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mercoledì 17 aprile 2024

Il grillo e la moneta - don Bruno Ferrero

Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano. 
Si erano conosciuti in India, dove l'italiano era andato con la famiglia per fare un viaggio turistico. L'indiano aveva fatto da guida agli italiani, portandoli a esplorare gli angoli più caratteristici della sua patria. 
Riconoscente, l'amico milanese aveva invitato l'indiano a casa sua. 
Voleva ricambiare il favore e fargli conoscere la sua città. L'indiano era molto restio a partire, ma poi cedette all'insistenza dell'amico italiano e un bel giorno sbarcò da un aereo alla Malpensa. 
Il giorno dopo, il milanese e l'indiano passeggiavano per il centro della città. L'indiano, con il suo viso color cioccolato, la barba nera e il turbante giallo attirava gli sguardi dei passanti e il milanese camminava tutto fiero d'avere un amico così esotico. Ad un tratto, in piazza San Babila, l'indiano si fermò e disse: "Senti anche tu quel che sento io?". 
Il milanese, un po' sconcertato, tese le orecchie più che poteva, ma ammise di non sentire nient'altro che il gran rumore del traffico cittadino. "Qui vicino c'è un grillo che canta", continuò, sicuro di sé, l'indiano. "Ti sbagli", replicò il milanese "io sento solo il chiasso della città. E poi, figurati se ci sono grilli da queste parti". 
"Non mi sbaglio. Sento il canto di un grillo", ribatté l'indiano e decisamente si mise a cercare tra le foglie di alcuni alberelli striminziti. 
Dopo un po' indicò all'amico che lo osservava scettico un piccolo insetto, uno splendido grillo canterino che si rintanava brontolando contro i disturbatori del suo concerto. "Hai visto che c'era un grillo?", disse l'indiano. "È vero", ammise il milanese. "Voi indiani avete l'udito molto più acuto di noi bianchi...". "Questa volta ti sbagli tu", sorrise il saggio indiano. "Stai attento...". 
L'indiano tirò fuori dalla tasca una monetina e facendo finta di niente la lasciò cadere sul marciapiede. Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono a guardare. "Hai visto?", spiegò l'indiano. "Questa monetina ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare del grillo. Eppure hai notato quanti bianchi lo hanno udito?". 

Giuseppe è uomo che sa ascoltare le voci degli angeli che noi, spesso, non riusciamo più ad ascoltare. Ci vuole un udito ‘particolare’ per sentire la voce di Dio che ci parla ogni giorno. Solo chi sa pregare e fare silenzio è capace di sentirla. 

- don Bruno Ferrero - 
da: "Il canto del grillo", Elledici 1990



"Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca..."

- Charlie Chaplin -



Madre santissima, salute dei malati,
tu hai generato Colui che ci ha guarito dal peccato:
senza di Lui quel male, per noi incurabile,
ci avrebbe devastato!
Tu sei la Madre di Colui che sana le ferite del male
e che con la sua morte e risurrezione
apre per noi le porte della grazia,
fonte di salute dell’anima e del corpo.
Tu sei nostra Madre: a te ricorriamo fiduciosi.
ricordati di noi che siamo nella prova!
Lascia, o Madre tenerissima,
che preghiamo con te il Figlio tuo,
e per la comune invocazione del Suo nome
Egli ci liberi dal male che ci consuma
e ci conceda vita e salute.
Tu che, docile sotto la croce,
hai offerto la tua sofferenza,
insegnaci ad unire il nostro dolore,
con te e come te,
a quello del tuo Figlio Gesù
nostro unico Salvatore.
Amen.

l'icona sacra è presso la Basilica Santa Maria Maggiore Ravenna (Italy)

Buona giornata a tutti. :-)

 

giovedì 21 marzo 2024

... era il 21 marzo 2019 ... una Santa è tornata in cielo!

