un domestico, che, non comprendendo una parola di francese, lo annunciò e lo intro­dusse subito nel salotto.

Alfonso fu accolto con gentilezza e con gioia dalla famiglia de Bussières: il babbo, la giovane sposa e le due figliolette, 'graziose e dolci come gli angeli di Raffaello " dirà Ratisbonne. Era presente anche un altro ospite, il Conte De Caroli.

Dopo i primi convenevoli, la conversazione fu portata sul pia­no religioso. Alfonso fu letteralmente assalito, ma seppe difendersi bene, contrattaccando e formulando giudizi sarcastici contro il Catto­licesimo ed il governo papale, che lasciava gli ebrei di Roma nella miseria e nel degrado. 'Meglio essere dalla parte degli oppressi che da quella degli oppressori!" ripeté più volte.

Poi vomitò veleno e bestemmie contro la Religione Cattolica, come fosse la superstizione più grande e deleteria, non badando che erano presenti anche le bambine del barone.

Protestò di essere nato ebreo e di voler morire ebreo, e terminò esclamando seccamente che era tempo perso volerlo convertire, perché sarebbero stati necessari due miracoli: uno per persuaderlo del suo errore e un altro per muoverlo.

A questo punto, con un'invadenza oggi difficilmente compren­sibile, Teodoro de Bussières intervenne, cercando di smorzare il tono della conversazione e facendo una proposta:

- Giacché lei detesta la superstizione - disse il barone -, e professa dottrine tanto liberali, e poiché è uno spirito forte e cosi illuminato, avrebbe il coraggio di sottoporsi ad una prova molto innocente?

- Quale prova?

- Sarebbe di portare su di sè un oggetto che ora le darò. Eccolo; è una medaglia della Santa Vergine. Le par cosa proprio ridicola, non è vero? Ma in guanto a me, io dò molto valore a questa medaglia.

La proposta - afferma il Ratisbonne nel suo racconto -, mi stupì per la sua puerile singolarità. Non mi aspettavo di cadere in una simile facezia. Il mio primo impulso fu di ridere stringendomi nelle spalle, ma poi mi venne in mente che quella scena poteva divenire un delizioso capitolo delle mie impressioni di viaggio e consentii a prendere la meda­glia, come una prova autentica che avrei offerto alla mia fidanzata.

Detto fatto: mi si mette la medaglia al collo non senza sforzo, per­ché il cordone era troppo corto e la testa non vi passava. Infine, tira tira, avevo la medaglia sul petto ed esclamai con uno scoppio di risa: "Ah! eccomi cattolico, apostolico, romano!".

Da altre fonti apprendiamo un particolare di tenerezza e cioé che furono le due bambine del barone a imporre la medaglia al col­lo di Alfonso.

Non era ancor tutto finito. Il de Bussières, si direbbe "santa­mente importuno", volle anche che l'amico accettasse, prima di andarsene, copia della preghiera di S. Bernardo alla Vergine: 'Ricor­dati, o Maria... in versione francese.

Secondo la "Relazione autentica" del barone, il Ratisbonne uscendo mormorò tra se: 'Ecco un individuo originale e molto indi­screto! Vorrei vedere che cosa direbbe, se io lo tormentassi per fargli reci­tare una preghiera ebraica!".

E non aveva torto; occorre discrezione anche nello zelo più sin­cero! Tuttavia, giunto in albergo, Alfonso lesse più volte la preghie­ra, non trovandovi nulla di straordinario, e la imparò quasi a memoria.

Alfonso Il 20 gennaio andò ad accomiatarsi dal barone Teodoro de Bus­sieres. Lo trovò per strada in carrozza. Il barone lo fece salire e lo pregò di accompagnarlo un momento alla vicina chiesa di Sant'An­drea delle Fratte, per predisporre i funerali di un amico, il Conte Augusto La Ferronay, deceduto improvvisamente il giorno 17.

La chiesa, allora come oggi, era officiata dai Padri Minimi di S. Francesco da Paola.

