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venerdì 19 marzo 2021

Grandezza di un falegname di nome Giuseppe – don Tonino Bello

Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria? 
Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso? 
O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della sinagoga? 
O forse un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all' umiliante mestiere di spigolatrice? 
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi; e poi tu la notte hai intriso il cuscino con lacrime di felicità? 
Ti scriveva lettere d'amore? Forse sì; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che oramai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del Cantico dei cantici: "Alzati, amica mia, mia bella e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, e se n'è andata. I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro".
E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. 
È venuta sulla strada, facendoti trasalire. 
Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento che vi sovrastava.
Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore, e le dicesti tremando: "Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria. Purché mi faccia stare con te". Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. (...) E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. 
Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore.
Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza.
La carità ha fatto il resto, in te e in lei.

- don Tonino Bello - 



...Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui...

- Papa Benedetto XVI –
dal "Messaggio per la Quaresima 2011" 



"Prendete a Modello la Famiglia di Nazareth
che, pur chiamata ad una missione incomparabile,
fece il nostro stesso cammino,
tra gioie e dolori, 
tra preghiera e lavoro,
tra speranze e prove angustianti,
sempre radicata nell'adesione alla volontà di Dio".

Dal Magistero di san Giovanni Paolo II, papa


Arca di salvezza


Mio Signore, unico Bene a cui anela la mia anima,
tu mi hai attirata nella solitudine perché tutto
il mio essere stia raccolto in te in silenzio di adorazione,
in preghiera di lode e di supplica
per tutti i tuoi figli, miei fratelli sparsi per le aspre vie del mondo.

Il tuo tabernacolo d'amore
sia la mia arca di salvezza in cui rimango sempre per attirare anche loro.

Dammi lacrime di sincera compunzione per la mia miseria
e i miei peccati, distendi sui miei occhi l'ombra della tua croce
e distilla nel mio cuore il sangue preziosissimo che sgorga
dal tuo costato.

Veglia sui miei passi di giorno
e sul mio riposo di notte; difendimi dal maligno
e custodiscimi nella tua pace,
affinché in questa povera creatura che io sono
si possa manifestare agli smarriti di cuore
la tua bontà smisurata verso tutti
e la splendida gloria del tuo Amore.


- Madre Anna Maria Cànopi - 






Buona giornata a tutti. :-)

domenica 19 luglio 2020

Recessione (1974) - Pier Paolo Pasolini

Rivedremo calzoni coi rattoppi
rossi tramonti sui borghi
vuoti di macchine
pieni di povera gente che sarà tornata da Torino o dalla Germania.
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come poltrone di senatori
e i bambini sapranno che la minestra è poca e che cosa significa un pezzo di pane.
E la sera sarà più nera della fine del mondo e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane tra quei pochi tornati al nido tirerà fuori un mandolino.
L'aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno.
E città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi
con i vestiti grigi
e dentro gli occhi una domanda che non è di soldi ma è solo d'amore
soltanto d'amore.
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde
nella curva di un fiume
nel cuore di un vecchio bosco di querce
crolleranno un poco per sera
muretto per muretto
lamiera per lamiera.
E gli antichi palazzi
saranno come montagne di pietra
soli e chiusi com'erano una volta.
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni.
L'aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno
ogni tanto come in un sogno.
E i banditi avranno il viso di una volta
con i capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre pieni del nero delle notti di luna
e saranno armati solo di un coltello.
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra leggero come una farfalla
e ricorderà ciò che è stato il silenzio il mondo
e ciò che sarà.



- Pier Paolo Pasolini -



Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. 
E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. 
Io detesto soprattutto il potere di oggi. Io detesto soprattutto il potere di oggi. 
Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. 
Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. 
Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. 
Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano. 