 Madre Anna Maria Cànopi, si è spenta il 21 marzo 2019, all’età di 87 anni, nel monastero di clausura Mater Ecclesiae nell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta (Novara, Italia).
Una grande donna!!! Una scrittrice feconda e profondamente erudita. 
E' tornata alla casa del Padre nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Benedetto da Norcia. Incredibile!
Madre Anna Maria Cànopi, è stata la fondatrice e la guida della comunità monastica benedettina «Mater Ecclesiae» dell’Isola di San Giulio.
La comunità si stabilì sull’Isola l’11 ottobre 1973, chiamata da mons. Aldo Del Monte, allora vescovo di Novara. Al piccolo gruppo iniziale, formato da sei monache provenienti dall’Abbazia di Viboldone (Milano), si aggiunse subito una postulante e ben presto, per grazia di Dio, sempre nuove sorelle. 
La comunità è oggi formata da quasi un centinaio di membri distribuiti anche nei Priorati dipendenti di «Regina Pacis» – fondato il 12 ottobre 2002, a Saint-Oyen in Valle d’Aosta – e di Fossano (Cuneo), mentre altre sorelle sono in aiuto al Monastero sant’Antonio in Polesine (Ferrara).
Il significato della presenza benedettina sull’Isola si manifestò in modo inequivocabile come richiamo ad una vita “diversa” dove il silenzio è preghiera e la preghiera sostanza di vita atta a glorificare Dio.
San Benedetto concepisce infatti la comunità monastica come una famiglia i cui membri sono legati, mediante i voti religiosi, da un vincolo stabile e indistruttibile. 
La sua Regola non è altro che una proposta per vivere radicalmente il Vangelo fino alla carità perfetta che consiste nel dare la vita con Cristo, obbediente al Padre, per amore dei fratelli.
La giornata delle monache benedettine si svolge in armoniosa alternanza di preghiera e lavoro. Madre Maria Grazia Girolimetto succede a 
Madre Anna Maria Cànopi. Che il Signore la benedica e la protegga.



“I monaci non si ritirano dal mondo perché lo disprezzano, ma se ne distanziano per poterlo vedere e amare dalla parte di Dio. La vita monastica contemplativa non è assenza di attività e estraneità alla vita sociale, bensì un modo di offrire a Dio il culto in spirito e verità e di stare accanto a tutti gli uomini come ‘sostegno’ di carità e ‘segno’ del giusto orientamento della strada che conduce tutti insieme alla salvezza.

- madre Anna Maria Cànopi - 
Convegno ecclesiale nazionale di Verona



Sempre più numerose sono oggi le persone che, stordite dal rumore e dal frastuono del mondo in cui sono immerse, sentono urgere dentro di sé la necessità del silenzio; non di rado, quindi, sono disposte a rinunziare ai consueti momenti distensivi offerti dalla società consumistica, per trascorrere qualche giorno in luoghi appartati e silenziosi quali sono i monasteri. Spesso questa esigenza di silenzio è come una ferita attraverso la quale molti iniziano un cammino di riscoperta della fede, un cammino di vera e profonda conversione.
Il silenzio è una dimensione indispensabile alla vita spirituale.
Non si tratta di un bene riservato a pochi privilegiati, ma di un bene indispensabile a tutti; è, si può dire, il pane per la vita dell’anima.
Molte espressioni della Sacra Scrittura ci fanno anche intuire che il silenzio è il cielo dell’anima. 
«Tibi silentium laus» (Sal 65,1): «Per te il silenzio è lode, o Dio», canta il Salmista.
Se il silenzio così inteso è, come la preghiera contemplativa, dono di Dio, per accoglierlo occorre però una “iniziazione”, una preparazione che coincide con un graduale procedere nella purificazione del cuore, nella spogliazione del superfluo che ingombra il nostro “io”.
Soltanto quando ci si è liberati dalla brama di autoaffermarsi e di porre se stessi al centro dell’interesse, è possibile mettersi in silenzio.
Al vero silenzio si perviene, infatti, unicamente attraverso la via dell’umiltà e della dimenticanza di sé.
Spesso si identifica il “silenzio” con il “divieto” di parlare e viene perciò subito come imposizione penosa e mortificante. Ma non è così. Si può fare un’autentica esperienza di che cos’è il silenzio lasciandosi “afferrare” dal silenzio stesso che non è un vuoto, ma uno spazio dato alla misteriosa presenza di Dio.
L’esperienza del silenzio non mette davanti a qualcosa di straordinario e di gratificante, ma fa scoprire la dimensione spirituale, interiore della vita, la bellezza della semplicità, l’importanza dell’ascolto, il valore della “gratuità”. Questo itinerario spirituale anche per chi vive in monastero è tutt’altro che facile! Ci si trova sempre agli inizi, sempre alla scuola elementare dell’unico Maestro che può insegnare il vero silenzio offrendo se stesso come esempio: Gesù Cristo. Egli,  che era solito trascorrere le notti in orante silenzio, a cuore a cuore con il Padre, nell’ora del processo, nell’ora della sua estrema missione, davanti alle calunnie e all’ingiusta condanna seppe tacere – Jesus autem tacebat (cf. Gv 19,9-10) – perdonare, offrirsi con amore. Accanto a Lui vediamo Maria, sua Madre, Colei che può essere chiamata “Vergine del silenzio e dell’ascolto”, l’umile serva e silente portatrice del Verbo della Vita. In lei regna il silenzio perché parla soltanto la Parola.