Erano ormai le 12,45, quando il superiore, P Giuseppe Manti­neo, fu avvertito dal sacrestano che il de Bussières voleva parlargli. L'assenza di Teodoro non durò più di 10-12 minuti ed il Rati­sbonne ingannò l'attesa gironzolando per la chiesa ed osservando distrattamente marmi e dipinti.

L'attuale cappella dell'Apparizione era allora dedicata a S. Michele Arcangelo e all'Angelo Custode, ma vi era anche un piccolo quadro che rappresentava l'Arcangelo Raffaele, guida del giovane Tobia. Tobia era uno dei nomi di Alfonso.


 "Dovetti toccarlo tre o quattro volte - affermerà nella lettera a Teodoro Ratisbonne, il fratello sacerdote di Alfonso, scritta due giorni dopo, il 22 gennaio 1842 -, e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un éspressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la medaglia miracolosa, la coprì di baci e di lacrime, e proferì queste parole: - Ah, come sono feli­ce, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità, come sono infelici coloro che non sanno niente!".


Da parte sua Alfonso scrive nella sua lettera autobiografica quanto segue: "Ogni descrizione, sia pur sublime, non sarebbe che una profanazione dell'ineffabile verità. Ero là, prosteso, irrorato dalle mie lacrime, ed il cuore mi batteva forte quando il Signor de Bussières mi richiamò alla vita. Non potevo rispondere alle sue domande incal­zanti. Alla fine afferrai la medaglia che mi pendeva dal collo e baciai con effusione l'immagine della Vergine raggiante di grazie... Oh! era Lei, sì era Lei!"

Calmata alquanto la prima emozione, Alfonso chiede all'amico di condurlo subito da un confessore, che lo prepari a ricevere il Battesimo, protestando che avrebbe parlato soltanto dopo che il sacerdote gliene avesse dato il permesso.

Viene accompagnato prima in albergo e poi al "Gesù", dal P Filippo Villefort, il quale gli ordina di raccontare quanto aveva visto e sperimentato.

Alfonso Ratisbonne stringe in mano la medaglia miracolosa e, quando la commozione gli spezza la parola, la bacia ed esclama: “l’ ho vista, l ho vista, l ‘ho vista!".

Dominandosi a stento, riesce a fare il racconto che io desumo dalla "Relazione autentica" di Teodoro de Bussières: "Stavo da poco in chiesa, quando all'improvviso l'intero edificio è scomparso dai miei occhi e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa in piedi, sull;iltare, grande, fulgida, piena di mae­stà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Mira­colosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dir­mi: - Così va bene!-. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!".

Il barone prosegue il suo scritto dicendo: 'Per condurre a termi­ne questo breve racconto, Ratisbonne aveva dovuto interrompersi di frequente per riprendere fiato, per padroneggiare la commozione che l'opprimeva. Noi lo ascoltavamo con un santo spavento misto di gioia... ".

Nello spazio di tre minuti, commenta sempre Teodoro de Bus­sières, Alfonso aveva fatto un'esperienza in cui gli era stato dato tutto. Egli accettò di essere afferrato da Dio, con un cambiamento radicale, totale e definitivo di tutto il suo essere. Per tutta la vita Alfonso Ratisbonne vivrà di questa illuminazione di un istante, pur "conservando - dice un suo biografo - le debolezze, la vivacità e le asprezze di un carattere appassionato, impetuoso, indipendente e perfino originale"

Alfonso stesso, nella deposizione del Processo canonico del 18­19 febbraio 1842, proverà a spiegare ciò che, in quel momento di illuminazione della grazia, aveva istantaneamente capito: "Alla pre­senza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, com­presi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola capii tutto!"

Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, Alfonso Ratisbonne fa la sua abiura pubblica tra le mani del Cardinale Patrizi e riceve il Battesimo, prendendo anche il nome Maria. Diventerà Gesuita, Sacerdote e lavorerà con il fratello P. Teodoro, anche lui convertito, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme.








































Buona giornata a tutti. :-)