- Pier Paolo Pasolini -
da “Pasolini prossimo nostro”



Buona giornata a tutti. :-)







sabato 23 maggio 2020

Il valore del lavoro (1913) - Charles Péguy

Un tempo gli operai non erano servi.
Lavoravano.
Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta.
Era naturale, era inteso. Era un primato.
Non occorreva che fosse ben fatta per il salario,
o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone,
né per gli intenditori, né per i clienti del padrone.
Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.
Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza,
una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia
fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con
la medesima perfezione delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io - io ormai così imbastardito - a farla adesso tanto lunga.
Per loro, in loro non c'era neppure l'ombra di una riflessione.
Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.

- Charles Péguy -


Come schiavi lavorarono gli animali per tutto quell'intero anno. 
Ma nel loro lavoro erano felici: non si lamentavano né di sforzi né di sacrifici, ben sapendo che quanto facevano era fatto a loro beneficio e a beneficio di quelli della loro specie che sarebbero venuti dopo di loro, e non per l'uomo infingardo e ladro. 

- George Orwell -








Il lavoro intellettuale strappa l'uomo alla comunità umana. 
Il lavoro materiale, invece, conduce l'uomo verso gli uomini. 


- Franz Kafka -







I nostri padri come i nostri nonni erano nemici dello Stato perché lottavano per l'umanizzazione del lavoratore. 
Che cosa siamo noi oggi? 
Noi vendiamo il nostro «essere umano» per denaro, noi crediamo addirittura quando ci si dice il lavoratore è il più caro fanciullo della democrazia; ma, compagni, ciò è soltanto prima delle elezioni. Cosa siamo in realtà nei quattro anni che corrono tra un'elezione e l'altra? 

- Max von der Grùn -


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 5 maggio 2019

Sul lavoro da: "Il Profeta" di Kahlil Gibran



Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:

Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l'anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.  
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. 
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo : tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.

E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.
E cos'è lavorare con amore ?
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.

Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.

E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.

- Kahlil Gibran -
da: "Il Profeta"


Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 28 giugno 2018

Lettera di una disoccupata

«Scusatemi, è tutta colpa mia. Ho sbagliato davvero tutto. 
Credevo di aver capito, e non avevo capito proprio nulla. 
Idiota. Scusatemi, è tutta colpa mia. Ci ho creduto davvero, e la cosa peggiore è che ne ero persino convinta. 
È tutta colpa mia, mia e di nessun altro. 
Io, l’idiota che ha creduto che impegnarsi nel proprio lavoro, dare il massimo, porsi obiettivi e raggiungerli fosse la strada giusta. 
Che il proprio lavoro l’ha amato, mettendoci l’anima, troppa. Il cuore, troppo. La passione, troppa.
Sono io l’idiota che ha creduto che essere competenti fosse un valore aggiunto, non un minus. 
Competenti per scelta, non per grazia ricevuta. 
Competenti per la voglia di capire, conoscere, fare, saper fare. 
Io, l’idiota che sulle cose doveva picchiarci la testa, entrarci dentro a capofitto, studiarle, capirle. Anche quando erano incomprensibili, anche quando il burocratese le rendeva un incubo. 
Io, l’idiota che non accettava di non saper fare, di non saper capire. 
Io, l’idiota che alla fine ci arrivava, al suo obiettivo. 
Scusatemi, è tutta colpa mia. Non vi disturberò più, promesso. Davanti a me il mio curriculum. Devo ulteriormente tagliarlo. È l’inappellabile verdetto delle agenzie di lavoro. «Spaventa le aziende. Non la assumeranno mai. Tolga». Davanti a me una foto ed una cartelletta. ”Premio eccellenze al lavoro 2011 Confindustria Bergamo”. Fiori, fotografi, emozioni. No, taglia pure quello. 
Era solo apparenza. Faceva parte del gioco. Idiota, pure a quello hai creduto? Si, sono io, sono la stessa idiota. Quella che a tre diversi colloqui viene scartata con la stessa motivazione, per la stessa terribile, vergognosa colpa: essere ”troppo competente”. 
Si, sono io l’idiota che vorrebbe riderci sopra fino alle lacrime, ma proprio non ci riesce. Non ci riesco proprio, ma anche per questo scusatemi, è solo colpa mia. Devo essere atterrata sull’universo sbagliato. 
Un errore di coordinate, credo. Scusatemi, se non riesco a ridere. 
Se non riesco nemmeno più a sorridere. 
Se quando sento la parola ”domani”, davanti a me si palesa solo un immenso, fagocitante, disperato buco nero. Perché gli anni pesano, enormemente. 
Un macigno sempre meno sopportabile, appesantito ulteriormente da quei 25 anni di esperienza. E da quella parola fantastica,”esodata”. 
Pesano, quando realizzi che tu, per il mondo del lavoro, sei un nulla. Un niente. L’articolo è scaduto, non interessa. Avanti un altro, grazie. Scusatemi , se non riesco a ridere. Se a volte anche respirare fa un male atroce. Ma non disturberò più, me lo ripeto, e ve lo ripeto. State tranquilli. Mi allontano piano piano, con il passo lieve ed attento di chi non vuole assolutamente fare rumore. 
Mi allontano ogni giorno di più. Ma state tranquilli. È solo colpa mia».