- madre Anna Maria Cànopi - 
Da “Il Ticino”, settimanale della Diocesi di Pavia del 12 settembre 2009


Gli innumerevoli conflitti che insanguinano il mondo intero e causano continue migrazioni di popoli, l’uso incontrollato delle nuove tecnologie di comunicazione, ora anche la grave crisi economica mondiale sono altrettanti fattori destabilizzanti, disorientanti. Viviamo in un momento di profondo travaglio sociale; occorre vegliare affinché l’attuale situazione di confusione non degeneri fino all’autodistruzione, ma i vari fattori presenti siano fermenti di una nuova nascita…
…Se questo vale per ogni uomo «di buona volontà», il mostrare Dio in un mondo smarrito e confuso, è certamente la missione specifica del monachesimo contemporaneo. Con il loro servizio ospitale, infatti, le comunità monastiche vogliono proprio essere un aiuto a tutti i fratelli che sentono il bisogno di raccoglimento e di silenzio per “ritrovare se stessi” e poter così anche essere al servizio degli altri secondo la propria specifica missione, senza rinnegare la propria identità, senza confondere le culture e i valori, ma valorizzando ogni germe di bene e di verità.

- madre Anna Maria Cànopi - 
Da “Il Ticino”, settimanale della Diocesi di Pavia del 12 settembre 2009  


Mentre scende la sera
e un velo di mestizia avvolge i cuori,
Gesù, misterioso Pellegrino,
accompàgnati a tutti i viandanti che,
sulle strade del mondo,
vanno senza meta e senza Parola
dissipa le tristezze,
sciogli i dubbi angosciosi
che ci opprimono la mente;
entra nelle case, e resta a cena con noi…
Possano i nostri occhi riconoscerti
nel gesto dello spezzare il pane,
e il nostro cuore gioisca
al fulgore della tua luce di Risorto.
Amen.

- Madre Anna Maria Cànopi - 
da “L’Adorazione Eucaristica,schemi per la preghiera personale comunitaria”  
di Anna Maria Cànopi, Ed. Paoline 2003


Incessante il pellegrinaggio di fedeli all’Isola di San Giulio per rendere omaggio a madre Anna Maria Cànopi, la abbadessa emerita e fondatrice del monastero benedettino di clausura, morta giovedì 21 marzo 2019. La camera ardente in basilica è aperta dalle 9 a alle 12 e dalle 14 alle 17. Una marea di persone che vuole partecipare al cordoglio della comunità monastica e si raccoglie in preghiera accanto alla bara davanti all’altare. 
Il funerale oggi, lunedì 25 marzo alle 11 sull’isola, presieduto dal vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla.


Chiediamo la protezione di madre Anna Maria Cànopi per tutti gli ammalati, per tutte le persone sofferenti nel corpo e nell'anima. 
Madre con estrema umiltà ti chiediamo di pregare per noi.
Amen. 




martedì 12 marzo 2024

La pioggia - Federico Garcia Lorca

                                      La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.

- Federico Garcia Lorca 


Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.

- Federico Garcia Lorca -


E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere.

- Gabriele D’annunzio - 



Buona giornata a tutti. :-)

sabato 10 febbraio 2024

Ruolo profetico del contemplativo – Padre Thomas Merton

Fa parte della missione del contemplativo mantenere vivo nel mondo il senso del peccato. In questo, egli è il discendente dei profeti dell'Antico Testamento, perché questa era anche la loro missione.

Il contemplativo è uno che, come il servo di Jhwh, «conosce il patire», non solo per il suo peccato, ma per il peccato di tutto il mondo, che prende su di sé perché è un uomo tra gli uomini e non si può dissociare dalle opere degli altri uomini. La vita contemplativa del nostro tempo è quindi necessariamente modificata dai peccati della nostra epoca. Essi fanno scendere su di noi una nube di oscurità di gran lunga più terribile dell'innocente notte dell'inconoscienza.

È la notte oscura dell'anima ad essere discesa su tutto il mondo. 
La contemplazione nell'epoca di Auschwitz e Dachau, Solovky e Karaganda è qualcosa di più buio della contemplazione all'epoca dei Padri della Chiesa.

E proprio per questa ragione, l'urgenza di cercare una traccia di luce spirituale può essere una tentazione sottile di peccato. È certamente peccato se significa un rifiuto deciso del fardello della nostra epoca, una fuga nell'irrealtà e nell'illusione spirituale, fino al punto da non condividere la miseria degli altri uomini. 

 - Padre Merton Thomas - 

da: L'Esperienza interiore. Note sulla contemplazione", San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 198-199


Il contemplativo, tramite una semplice risoluzione di non uscire dalla presenza di Dio, vi si conserva incessantemente, qualunque cosa faccia e a qualunque impiego si dedichi durante il giorno, poiché egli ha contratto, con la grazia della sua attrazione e del suo esercizio continuo, un'abitudine così forte di produrre l'atto soave e amoroso della contemplazione, che egli lo produce quasi insensibilmente in mezzo alle occupazioni e alle faccende, ora più forte ora più debole, secondo il potere che ha di raccogliersi. 
- François Malaval   -  
Pratica facile per elevare l'anima alla contemplazione, Dial I 



La cecità nei confronti delle cose esteriori è un problema di interpretazione e valutazione. Il contemplativo non cessa di conoscere gli oggetti esterni. 
Ma cessa di essere guidato da essi. 
Cessa di dipendere da essi. 
Cessa di trattarli come definitivi. 
Li valuta in un modo diverso, ed essi non sono più oggetto di desiderio o di paura, ma rimangono neutri e come se fossero vuoti fin quando anch'essi non siano stati riempiti dalla luce di Dio. 

- Thomas Merton - 
da: L'Esperienza interiore. Note sulla contemplazione", San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 46



Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 8 febbraio 2024

Il frutto nella fontana

 Una donna si recò alla fontana, piccolo specchio tremolante, limpidissimo, tra gli alberi del bosco.
Mentre s'apprestava a immergere l'anfora per attingere l'acqua, la donna vi scorse un grosso frutto roseo, cosi bello che pareva dire: "Prendimi!"
Allungò il braccio per afferrarlo, ma quello sparì, come nuotando, e riapparve soltanto quando la donna ritirò la mano dall'acqua. Così per due o tre volte.
Allora la donna pensò di prosciugare la fontana e si mise al lavoro per estrarre l'acqua. 
Lavorò a lungo, sempre tenendo d'occhio il frutto misterioso. Ma quando ebbe estratto tutta l'acqua s'accorse che il frutto non c'era più.
Delusa per quell'incantesimo, stava per tornarsene a casa, quando udì una voce tra gli alberi. Un uccelletto posato sui rami più bassi parlava:
-Perchè cerchi laggiù nel pantano? Guarda in alto. Il frutto è lassù.
La donna alzò gli occhi e, appeso ad un ramo sopra la fontana, scorse il bellissimo frutto, di cui nell'acqua aveva visto solo il riflesso...