- Lettera di una disoccupata pubblicata da "L'Eco di Bergamo" - 


Durante la Grande Depressione in Central Park i piccioni portavano le briciole ai passanti.

- Groucho Marx - 



Le beatitudini del 2000

Beati coloro
che hanno scelto
di vivere sobriamente
per condividere i loro beni
con i più poveri.

Beati coloro che rinunciano
a più offerte di lavoro
per risolvere
il problema dei disoccupati.

Beati i funzionari
che sveltiscono
gli iter burocratici
e tentano di risolvere i problemi
delle persone non informate.

Beati i banchieri,
i commercianti
e gli agenti di vendita
che non approfittano
delle situazioni
per aumentare i loro guadagni.

Beati i politici e i sindacalisti,
che si impegnano a trovare
soluzioni concrete
alla disoccupazione.

Beati noi
quando smetteremo di pensare:
"Che male c'è nel frodare,
tanto lo fan tutti".

Allora la vita sociale
sarà un'anticipazione
del Regno dei Cieli.

- Paul Abela - 



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 23 ottobre 2017

Val la pena essere "Formica"?

Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. 

Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore.

Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata.

Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza.

La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report.

Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono.

E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava.

Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze.

Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori.

Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare.

Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.

L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - chiaro ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet.

Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.

La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala.

Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto.

E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione.

Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'è troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era produttiva e felice.

MORALE:

Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. 

E' preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno.

Morale di Stefania: Ho letto questa storiella e non sapevo se pubblicarla o no. Troppo negativa. Penso che nelle vita valga sempre la pena di essere produttivi e felici, ma soprattutto positivi.  
Vale la pena di dimostrare .... di essere di esempio, che .... si può essere felici nonostante tutto e tutti. 

Che la vita vale comunque la pena di essere vissuta.



Chi ha lavorato fin dalla prima ora, riceva oggi il giusto salario; chi è venuto dopo la terza, renda grazie e sia in festa; chi è giunto dopo la sesta, non esiti: non subirà alcun danno; chi ha tardato fino alla nona, venga senza esitare; chi è giunto soltanto all’undicesima, non tema per il suo ritardo. Il Signore è generoso, accoglie l’ultimo come il primo, accorda il riposo a chi è giunto all’undicesima ora come a chi ha lavorato dalla prima. Fa misericordia all’ultimo e serve il primo.