(Favole africane)

>> il frutto riflesso nell'acqua è simbolo dei beni illusori e irraggiungibili che spesso inseguiamo, ricerchiamo la felicità nel possesso di un oggetto o di un luogo.
Ma spesso rimaniamo delusi, poichè ricerchiamo la felicità nella direzione sbagliata <<



Lo stile di Dio è la «semplicità»: inutile cercarlo nello «spettacolo mondano». Anche nella nostra vita egli agisce sempre «nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole»... «Volevano lo spettacolo». 
Ma «lo stile del buon Dio non è fare lo spettacolo: Dio agisce nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole»...
Perché «il Signore fa le cose semplicemente. 
Ti parla silenziosamente al cuore.

- papa Francesco -





Il silenzio è una spada nella lotta spirituale; non raggiungerà mai la santità un'anima ciarliera. 

- Santa Faustina Kowalska -





Buona giornata a tutti :-)


martedì 6 febbraio 2024

Beato il cuore

 Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro di sé e trova sempre al suo interno un angolino libero per l'ultimo che arriva.
Beato il cuore che non riesce a chiamare estraneo anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come legge fondamentale, perché questo è il Vangelo.
Beato il cuore che vive un continuo "Eccomi" agli altri, a Dio e a stesso: crescerà fino alla pienezza.
Beato il cuore che si fa solidale nella verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell'amore.
Beato il cuore che non è gonfio di sé, non si vanta, non manca di rispetto: sarà beato perché perdendo se stesso si ritrova.
Beato il cuore che si compiace della verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.
Beato il cuore che si lascia compromettere dalla sofferenza degli altri ed offre solidarietà, asilo, speranza: realizzerà l'unità dei fratelli.
Beato il cuore che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.
Beato il cuore che vive l'attenzione agli altri, la generosità, l'autenticità della vita e una presenza operosa: sarà costruttore del Regno di Dio.

Beato il cuore mite e umile, perché sarà una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.



La fede si trasmette più per generazione che per indottrinamento.
Questo perché la parola della vita è molto più eloquente e convincente della dialettica discorsiva.
Ad ognuno di noi è affidato un numero di anime da generare alla vita con e in Cristo. Se manchiamo a questo impegno, ci saranno boccioli che non fioriranno perché non li abbiamo avvolti del calore di uno sguardo, dall’irradiazione di un sorriso, dalla cura di un silenzio che ascolta. 
Saremmo, in un certo senso, fautori di un “aborto” spirituale.

- Robert Cheaib - 


...L'uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l'esperienza di non bastare a se stesso. 
Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l'ampiezza e la profondità del suo desiderio.
L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare......
Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell'uomo, è l'anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante.........

- papa Benedetto XVI - 
dalla Catechesi dell'Udienza Generale dell' 11 maggio 2011 




Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 29 gennaio 2024

da: "La città della gioia" - Dominique Lapierre

"...Un giovane volontario europeo passò allora tra i letti reggendo una catinella. 
Madre Teresa lo chiamò. Gli additò il morente . "Amalo" gli ingiunse. 
"Amalo con tutte le forze" . 
Consegnò al giovane le sue pinze e le bende. e si allontanò guidando Paul Lambert verso uno spazio vuoto tra la corsia degli uomini e quella delle donne dove c'erano un tavolo e un banco. 
Al muro era appeso un testo incorniciato . 
Era una poesia indù che Lambert lesse ad alta voce:

Se hai due pezzi di pane
Danne uno ai poveri
Vendi l'altro
E compra dei giacinti
per nutrire la tua anima.

Poi espose il suo progetto di lebbrosario per la Città della gioia.
"Very good Father, very good" disse Madre Teresa con il suo pittoresco accento, miscuglio di slavo e di bengalese. "You are doing God's work."
- Lei fa un lavoro voluto da Dio. D'accordo, le manderò tre sorelle abituate a curare i lebbrosi. -
Mentre faceva scorrere lo sguardo sulla corsia piena di corpi stesi soggiunse:
"Ci danno talmente di più di quello che noi diamo a loro".
Una giovane suora si era avvicinata e le parlava a bassa voce.
C'era bisogno di lei da un'altra parte.
"Good bye Father " disse. "Venga a dirci la messa una di queste mattine."
Paul Lambert era sconvolto . 

"Tu sia benedetta, Calcutta, poichè nella tua sventura hai generato dei santi."

da:  Dominique Lapierre, " La città della gioia"



 "C'è un tempo per tutti gli esseri; ma è un tempo che non è uguale per tutti. 
Il tempo delle cose non è il tempo degli animali, e quello degli animali non è il tempo degli uomini! E al di sopra di tutto e diverso da tutti c'è il tempo di Dio che tutti li riassume e li supera. 
Il cuore di Dio non batte secondo il ritmo del nostro cuore. 
Il suo movimento è quello della sua misericordia eterna che si espande nel tempo e non invecchia mai. 
È molto difficile per noi avere accesso a questo tempo divino; eppure soltanto là noi possiamo trovare la pace ". 

- Eloi Leclerc -
da:  La sapienza di un povero


Abbiamo bisogno di scoprire Dio. 
Dio non può essere trovato nel frastuono e nell’inquietudine. 
Dio è amico del silenzio. Osservate anche la natura: alberi e fiori crescono nel silenzio; guardate le stelle, la luna, il sole come si muovono in silenzio. 
Non è forse la nostra missione quella di dare Dio ai poveri? 
Non un Dio morto ma un Dio vivo, un Dio amante. 
Più viviamo nella preghiera silenziosa più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di arrivare alle anime. La cosa essenziale non è ciò che noi diciamo, ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi. 
Tutte le nostre parole saranno inutili se non vengono dall’anima. Le parole che non danno la luce di Dio aumentano le tenebre.

- Madre Teresa di Calcutta -




Una volta, un mendicante venne da me e mi disse: "Tutti ti danno qualcosa. Anch'io voglio darti qualcosa". E mi offrì dieci paisa. Se avessi accettato il denaro, lui non avrebbe avuto nulla da mangiare, ma se non lo avessi fatto, lo avrei reso infelice. 
Lo accettai. E, dentro di me, sentii che quel regalo aveva più valore del premio Nobel, perché egli aveva dato tutto ciò che aveva. 
Sul suo viso, vidi la Gioia di donare. 

(Madre Teresa)





Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 16 gennaio 2024

Dove inizia la preghiera – don Bruno Ferrero

Il maestro raduna i suoi discepoli e domanda loro: "Da dove prende avvio la preghiera?".
Il primo risponde: "Dal bisogno".
Il secondo risponde: "Dall'esultanza. Quando esulta l'animo sfugge all'angusto guscio delle mie paure e preoccupazioni e si leva in alto verso Dio".
Il terzo: "Dal silenzio. Quando tutto in me si è fatto silenzio, allora Dio può parlare".
Il maestro risponde: "Avete risposto tutti esattamente. Tuttavia, v'è ancora un momento da cui prende avvio e che precede quelli da voi indicati. 
La preghiera inizia in Dio stesso. E' lui ad iniziarla, non noi".

- don Bruno Ferrero - 
da:  "Quaranta storie nel deserto", ed. Elledici



Come consolare gli afflitti

Se non trovo altro modo, si può consolare una persona anche col silenzio, con la sola presenza, purché si faccia con amore: basta un sorriso che esprima la dolcezza della comprensione. 
Meglio se il silenzio è accompagnato dalla preghiera del cuore. 
In questo caso forse mi sarà suggerita anche qualche parola. 
Da chi? Dallo Spirito Santo, che è il vero Consolatore.

- Agata Fernandez Motzo -
Da: “Mio tutto oltre la morte”




Mio Dio, io sono convinto che tu vegli
su coloro che sperano in te,
e che non si può mancare di nulla
quando da te si attende ogni cosa,
per cui ho deciso di vivere in avvenire
senza alcuna preoccupazione
e di deporre in te
tutte le mie inquietudini...
Gli uomini possono spogliarmi
dei beni e dell'onore,
le malattie possono togliermi
le forze e i mezzi per servirti,
io posso perfino perdere
la tua grazia col peccato,
io non perderò mai la speranza,
ma la conserverò
fino all'ultimo istante
della mia vita.
  

(Jean Guitton)

Fonte :  Preghiere per L'Anno Santo



























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