- san Giovanni Crisostomo -


"Gaudete in Domino semper” – scrive san Paolo: “Gioite sempre nel Signore” (Fil 4,4). 
La vera gioia non è frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare dagli impegni della vita e dalle sue responsabilità. La vera gioia è legata a qualcosa di più profondo. 
Certo, nei ritmi quotidiani, spesso frenetici, è importante trovare spazi di tempo per il riposo, per la distensione, ma la gioia vera è legata al rapporto con Dio. 
Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione, possono togliere. 
Sant’Agostino lo aveva compreso molto bene; nella sua ricerca della verità, della pace, della gioia, dopo aver cercato invano in molteplici cose conclude con la celebre espressione che il cuore dell’uomo è inquieto, non trova serenità e pace finché non riposa in Dio (cfr Le Confessioni, I,1,1). 
La vera gioia non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita.

- papa Benedetto XVI -
Angelus, Piazza San Pietro, 11 dicembre 2011


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 26 luglio 2016

Memorandum per il bambino fantasioso - Erma Bombeck

Durante i mesi estivi, quando i bambini sono troppo grandi per la baby-sitter e troppo piccoli per cavarsela da soli, io trovo che quello che ci vuole per mettere in chiaro che cosa ci si aspetta da loro sia il Memorandum per il Bambino Fantasioso.

Memorandum per il bambino fantasioso

- Questa è una casa. È proibito portare veicoli in casa.
- È pericoloso e illegale introdurre in questa casa più di duecento persone.
   I contravventori saranno legalmente perseguiti.
- In casa c'è un cane. Si chiama Spot. A Spot piace correre e giocare e riportare il bastoncino. Gli piace anche liberarsi l'intestino e la vescica con una certa regolarità.
Fate attenzione ai segni rivelatori, come salti più alti del soffitto, morsi alla maniglia e tentativi di strisciare sotto la porta.
- Mangiare è bello. Vedete il latte? il burro? gli affettati? Non corrono. Non camminano. Non hanno gambe. Devono essere presi e rimessi in frigorifero altrimenti diventano verdi. Il verde non è un bel colore.
- Sentite il telefono? Sta suonando. Questo significa che qualcuno vuol parlare con voi. Continua a suonare. Quando il telefono suona, sollevate la cornetta e parlateci dentro. Dite «Pronto». Dite «Arrivederci». Dite qualcosa.
- Le stanze da letto sono posti particolari. Cercate il vostro letto tutti i giorni. Provateci. A volte non vi riesce di vederlo perché è coperto di cianfrusaglie. Questo non è igienico. Le stanze ingombre sono disordinate.
I pesci muoiono nelle stanze disordinate. Le mamme non riescono a respirare nelle stanze disordinate.
Le stanze disordinate non sono adatte agli esseri umani. In questa casa ci sono anche esseri umani.
- La stanza da bagno vi vuol bene. È vostra amica. È sempre lì quando ne avete bisogno.
Ai coperchi delle tazze non piace stare alzati in continuazione. Si stancano. Agli asciugamani non piace stare sul pavimento. Non vedono niente. Ugh.
Al sapone non piace stare a sciogliersi nell'acqua. Bah!
- Ecco la mamma che torna a casa. Ecco il papà che torna a casa. Si trascinano sulle ginocchia. Siate buoni con la mamma e con il papà. «Ehi, mamma, ascolta, Brace è uno stronzo. Glielo sto dicendo, Debbie. Non sono stato io, papà.»

Volete far impazzire la mamma?
Volete che al papà scoppi una vena del collo?
E allora datevi una regolata.

- Emma Bombeck -



Ogni madre mette a disposizione del figlio una sorta di eccedenza, una specie di credito illimitato.
Ogni madre possiede tanto amore materno che nessun bambino, anche il più affettuoso, sarà mai in grado di restituirle, comunque non ora durante il periodo dell'attesa.
La madre conserva questa eccedenza d'amore sempre disponibile sia per il figlio che per i suoi giorni a venire, belli o brutti che siano. 

- Adrienne von Speyr -


Dio non poteva essere ovunque,
è per questo che ha creato le madri.

Detto ebraico


Buona giornata a tutti. :-)